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Buon 25 aprile dal Circolo PD Berlino e Brandeburgo




Per un Partito della solidarietà e dei diritti

Per un Partito della solidarietà e dei diritti

 

L’Assemblea nazionale

 

premesso che:

 

nell’attuale fase storica e politica è divenuto ancora più urgente assumere posizioni chiare e definite nel contrasto delle discriminazioni e delle disuguaglianze, e in particolare di quelle legate a profili della dignità e dell’identità delle persone, oltre che alla loro materiale condizione di vita; in particolare, il riconoscimento e la tutela dei diritti civili e dei diritti sociali è un elemento essenziale della lotta per la pari dignità, perché senza diritti, doveri e responsabilità non c’è eguaglianza;

 

da un lato, infatti, l’emergenza pandemica ha fatto esplodere disuguaglianze latenti, da quelle legate al genere, all’orientamento sessuale e all’identità di genere a quelle legate all’accesso al lavoro, alle cure e a condizioni di vita dignitose;

 

dall’altro, il mutato scenario politico-parlamentare impone di dare voce, in Parlamento, a istanze di riconoscimento e tutela di diritti che rischiano di rimanere marginali e che, invece, sono profondamente avvertite dalla base del Partito e dal suo elettorato, anche in termini identitari;

 

il Partito democratico attraversa un momento decisivo della propria storia, in cui è chiamato a ridefinire la propria identità e i propri orizzonti culturali per poter elaborare una nuova visione dell’Italia del futuro; in questo lavoro collettivo di ricostruzione i desideri e le necessità delle persone – e dunque, i diritti civili e i diritti sociali insieme – devono assumere un rilievo centrale, coerentemente con gli articoli 2 e 3 della Costituzione, faro della nostra azione politica;

 

solo un Partito chiaramente posizionato su questi temi è infatti in grado di dire se immaginiamo, per i prossimi decenni, un’Italia in cui tutte le differenze siano una risorsa e una ricchezza per la crescita dell’intera comunità, piuttosto che un pericolo da cui guardarsi, riproponendo tradizionali dinamiche di esclusione e marginalizzazione;

 

Considerato che:

 

molte sono le sfide attualmente aperte, sia in Parlamento che nel Paese, su questi temi, e che il Partito democratico deve essere in grado d’interpretarle orientandole verso un futuro di eguaglianza, inclusione e pari dignità;

 

dalla legge contro l’omolesbobitransfobia, la misoginia e l’abilismo, all’introduzione di regole paritarie sull’attribuzione del cognome ai figli, dall’esigenza indifferibile di dare risposta al monito della Corte costituzionale su questioni come la tutela della dignità alla fine della vita e il riconoscimento dei diritti delle bambine e dei bambini delle famiglie arcobaleno, fino all’urgenza di riaprire la discussione sulla modifica della legge sulla cittadinanza e su una radicale riforma del diritto dell’immigrazione, il Partito democratico non può rinunciare a far sentire con chiarezza la propria voce, in modo credibile e unitario, facendosi riconoscere dal proprio elettorato e dal Paese come partito dei diritti e della solidarietà;

 

a queste sfide altre se ne aggiungono, sulle quali è necessario aprire una discussione franca anche nel PD, come ad esempio l’estensione dell’accesso al matrimonio a tutte le coppie, indipendentemente dal loro orientamento sessuale; la piena garanzia della dignità delle persone trans e non binarie, assicurando il riconoscimento dell’autodeterminazione di ogni persona sul proprio corpo, tutelando salute e dignità assieme; la tutela della dignità delle detenute e dei detenuti;

 

questi campi di lotta sono profondamente collegati tra loro e condividono con le lotte delle donne per la pari dignità e la piena cittadinanza un comune orizzonte di libertà, eguaglianza, inclusione; non è possibile dimenticare, a questo proposito, l’attacco cui sono attualmente sottoposte, in molti luoghi del Paese e sul piano politico come su quello culturale, la legge 194/1978, e – più in generale – l’autonomia delle donne in ambito riproduttivo, affettivo, familiare, lavorativo;

 

impegna il Segretario nazionale

 

a mettere dignità e diritti, civili e sociali insieme, al centro dell’azione del PD, facendone il perno della ricostruzione di una identità e di un progetto politico condiviso e unitario, saldamente incentrato sulla lotta a tutte le disuguaglianze;

 

a sostenere, nell’immediato, l’iter parlamentare della legge contro l’omolesbobitransfobia, la misoginia e l’abilismo, con l’obiettivo di ottenere la sua definitiva approvazione, in tempi rapidi, da parte del Senato;

 

ad avviare, nel Partito e nel paese, una discussione aperta sul modo di costruire, insieme, una società più inclusiva, libera e giusta.

 

 

Monica Cirinnà

Laura Boldrini

Alessandro Zan

Sergio Lo Giudice

Brando Benifei

Pierfrancesco Majorino

Lamberto Bertolè

Paola Bocci

Caterina Bonetti

Giuliana Casartelli

Simonetta D’Amico

Diana De Marchi

Irene Deval

Elena Ceretto Castigliano

Mattia Franceschelli

Paolo Furia

Lara Galli

Nadira Haraigue

Giorgio Laguzzi

Annalisa Lamazzi

Nicoletta Leo

Roberta Li Calzi

Massimo Maisto

Lorenzo Massarenti

Luciano Mazzuccato

Gabriella Montera

Marco Pacciotti

Lorenzo Pacini

Giulia Pelucchi

Federico Quadrelli

Carla Rocca

Carmela Rozza

Marco Sarracino

Davide Skenderi

Veronica Tentori

 

 




Il Partito Democratico secondo iscritte ed iscritti

 

Il 17 aprile 2021 il neoeletto Segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, aprendo l’Assemblea Nazionale ha parlato dei risultati emersi dall’analisi dei Vademecum arrivati da parte di centinaia di circoli in Italia e all’estero. Secondo i dati forniti, i Vademecum ricevuti sono stati 1.972 da parte di 2.949 circoli. Un ottimo esempio di partecipazione e vitalità, come evidenziato anche da Letta.

Ma veniamo ai contenuti: lavoro, Europa e giovani sono le parole chiave emerse maggiormente nei testi inviati dai circoli PD. Queste parole esprimono chiaramente anche delle “urgenze programmatiche” a cui il Partito Democratico deve dare quanto prima risposte. L’impegno che viene chiesto al PD dalle proprie iscritte e dai propri iscritti è quello di combattere le ingiustizie e le disuguaglianze economiche e sociali, dal punto di vista geografico (divario nord/sud) e da quello generazionale (patto tra le generazioni). Si tratta dei grandi temi del momento e del domani: senza una società più equa non può esserci un futuro migliore per le generazioni più giovani. Le cose vanno di pari passo.

Un altro aspetto importante riguarda il rapporto tra diritti economico-sociali e quelli civili. Una certa retorica – a destra come a sinistra, purtroppo – tende a contrapporre questi diritti, eppure, come giustamente evidenziato anche da Letta, non c’è progresso se non teniamo insieme questi diritti. Ed è anche quello che qualche giorno fa mi sono sentito di scrivere a Sahra Wagenknecht, esponente di spicco del partito Die Linke in Germania, che in un’intervista parlava di un’eccessiva attenzione ai diritti civili da parte di quelli che lei definisce, con tono sprezzante, i “Lifestyle-Linke”. Un errore notevole di prospettiva, poiché, come le scrivevo, la sinistra, progressista ed emancipatrice, è una forza che deve unire e non dividere. Questo è l’elemento distintivo della lotta per i diritti, perché la sinistra non scinde i diritti economico-sociali da quelli civili. La destra sì, perché la logica delle forze di destra è quella di spaccare e mettere gruppi sociali e minoranze le une contro le altre. A questo gioco noi, in quanto socialdemocratici non dobbiamo prestarci.

C’è poi tutta la questione dell’identità e del dove vogliamo andare. Nel 2018, intervenendo all’Assemblea CentoFiori a Roma, indetta dall’Eurodeputato PD Brando Benifei, a cui parteciparono Zingaretti e Martina, dissi alcune cose: in primis, che “non possiamo riconquistare fiducia se non siamo coerenti”, coerenti rispetto a idee, valori e al nostro agire politico. E dicevo che era necessario rispondere ad alcune domande: chi siamo, cosa vogliamo fare, dove vogliamo andare e con chi. Mi sembra che lentamente arrivino anche le risposte.

Una cosa molto importante, poi, emerge dal fatto che il 73% dei rispondenti nel Vademecum indicano per il PD la necessità di avere maggiore democrazia interna. Questo si può ottenere solo in due modi: da un lato con una legge sui partiti che regolamenti, a livello nazionale il funzionamento di tutte le formazioni politiche, esattamente come avviene in Germania, dall’altro, attraverso una vera rivoluzione interna e modifica radicale dello Statuto nazionale: servono procedure diverse di composizione dell’Assemblea Nazionale, così come delle candidature a ogni carica istituzionale. Il legame col territorio e dunque il fatto che ciascun territorio possa indicare le proprie candidature, al di là di scelte di corrente o d’imposizioni dall’altro. Sono temi urgenti, ma il coraggio di metterci mano, fino a oggi, non c’è stato. In merito, poi, parlando anche della legge elettorale, ne ho scritto assieme alla prof.ssa Anna Mastromarino per Immagina.

Questa prospettiva emerge poi anche in merito alla “democrazia malata”, quella dell’Italia. Per questo un tema importante ricoprono anche le questioni relative alle riforme istituzionali. Da fare bene, però. Anche su questo le idee però divergono molto, nell’articolo per Immagina, con la prof.ssa Mastromarino ho provato a dire la mia. Uno sbarramento al 5% o al 4% in Italia aiuterebbe già moltissimo, poiché sono troppi gli “orticelli delle vanità”, quasi esclusivamente a sinistra o al centro. Una quantità di voti dispersi in formazioni che nascono per essere al servizio di un leader, in quanto formazioni personalistiche e spesso con un solo scopo: danneggiare proprio il campo a cui dovrebbero – in teoria – appartenere. Ecco, se uno sbarramento ci fosse, sarebbe già un incentivo all’aggregazione. Infine, c’è la questione dei regolamenti parlamentari. Fa sempre scandalo, in Italia, l’assenteismo di elette ed eletti. Si introducano norme interne che sanzionano elette ed eletti che non partecipano alle sedute, decurtando lo stipendio, come accade in Germania. Si inseriscano modalità che penalizzino i “cambi di casacca” e si torni a una sana democrazia dei partiti, partecipativa e partecipante. Se i temi discussi diventassero la sostanza per un programma del PD, ecco che avremmo la capacità, come partito e come comunità, di tornare a riconquistare fiducia e credibilità, ma solo se alle “parole” seguiranno i “fatti.”

Federico Quadrelli

Segretario PD Berlino e Brandeburgo

 

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Fonte immagine: IM_Enrico_Letta-640×350.jpg (640×350) (newsmondo.it)




NICOLA ZINGARETTI RITIRI LE DIMISSIONI: SERVE RIPENSARE IL PARTITO, NON BASTA CAMBIARE UN SEGRETARIO

La notizia che circola da ieri circa le dimissioni da Segretario Nazionale del PD, Nicola Zingaretti, ci ha spiazzati. Nel 2018, dopo elezioni disastrose che ci hanno consegnato ai minimi storici e con tutti a scommettere sulla scomparsa del PD, abbiamo vissuto una rinnovata spinta alla partecipazione con primarie aperte che hanno sorpreso tutte e tutti noi. Zingaretti ha ottenuto un risultato straordinario, non solo in termini %, ma anche per la forte partecipazione da parte di elettrici ed elettori, in Italia come all’estero.

 

Abbiamo condiviso la sua leadership, fatta di pazienza, impegno e voglia di ricostruire il tessuto lacerato della nostra comunità democratica, che sembrava destinata a dissolversi. Invece, ci siamo messi in gioco, di nuovo, ciascuno nei propri ambiti di responsabilità e impegno per rilanciare il PD come progetto comunitario, fatto di persone, storie e valori.

 

Abbiamo condiviso l’obiettivo di riformare il partito, il cambio nello stile politico, la capacità di tenere insieme, nonostante le enormi difficoltà – che oggi emergono in modo prepotente – visioni a volte molto diverse fra loro.

 

Le dimissioni del Segretario Nazionale, specie in un momento così grave per il Paese, non possono essere d’aiuto né al PD, né al governo. C’è bisogno di una guida saggia e dotata di autorevolezza. Nicola Zingaretti ne discuta con delegate e delegati all’Assemblea Nazionale e sia pronto a ritirare le sue dimissioni.

 

Quello che occorre è un partito rinnovato, e per fare ciò non basta cambiarne il Segretario. Si aprirebbe un’ennesima lotta interna per il potere, mentre i temi veri, quelli che occorre con urgenza discutere, scivoleranno nuovamente al fondo delle priorità.

 

Passiamo dai tatticismi interni alla creazione di una strategia politica di lungo periodo: dobbiamo dare nuovo slancio alla partecipazione delle donne, dei giovani, delle minoranze; tornare a parlare a fasce di popolazione che, oggi più che mai, dopo la crisi sanitaria ed economico, sono ai margini ed hanno visto peggiorare la qualità della propria vita. Il Partito Democratico metta in discussione se stesso, in toto: a seguito alla revisione di processi e strutture serve un passaggio successivo di azione, ideale e programmatico, per costituirci come un vero e proprio partito socialdemocratico, ecologista e progressista, che abbia come bussola i valori della solidarietà, dell’equità e della giustizia sociale, in ogni loro declinazione.

 

Il lavoro fatto fino ad oggi non basta, occorre fare di più, ma la strada era quella giusta. L’abbiamo condivisa e vogliamo che questo sforzo continui. Si mettano da parte egoismi, ambizioni ed opportunismi di breve respiro: il PD è un riferimento imprescindibile per ogni alternativa alle destre. Ed oggi è ancora più importante di ieri, che le identità non si annacquino in un’esperienza di governo emersa da uno stato di profonda crisi ed emergenza, a causa di scelte irresponsabili e autolesioniste.

 

Per questo, da iscritte ed iscritti, da militanti o dirigenti locali, e soprattutto da cittadine e cittadini, chiediamo che il Segretario Nazionale Nicola Zingaretti pissa proseguire il suo lavoro di riforme, come da mandato dato dalle primarie fino alla naturale conclusione di questa esperienza. E sollecitiamo con forza tutte le componenti del partito ad esercitare un senso di lealtà e responsabilità che guardi lontano.

 

Confidiamo che l’Assemblea Nazionale sia l’occasione per aprire un percorso, con la guida di Zingaretti, che abbia come obiettivo una vera e profonda analisi, discussione e riforma del partito, ad ogni livello. Le domande che ci dobbiamo porre sono semplici: chi siamo? cosa vogliamo? con chi e con quale metodo vogliamo lavorare?

 

Federico Quadrelli (Ass. Nazionale/Germania), Marisa Barbato (Ass.Nazionale/Brasile), Massimiliano Picciani (Ass. Nazionale/Francia), Michele Schiavone (Ass.Nazionale/Svizzera), Isabella Weiss (Ass.Nazionale/Svizzera) , Gabriel Puricelli (Ass.Nazionale/Sud America) , Nicoletta Leo (Ass.Nazionale/Nord Europa) , Giorgio Laguzzi (Ass.Nazionale/Germania), Lara Galli (Ass.Nazionale/Germania) , Chiara Dellapasqua (Ass. Nazionale/Belgio), Alessandra Buffa (Ass. Nazionale/Belgio), Grazia Tredanari (Ass.Nazionale/Nord America), Orazio Puccio (Ass. Nazionale/Spagna), Roberto Stasi (Ass. Nazionale/UK), Marco Onorato (Ass. Nazionale/Lussemburgo), Pasquale Matafora (Ass.Nazionale/Sud America) , Andrea Lanzi (Ass. Nazionale/Brasile), Salvatore Riggio (Ass.Nazionale/Oceania) , Emilia La Pegna (Ass.Nazionale/Oceania) , Salvino Testa (Ass.Nazionale/Svizzera) , Valeria Zimotti (Ass.Nazionale/Svizzera), Angela Maria Pirrozzi (Ass.Nazionale/Nord America) , Santo Vena (Ass.Nazionale/Svizzera) , Angela Vescio (Ass.Nazionale/Svizzera) , Vincenzo Varresi (Ass.Nazionale/Svizzera) , Annamaria Falcone (Ass.Nazionale/Svizzera) , Antonio Di Bitonti (Ass.Nazionale/Svizzera)  Federico Mori (Ass. Nazionale/Belgio), Elena Raffetti (Scandinavia), Jolanda Pupillo (UK), Francesco Marella (Austria), Santi Donato (UK), Carlo Taglietti (Germania), Flavio Venturelli (Germania), Luca Miggiano (Olanda), Ottavio Perchia (Svizzera), Elio Vergna (Olanda), Piero Rumignani (Germania), Antonio Giannetti (Canada), Michele Testoni (Spagna), Letizia Maulà (Olanda), Marcello Battistig (Olanda)

 

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Fonte immagine: Matteo Nardone/Pacific Press/Ansa




Il Partito Democratico e l’impegno nel nuovo governo Draghi

LA FIDUCIA AL GOVERNO DRAGHI E LE PROSPETTIVE DI QUESTA NUOVA MAGGIORANZA

21 febbraio 2021

La decisione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di dare un incarico a Mario Draghi per formare un governo “che non si riconosca in nessuna formula politica” ha imposto alle forze politiche di trovare un accordo al di là delle divergenze ideologiche.
Non ci nascondiamo che un governo appoggiato da forze politiche tanto distanti, come il Partito Democratico e la Lega, sia per noi militanti difficile da accettare. Si tratta di una richiesta fatta dal Capo dello Stato per far fronte a una crisi di governo che era priva di ogni fondamento e dunque non necessaria, in un tempo di pandemia globale e grave disagio per milioni di italiane ed italiani.
Abbiamo seguito con apprensione l’evolversi di questa situazione nelle scorse settimane, ma abbiamo maturato la convinzione che il PD non potesse tirarsi fuori da questo governo lasciando nelle mani di una probabile maggioranza politica antagonista i progetti faticosamente scritti per il Next Generetion Plan.
La Direzione Nazionale è stata convocata per due volte e dopo una discussione sono stati votati all’unanimità, la relazione del Segretario Nicola Zingaretti, che indicava la via del sostegno al governo con i partner della coalizione archiviata dallo strappo di Italia Viva – ossia LeU e M5S – e l’appoggio ufficiale al nascente governo Draghi.
Il cambiamento repentino della Lega, che si è ora detta disponibile a sostenere progetti di chiaro stampo europeista è, a prescindere dalla genuinità della scelta, positivo per gli obiettivi che dobbiamo raggiungere.
In occasione della comunicazione al Senato, il Premier incaricato Mario Draghi ha ribadito, tra i molti punti sollevati che qui non possiamo richiamare nella totalità, quattro cose fondamentali: (1) il pieno riconoscimento del governo nei valori europei e la collocazione atlantica delle relazioni internazionali; (2) l’irreversibilità dell’appartenenza al progetto europeo e all’Euro, (3) il fatto che “le missioni potranno essere rimodulate e riaccorpate, ma resteranno quelle enunciate nei precedenti documenti del Governo uscente” – questo a sostegno del lavoro fatto dai nostri ministri nel Conte-Bis, Gualtieri, Amendola e Provenzano, ed infine (4) impegno a investire oculatamente e al meglio le risorse disponibili, soprattutto quando questo significa un aumento sensibile del debito pubblico: “Ogni spreco oggi è un torto che facciamo alle prossime generazioni, una sottrazione dei loro diritti”.
Noi manteniamo la nostra linea politica e valoriale, e consolidiamo l’accordo Leu-M5S-PD con la creazione di un intergruppo che è diretta e coerente conseguenza di quanto votato dalla Direzione Nazionale. Per un coordinamento politico in Parlamento più efficace e forte per contrastare i contraccolpi che, siamo sicuri, arriveranno dalla destra.
Il Partito Democratico, però, dovrà focalizzarsi sui contenuti, per dare l’indirizzo politico di questa all’alleanza, senza dare adito a timidezze o tentennamenti. Le priorità sono certamente:
• la gestione della pandemia Covid19 e la protezione delle fasce sociali più deboli,
• il successo del Next Generation EU con programmi d’investimento volti allo sviluppo sostenibile in un quadro in cui la tutela ambientale sia leva di sviluppo economico;
• l’aumento della popolazione attiva, molto bassa in Italia, dando slancio all’occupazione, soprattutto investendo sulle donne e sulle aree più in difficoltà del paese;
• forte impegno nello sviluppo delle infrastrutture con particolare riguardo al digitale, energia e trasporti
• massima attenzione al miglioramento del funzionamento dello stato, premessa fondamentale per sviluppo futuro del paese, attuando in particolare attese riforme della giustizia e della pubblica amministrazione;
• lotta per la legalità con particolare riferimento al lavoro di contrasto alla corruzione e ai fenomeni mafiosi che tanta parte hanno nel compromettere lo sviluppo del Paese;
• massiccio investimento di idee e risorse nel mondo della scuola, dell’università, della ricerca scientifica;
• riforma e rafforzamento della sanità con un nuovo slancio sulla medicina territoriale;
• La riforma della legge elettorale in senso proporzionale con uno sbarramento al 5%; sul modello tedesco e contestualmente una legge sui partiti;
• Una riforma della fiscalità, affinché sia più progressiva e in senso distributivo per non aumentare il peso fiscale, perseguendo anche una riduzione del cuneo per aiutare il sistema produttivo.

A tale scopo, come comunità di democratiche e democratici abbiamo sentito il bisogno di confermare il nostro appoggio alla linea del Partito Democratico e del Segretario Nicola Zingaretti.
Il PD deve fare ancora molti passi in avanti per migliorare ed evolvere. Restano aspetti contradditori che è necessario ed urgente affrontare. Per questo, assieme al nostro appoggio, indichiamo alcuni temi su cui speriamo a breve il Partito voglia confrontarsi ispirandosi a principi di apertura e dialogo:
• il ruolo delle donne nel partito e lo sviluppo del concetto di parità, da non intendere come una mera ripartizione matematica, ma come rivoluzione culturale profondo;
• il ruolo della militanza attiva e la possibilità di avere una reale formazione politica, anche per rendere le posizioni contendibili sul piano dell’impegno, della storia di ciascuna e ciascuno e delle competenze e capacità
• il ruolo dei giovani, nel partito e nella società, sempre oggetto e mai soggetto delle politiche;
• un rafforzamento della cooperazione internazionale tra partiti fratelli per dare uno slancio alla socialdemocrazia europea ora in sofferenza ed, infine,
• una riflessione interna profonda, che non può essere intesa come mero scontro per cambiare una leadership. Parliamo di cosa vogliamo fare, di come lo vogliamo fare e di quale alternativa possiamo costruire, insieme, come comunità, per sconfiggere le destre.

Circolo PD Berlino e Brandeburgo

 

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Fonte immagine: Huffington Post https://www.huffingtonpost.it/entry/giuramento-del-governo-draghi-perfetti-sconosciuti_it_6027ccf2c5b680717ee80000




Gli interventi in Italia e in Germania contro il Covid19 per la ripresa economica

Abbiamo creato un gruppo di lavoro congiunto che ha elaborato un documento d’analisi economica che abbiamo avuto il piacere e il privilegio di discutere lunedì 21 dicembre 2020 con Emanuele Felice, responsabile nazionale del Partito Democratico. Questo incontro ci ha permesso di raffinare l’analisi e d’integrare il tutto con una riflessione politica. Di seguito il PDF del documento economico-politico che mettiamo a disposizione della comunità del PD nel mondo.

 

Fonte immagine: https://www.ispionline.it/sites/default/files/styles/evidenziato-home/public/field/image/conte-merkel.jpg?itok=UhXECnYX




1° dicembre 2020, Giornata Mondiale contro l’AIDS e cinquantesimo anniversario della legge sul divorzio in Italia

Oggi in data 1° dicembre 2020 si celebra la Giornata Mondiale contro l’AIDS nonché il cinquantesimo anniversario dell’approvazione della legge sul divorzio. Le due ricorrenze coincidono annualmente, anche se sono figlie di due situazioni diverse. La legge italiana sul diritto di aborto, la Fortuna-Baslini, è il frutto di campagne femministe e del movimento del Sessantotto. L’istituzione di una giornata per ricordare le vittime mietute dall’AIDS nel 1988 è il frutto di una cooperazione fra governi impegnati a fronteggiare un’emergenza sanitaria, con caratteristiche diverse, ma similmente emergenziali rispetto all’attuale situazione.

In particolar modo, la piaga dell’AIDS ha colpito sproporzionalmente società e contesti già emarginati al momento della diffusione capillare del virus. Di fatto, l’HIV si diffonde maggiormente in paesi in via di sviluppo dove l’accesso a misure di contraccezione è più difficoltoso e/o manca l’informazione a riguardo. Un simile discorso andrebbe fatto per le gravidanze indesiderate, anch’esse il risultato prevedibile di mancate campagne d’informazione ed emancipazione femminile.

In tale data, è importante ricordare come il diritto alla salute in entrambi i casi può essere garantito offrendo alle persone la possibilità di proteggersi sessualmente, senza che incidano differenze economiche. Si può fare di più: nello specifico, offrire strumenti fisici o chimici (‘pillola’, PrEP, ecc.) per arginare il problema, dal punto di vista della tutela dell’individuo e della sua salute.

Il Partito Democratico si impegna a favorire politiche di scolarizzazione sessuale e affettiva, anche sui sopraccitati temi. Un problema emerso a più riprese è la propaganda politica portata avanti da soggetti che non hanno a cuore la vita e il destino delle persone che dichiarano di voler proteggere. In tal senso, il PD riconosce il diritto dell’individuo all’autodeterminazione e alla salute, come riconosciuto dagli articoli 3 e 32 e della nostra Costituzione, e a rimuovere eventuali ostacoli alla realizzazione della persona.

Alberto Vettese

Vicesegretario e Resp. Comunicazione

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Fonte immagine: https://www.investireoggi.it/fisco/wp-content/uploads/sites/6/2020/10/bonus-anti-aborto-640×342.jpg

 

 

 

 




Parere sulla riforma della politica agricola comune (PAC)

Dopo anni di dibattiti e promesse di riforma della PAC dell’Unione Europea, le posizioni del Consiglio Agricoltura dell’UE e del Parlamento Europeo per i negoziati finali del trilogo con la Commissione dimostrano una assoluta mancanza di volontà di rendere la PAC più equilibrata e sostenibile dal punto di vista sociale. Come in precedenza, la maggior parte dei sussidi agli agricoltori dovrebbe essere distribuita esclusivamente sulla base delle dimensioni della superficie coltivata. Al contrario, l’eccessiva concimazione, la protezione delle acque sotterranee, la mortalità degli insetti e degli uccelli e la diffusa capitolazione delle piccole e medie aziende agricole al mercato e alle condizioni di lavoro miserabili giocano solo un ruolo minore.

Sosteniamo gli appelli contro un “ulteriormente così” (#Ritiro del PAC) e per un coraggioso cambiamento nella politica agricola dell’UE e chiediamo alla Commissione di collegare la politica agricola con il Green Deal. Nel Green Deal, la Commissione e le istituzioni dell’UE promettono di rendere il nostro continente rispettoso del clima e sostenibile. Quest’anno è stata lanciata anche la strategia per la biodiversità. Il fatto che la politica agricola, che rappresenta circa il 30% del bilancio dell’UE, non venga fondamentalmente riformata in un simile contesto contraddice le precedenti dichiarazioni e priva la politica di qualsiasi credibilità. Siamo particolarmente delusi dalla proposta avanzata dalla Presidenza tedesca in Consiglio.

Anche il Parlamento europeo ha adottato la sua posizione il 23 ottobre. Anche se la maggioranza del gruppo S&D lo ha sostenuto con i liberali e i conservatori, una parte considerevole ha deciso di non farlo perché non si sono potuti introdurre sufficienti miglioramenti. Ringraziamo loro per la loro fermezza a sostegno di un Europa piú verde. Notiamo con delusione che il gruppo PD non è da enumerare tra i parlamentari sopra detti ed auspichiamo ad un ripensamento della posizione presa

Chiediamo inoltre alla Commissione di ritirare la proposta della vecchia legislatura e di presentarne una nuova che soddisfi gli obiettivi del Green Deal.

 

Arturo Winters

Circolo PD Berlino e Brandeburgo

 

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Tradotto in parte da un analogo documento redatto in tedesco con il sostegno di deepl.




Smart working: diritto o rivoluzione?

Una riflessione politica

di Alberto Vettese e Valentina Piacentini

 

 

Questa riflessione nasce come reazione alla notizia di una proposta in seno ad analisti della Deutsche Bank, secondo cui per poter rimediare ai buchi fiscali dovuti a minor gettito causa covid, è possibile intervenire gravando sui lavoratori le cui attività in questo periodo si svolgono in home office. Si parla concretamente di un’imposta “di solidarietà” a sostegno di coloro che sono rimasti fermi o quasi dall’inizio dell’epidemia e la cui attività lavorativa non può essere dislocata ed esercitata in remoto, ossia da casa.

A nostro parere, una proposta di questo tipo è miope, per una serie di ragioni. La prima è una questione di errore “nei termini”: far passare il messaggio che i lavoratori in smart working siano le “nuove galline dalle uova d’oro” è sbagliato ed ingiusto. Sbagliato, perché questi fronteggiano nuove spese e devono lavorare spesso con mezzi propri, consumando risorse che non vengono rimborsate (elettricità, riscaldamento, banda internet ecc…). È la logica dei rider che lavorano per compagnie come Uber Eat, Lieferando, ecc. Categoria che come è stato dimostrato, viene sfruttata, a cui non vengono riconosciuti diritti e che si trova in una posizione contrattuale fragile. Le minori spese per i pasti evitati ai bar o per i consumi non devono venir date per scontate: nelle fasce più deboli il pranzo e i pasti vengono preparati a casa e come Berlino dimostra, c’è chi si muove in bicicletta per far respirare il portafoglio (e l’ambiente).

È inoltre ingiusto fare leva fiscale sui lavoratori in remoto perché sarebbe una “soluzione sbagliata” ad un problema di sistema che sta emergendo solo adesso con la crisi del coronavirus. Il Partito Democratico è sensibile ad istanze di tema ambientale e si fa portavoce di soluzioni europee ed iniziative internazionali, come gli accordi di Parigi sul clima. Lo smart working ha permesso all’Italia di compiere un balzo in avanti ed avvicinarsi a medie di flessibilità lavorativa simili a paesi del Nord Europa. Come spesso accade, il nostro paese si avvicina ai suoi “competitor” in ritardo e dietro costrizione, vedi la condanna di Strasburgo all’Italia nel 2015 per mancata legiferazione sulle unioni civili. Un’occasione epocale che ci permette di tagliare consumi non necessari – spese fuori casa, consumo di carburante ecc. – viene fraintesa e vista come “il problema”, quando si tratta di una soluzione, non l’unica, al problema del riscaldamento climatico.

Il mondo ha bisogno di soluzioni intelligenti, l’Italia, pure. Un lavoro più flessibile, un rapporto lavorativo meno gerarchico e più improntato al raggiungimento di obiettivi prefissati, un maggiore equilibrio fra vita familiare e lavoro. La pandemia ci sta insegnando a reinventarci in maniera intelligente: diciamo di sì agli aspetti positivi di questa crisi globale, ma rispediamo al mittente richieste astratte e che pesano sul cittadino medio (e dipendente), notoriamente già obiettivo di attenzioni fiscali. Come viene fatto notare dagli autori di questo articolo, la solidarietà viene spesso compresa come “intraclasse”, anziché redistributiva. Un po’ il contrario di quello che si prefissa il PD, e che, in un contesto nel quale si porta avanti la Tobin Tax e mentre si considera di tassare le macchine – i mezzi di produzione, non il lavoro – si rimane perlomeno perplessi di fronte a finte proposte redistributive, di comodo.




Riflessioni politiche sugli esiti del referendum e delle elezioni regionali 2020

Il risultato del Referendum non lascia dubbi: il sì vince con una schiacciante maggioranza, in Italia come nella circoscrizione estero. Complessivamente il dato è 69,96% a favore ed il 30,04% contrario. A livello di elezioni regionali abbiamo un “pareggio” dal punto di vista matematico con tre regioni al centro-destra e tre regioni al centro-sinistra. Il dato politico, però, è un altro. Di seguito due riflessioni generali e qualche idea per le prossime azioni che, secondo me, andrebbero intraprese:

REFERENDUM COSTITUZIONALE, VINCE IL SI

Lo scontro che si è consumato tra difensori del sì e del no ha messo in secondo piano il nodo centrale della questione. La riduzione del numero di elette/i non era un tabù, il punto riguardava le conseguenze che questa riforma avrebbe avuto nel nostro attuale sistema.

In tanti hanno fatto riferimento alla Germania che, nonostante una più grande popolazione, ha un numero di elette/i inferiore. La realtà è che il numero di membri del Bundestag è fissato con un “minimo”. Il numero varia, infatti, da legislatura a legislatura per via di alcuni aggiustamenti tecnici dovuti alla modalità di funzionamento la legge elettorale. La base minima è di 598, ma ad oggi, per esempio, ci sono 709 seggi al Bundestag.

C’è da dire un’altra cosa, la Germania ha una legge elettorale particolare e che funziona da anni senza che un colore politico per capriccio l’abbia snaturata, e ha una legge sui partiti che impone regole comuni chiare anche sulla modalità con cui si selezionano le candidature. Questi sono i due elementi fondamentali del modello tedesco, cosa che in Italia non accade per più di una ragione:

(1) le segreterie dei partiti vogliono massima libertà di scelta nelle liste, così a determinare le candidature non sono le assemblee di partito, ma i leader (cf. esperienza PD del 2018 e relative polemiche);

(2) i criteri dominanti sono quelli economici – hai soldi per farti una campagna elettorale, visto che il finanziamento pubblico non c’è più, sì/no? – e quindi tra simpatie, amicizie e disponibilità economiche la rappresentanza è sempre un po’ menomata, su 945 elette/i era un po’ più complicato, su 600 ora sarà decisamente più semplice. Per questo, servono due interventi rapidi ed urgenti per evitare che si creino ulteriori sbilanciamenti nella rappresentanza democratica, visto che ora i processi di selezione delle candidature di democratico hanno poco o nulla.

Nella circoscrizione estero il voto a favore del sì è stato ancora più forte che in Italia. I dati dicono che ha votato a favore il 78,24% contro un 21,76%. Questo nella consapevolezza – o forse no – che per l’estero la rappresentanza sarà letteralmente dimezzata. Non dirò troppo su questo, perché vivendo la realtà delle italiane e degli italiani all’estero, dovrei scrivere parecchio. Mi limito a due osservazioni:

(1) l’incapacità delle strutture di partito all’estero di arrivare all’elettorato, probabilmente, in forte espansione, ma con esigenze sempre più diversificate e che non rispondono più ai modelli del passato, anche in tema di rappresentanza;

(2) la scarsa qualità di elette/i che negli anni abbiamo, dall’estero, mandato in Parlamento, che non hanno curato evidentemente relazioni, se non per i propri interessi personali. Cito solo un caso: il Senatore Razzi, un’icona trash, e un tributo all’incapacità e al senso di ridicolo. Ma la realtà delle comunità italiana all’estero è molto di più, e meritava una rappresentanza di maggiore qualità e serietà.

In conclusione, il Partito Democratico ha adesso un compito molto importante da portare a termine, ossia la realizzazione delle riforme istituzionali necessarie a rendere il sistema politico italiano efficiente, democratico e serio:

(1) discussione di una legge elettorale che tenga insieme governabilità e rappresentanza come principi base e congiunti: una componente eletta su collegi non grandi sul modello uninominale secco e una componente proporzionale con sbarramento non inferiore al 4%, per evitare la dispersione e il fatto di trovarsi 1-2 rappresentanti di questa o quella formazione in un potenziale mercato delle vacche; cosa che sappiamo essere già accaduta. Se seguiamo il sistema tedesco le proporzioni sono 50% uninominale e 50% voto proporzionale alle liste bloccate;

(2) discussione di una legge sui partiti che imponga un certo set di regole comuni, per chi vuole legittimamente partecipare alle competizioni elettorali. In Italia va di moda fare carrozzoni elettorali che durano il tempo di raccogliere voti, per poi implodere. Non c’è accountability tra eletti e propria circoscrizione, e in troppi agiscono svincolati da quella che è una logica di partito. La qualità della democrazia è la vera posta in gioco di tutto questo, quindi serve necessariamente una legge che dia ai partiti, che ne sono gli strumenti, la forma adeguata: imporre che le selezioni avvengano tramite competizioni interne a livello di circoscrizione, dove il livello nazionale non debba intervenire per piazzare i propri nomi, ma che le candidature siano espressione dei territori e che abbiano l’ok delle rispettive assemblee territoriali e/o regionali. Con un voto chiaro per ogni posto in lista. E senza eccezioni: deve accadere nel PD, come nel M5S o in FdI. Questa è la logica.

REGIONALI 3:3, MA IL PD NE ESCE RAFFORZATO, LA LEGA MENO

Il dato politico è molto chiaro: il PD, partito che doveva scomparire secondo alcuni, non solo è vivo e vegeto, ma combatte e porta a casa discreti risultati politici nonostante le scissioni del passato ed i tentativi maldestri di alcune formazioni politiche che si dicono essere alleate (M5S-Italia Viva o +Europa) e che poi si candidano contro, con un effetto chiaro: favorire le destre.

Il M5S resta sui livelli territoriali quasi inesistente, segno che negli anni non si è radicato minimamente. A livello nazionale è in caduta libera, ma mantiene quella % che gli garantisce – o garantirebbe, se la cosa regge – di essere partner di minoranza in un governo di coalizione.

Italia Viva, che doveva essere faro di un eventuale terzo polo liberale con Azione di Calenda e +Europa di Bonino, incontra la realtà: irrilevante. In Puglia, dove mette un nome di peso di livello nazionale, Scalfarotto, tenta di sgambettare Emiliano. Il risultato è che IV in Puglia raccoglie l’1% e Scalfarotto l’1,6% e va peggio in Veneto dove non ha lo 0,7%. Ottiene risultati migliori nelle coalizioni: 4,4% in Toscana, dato comunque deludente se si pensa al fatto che lì ha la base Matteo Renzi, e in Campania dove invece spopola, anche grazie al fatto che sul logo ha scritto DE LUCA.

Il PD è il primo partito in Toscana (34,71%), in Campania (16,97%), in Puglia (17,28%) e anche in Liguria (19,8%), nonostante la sconfitta. In Veneto è il secondo partito (12%). Di fatto, il PD è l’unico partito che può rappresentate in modo concreto un’alternativa alle destre in Italia. Ed è senza ombra di dubbio il perno delle coalizioni del centro-sinistra. Non c’è nessun’altra formazione in grado di garantire tutto questo. I risultati negativi di IV, Azione e +Europa in molti contesti locali e regionali può spingere elettrici-elettori di quelle formazioni a “tornare” verso il PD. Sarà compito del PD trovare gli argomenti giusti. Ci tengo a dirlo: con zero interesse per i leader di quelle formazioni, altrimenti si creerebbero, di nuovo, tensioni nocive.

La Lega non è andata bene. Ottiene % irrisorie in Campania (5,55%) e in Puglia (9,58%) dove è superata da FdI della Meloni, il partito che credo più di tutti nella destra ha guadagnato e si è consolidato sui territori. Infatti, è al 12,6% in Puglia e al 5,97% in Campania. Irrilevante Forza Italia ormai. In Liguria è la lista Toti a raccogliere il maggior numero di voti. Seguono la Lega al 17% secondo partito e FdI al 10,8%. In Veneto accade un fatto interessante: la Lega è al 16,91%, un risultato non brillante, FdI al 9,55%. La lista Zaia, invece, ottiene il 44,58%. Potrebbe essere un modo per Zaia di imporsi nella leadership nazionale. Su questo torneremo. Infine, in Toscana la Lega ottiene il 21,78% dei voti, secondo partito in regione seguito da FdI al 13,5%.

In conclusione, abbiamo un quadro politico molto variegato, ma le tendenze sono essenzialmente tre:

(1) si consolida l’area di centro-sinistra attorno al Partito Democratico, unica forza capace di rappresentare un’alternativa per le destre e che possa garantire un governo al paese. Si tratta di un successo non da poco per il PD, un partito che in tanti hanno cercato di annichilire, evidentemente senza successo. Significa anche che il progetto del PD mantiene il suo senso e può aspirare a crescere laddove l’astensione è stata alta, per evitare che quelle elettrici ed elettori diventino terreno di conquista per i populismi e le destre. Infine, si tratta di una vittoria per Zingaretti che consolida la sua leadership nel PD.

(2) si consolida la destra nazionalista di Meloni, che diventa componente determinante delle coalizioni di centro-destra. La Lega resta forte, mentre Forza Italia è ormai sbiadita. Si tratta di un blocco purtroppo maggioritario in termini % a livello nazionale, ma il crollo della Lega dal 2019 ad oggi è positivo. In un’eventuale campagna elettorale una vittoria delle destre non è più tanto scontata.

(3) il M5S resta l’ago della bilancia, a cui certamente il PD guarda e dovrà guardare per poter creare una coalizione di governo. Resta però un movimento inesistente sui territori e sempre più debole a livello nazionale. Per il suo bene, dovrebbe dare un cambio radicale alla sua dirigenza nazionale. Di Maio rappresenta un problema per il M5S, se non lo comprendono, andranno sempre peggio.

 

Articolo su Formiche.net di Federico Quadrelli. Link: https://formiche.net/2020/09/referendum-regionali-due-idee-domani/

Fonte fotografia: Ministero dell’Interno https://www.interno.gov.it/sites/default/files/styles/larghezza_pagina/public/2020-08/speciale_elezioni_2020.png?itok=eRpkcBGG