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Il «modello tedesco» in 10 punti e una controproposta

Unioni civili
Il «modello tedesco» in 10 punti e una controproposta

Con questo post, il blog del circolo PD di Berlino e del Brandeburgo inaugura una serie di interventi di «fact checking» volti a chiarire alcuni aspetti del sistema Germania citati molto spesso nel dibattito italiano… previo arrotondamento per eccesso. Cominciamo dalle eingetragene Lebenspartnerschaften, le unioni civili indicate da più parti come un modello da seguire. Lo sono davvero? Lasciamo che siano i fatti a parlare.

modellotedesco

1. Il 21 luglio 2015 la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia perché tre coppie omosessuali si sono viste rifiutare le pubblicazioni di matrimonio dai rispettivi Comuni di residenza. La condanna era in realtà indirizzata al vuoto normativo italiano in materia di unioni tra persone dello stesso sesso. Non a caso, nell’ultima edizione della mappa pubblicata ogni anno dall’ILGA (International Lesbian, Gay, Bisex, Trans and Intersex Association), l’Italia strappa un magro 22%, più in linea con l’Est europeo che col cuore storico e culturale dell’eurozona.

2. La medesima infografica assegna alla Germania una percentuale superiore ma non eccellente: il 56%. Persino Paesi dell’Europa meridionale e orientale come Spagna (69%), Malta (77%) e Croazia (71%) fanno meglio del colosso tedesco. Come mai?

3. Il motivo è semplice: in Germania due persone dello stesso sesso si possono unire civilmente, ma non sposarsi. All’indomani del referendum irlandese del 22 maggio 2015, su 28 Paesi UE sono 19 quelli che disciplinano le unioni gay, e ben 14 a prevedere il matrimonio egualitario. Se l’Italia, con zero leggi, è fanalino di coda (insieme a Polonia, Slovacchia, Bulgaria, Romania, Lituania, Lettonia, Grecia e Cipro), la Germania rientra in quella graffa di cinque Paesi ancorati all’istituto dell’unione civile.

4. Il Lebenspartnerschaftsgesetz (LPartG), cioè a dire la legge che regola le unioni civili tedesche, è entrata in vigore nell’agosto del 2001, durante il primo governo rosso-verde capeggiato da Gerhard Schröder. All’epoca si trattò di un provvedimento all’avanguardia, per quanto già superato dalla legge olandese sui matrimoni promulgata nell’aprile dello stesso anno.

5. In Germania possono unirsi con rito civile due persone maggiorenni dello stesso sesso, non strettamente imparentate, single – o divorziate. La cerimonia avviene presso uno Standesamt (l’ufficio comunale dove ci si sposa) o, in Baviera, anche nell’ufficio di un notaio, alla presenza di due testimoni.

6. Rispetto a una coppia sposata, due Lebenspartner (‘compagni di vita’) hanno gli stessi doveri e gran parte degli stessi diritti. Se parliamo di codice civile, di trattamento fiscale, di reversibilità pensionistica, di eredità, welfare, naturalizzazione del partner non tedesco, di graduatorie, permessi lavorativi o di reciproca assistenza in ambito sanitario, la parità è completa. Vi sono tuttavia alcune mancanze, per l’esattezza 150 (sparse su 54 diversi regolamenti), la più vistosa delle quali riguarda le adozioni. Una coppia unitasi civilmente in Germania non può adottare se non ricorrendo alla cosiddetta stepchild adoption: un partner può adottare i figli dell’altro, in ottemperanza alla possibilità di adozione da parte di una singola persona.

7. Il ddl Cirinnà, sul quale il governo italiano sta puntando e che è nel pieno di un lungo iter parlamentare, si rifà indubbiamente al Lebenspartnerschaftsgesetz, arrivando a prevedere anche la stepchild adoption. Il testo presentato nel 2013 mantiene quindi la promessa di seguire le orme delle unioni civili «alla tedesca».

8. Il percorso parlamentare, che inizierà al Senato, si annuncia irto di insidie. Al migliaio di emendamenti proposti dall’NCD se ne affianca un numero più modesto di matrice dem (ala cattolica), che si lascia riassumere nella seguente definizione inserita nel testo quest’estate, «l’unione civile tra persone dello stesso sesso quale istituto giuridico originario», successivamente riformulata cercando un aggancio nell’articolo 2 della Costituzione (ove si parla di «formazioni sociali») e aggiungendo un aggettivo quantomeno ghettizzante: «specifiche». In sintesi, è chiarissima la volontà di tracciare una linea netta di separazione tra il classico matrimonio e le unioni civili. Anche in Germania è così: due persone eterosessuali, per esempio, non possono unirsi civilmente facendo leva sul LPartG. Invece di adattare un istituto preesistente modificando due parole (come si è fatto in Spagna), si è scelta la strada più tortuosa e «separatista» della legge ad hoc.

9. Ecco quindi spiegata la lieve insufficienza (il 56% della mappa ILGA) che penalizza la Germania nel 2015 per quanto riguarda i diritti LGBT. Il «modello tedesco», ormai entrato nel linguaggio giornalistico e politico del Bel Paese, non è più tale in Germania. Si tratta, semmai, di un istituto che ha fatto il suo tempo e merita di essere superato approdando al matrimonio egualitario.

10. Ne sia da esempio il recente dibattito al Bundestag ispirato alla campagna Ehe für alle (‘matrimonio per tutti’) lanciata dalla piattaforma Campact e sostenuta dal LSVD (Lesben- und Schwulenverband in Deutschland), che in pochi mesi ha raccolto quasi 100.000 firme e conta sul sostegno, finora virtuale in tempi di grande coalizione, di una maggioranza SPD-Verdi-Linke. A livello di consenso popolare la eingetragene Lebenspartnerschaft è ormai una soluzione antiquata, scelta da appena 35.000 coppie in dodici anni (dati del 2013) rispetto ai 30.000 matrimoni omosessuali contratti in Spagna alla stessa data a partire dal 2005 – e la Germania ha 82 milioni di abitanti rispetto ai 48 spagnoli. Prenderla a modello, col rischio concreto di ulteriori compromessi al ribasso, equivale a volersi accontentare di un risultato scadente pur di dire «abbiamo fatto anche questo». Il topolino che partorisce il paramecio.

Nel 2015, anno in cui la popolazione di un Paese cattolico come l’Irlanda ha detto sì al matrimonio egualitario, il modello tedesco può rappresentare una soglia minima di accettabilità, non un orizzonte utopico. Partendo dal ddl Cirinnà, che al 16 settembre 2015 risulta gonfiato da 10 a 1578 pagine per via del fiume di emendamenti e di sedute in commissione, si andrà incontro al solito polverone sui «matrimoni gay» finendo, se tutto va bene, col promulgare una legge analoga agli ormai preistorici PACS e ai vari Dico, Pcus, Di.Do.Re. fortunatamente rimasti lettera morta. E dire che in Senato sta prendendo la polvere un altro ddl del 2013, Norme contro la discriminazione matrimoniale (prima firma Lo Giudice), che affronta il tema con un cambio di prospettiva: non mutua un istituto estero annacquandolo all’italiana, ma si limita a correggere tre articoletti del codice civile per consentire a qualunque coppia che si ami e che voglia organizzare la propria vita in comune di accedere all’istituto matrimoniale. Il tutto in meno di una pagina. Semplice, no?

 




Verdini incompatibile con il PD

Denis Verdini ha dichiarato che intende sostenere Beppe Sala a Milano e Roberto Giachetti a Roma, faccia pure se vuole, come libero cittadino ne ha facoltà, e così tutte e tutti coloro che vorranno dare il loro voto libero al candidato che preferiscono, ma non si aspetti niente in cambio: l’accesso al PD è sbarrato e sarà bene che i vertici del PD, compresi Sala e Giachetti, dicano chiaramente che una persona con la storia di Verdini è incompatibile con tutto ciò che il PD è e vuole rappresentare.

Federico Quadrelli
Segretario PD Berlino e Brandeburgo




Lettera del Circolo PD Berlino e Brandeburgo sulle Adozioni

A seguito della discussione e approvazione del DDL 2081, anche noto come DDL Cirinnà, e successive modificazioni, riteniamo, come gruppo del Partito Democratico di Berlino e Brandeburgo, che sia ad oggi necessario affrontare una riforma coraggiosa in materia di adozioni affinché vengano superate le ambiguità e le discriminazioni a danno, soprattutto, dei figli di persone omosessuali.

Riteniamo fondamentale che venga posto come primario obiettivo della discussione che si andrà a fare quello del superiore interesse del minore così come sancito all’art.3 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia del 1989, ratificata dal Parlamento italiano già nel 1991.  È  fondamentale affermare che l’adozione non è un diritto della coppia, bensì un diritto del minore ad avere qualcuno che possa provvedere a loro in termini economici, ma soprattutto in termini affettivo-educativi,  garantendone lo sviluppo pieno della personalità e delle attitudini naturali in tutta la loro potenzialità, per dare concretezza all’art.2 (principio di non discriminazione), all’art.6 (diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo) e all’art.12 (ascolto del minore in tutti i processi che lo riguardano) della Convenzione ONU del 1989.

Nel Paese che ci ospita, per esempio, è già stata votata dal Bundestag, a seguito della pronuncia della Corte Costituzionale, una norma che regolamenta le adozioni anche per le coppie omosessuali, nel 2005. Tale normativa prevede la possibilità dell’adozione del figlio del/della partner (Stepchild Adoption), ma la legge tedesca prevede anche la possibilità di adozione da parte di singoli, siano essi omosessuali od eterosessuali. Il criterio di valutazione è infatti il benessere del minore, il superiore interesse, come già detto. Nel nostro Paese esistono già situazioni particolari in cui i giudici si trovano a decidere l’affido a persone omosessuali e/o single. La Politica deve essere capace di vedere le trasformazioni in seno alla società e intervenire per regolamentare e tutelare i propri cittadini, specialmente i minori. Si tratta di garantire ciò che viene definito “continuità affettiva” per esempio per evitare che i minori vivano momenti di disagio e di frattura emotiva.

Nell’ottica dell’estensione dei diritti, a tutela dei minori, alcuni stati europei, come quelli scandinavi e più recentemente Spagna e Francia, hanno raggiunto un livello molto avanzato, molto superiore a quello tedesco. Considerando le enormi difficoltà che si riscontrano nel nostro Paese, a livello di discussione parlamentare, riteniamo che il modello tedesco possa essere un riferimento importante e un compromesso accettabile da un’ampia rappresentanza politica, ma allo stesso tempo un passo in avanti fondamentale per andare a colmare quel “buco al cuore” di cui ha parlato la Sen. Monica Cirinnà nel suo intervento conclusivo prima del voto di fiducia.

Come circolo PD all’estero riteniamo di poter contribuire in modo importante a questa discussione attraverso ricerche, analisi, traduzioni e l’organizzazione di incontri con i referenti tedeschi, soprattutto SPD, che in passato hanno già affrontato la materia in oggetto e che oggi si trovano a discutere di come fare ulteriori passi in avanti.

In conclusione auspichiamo che questo tema venga discusso seriamente e al più presto, poiché ad oggi esistono situazioni discriminatorie inaccettabili a danno di minori e lo Stato ha il dovere di intervenire laicamente affinché ciascun bambino sia tutelato, sempre in osservanza del principio di non discriminazione dell’art.2 che, è bene ricordarlo, esplicita l’obbligo dello Stato di intervenire affinché il bambino risulti “effettivamente tutelato contro ogni forma di discriminazione o di sanzione motivate dalla condizione sociale, dalle attività, opinioni professate o convinzioni dei suoi genitori, dei suoi rappresentanti legali o dei suoi familiari”.

Rinnovando la nostra disponibilità e volontà di collaborazione porgiamo distinti saluti.

Circolo PD Berlino e Brandeburgo

 

Doc. Originale: Lettera_PD_Berlino_alla_Commissione_Infanzia_Adolescenza




DDL Cirinnà su Unioni Civili approvato in Senato

Il Senato della Repubblica ha approvato il DDL Cirinnà, purtroppo, con lo stralcio della Stepchild Adoption e con 173 voti a favore e 71 contro. L’Italia, dopo anni di discussioni, è riuscita a fare quel passo in avanti in tema di diritti che tutti auspicavamo. Un passo in avanti, appunto, ma certamente non possiamo dirci completamente soddisfatti né ritenere il nostro lavoro completato.

Nel mio intervento in Assemblea Nazionale avevo sottolineato una mancanza di coraggio sul tema della Stepdchild Adoption. Lo confermo e rilancio dicendo che è ora fondamentale impegnarsi sulla questione delle adozioni poiché non è tollerabile l’esistenza di discriminazioni a danno dei bambini.

Reputo il risultato ottenuto al Senato importante e sarebbe ingiusto, per quanto comprenda l’insoddisfazione di chi lotta per il riconoscimento pieno dei diritti civili in Italia da tanto tempo, non accogliere questo primo passo in modo positivo e con ottimismo. Lo dico nella consapevolezza che questo percorso è stato davvero il risultato in un impegno serio, profondo, convinto di tante e tanti militanti del PD e di senatrici e senatori che non si sono risparmiati, anzi, hanno dovuto subire offese di ogni sorta. Per questo ci tengo a ribadire il mio grazie alla Sen. Monica Cirinnà e al Sen. Sergio Lo Giudice per quanto hanno fatto.

Adesso il lavoro continua, per tutte e tutti noi, abbiamo ancora molto da fare.

Federico Quadrelli
Segretario PD Berlino e Brandeburgo




Per Umberto Eco

In questi giorni tutti i giornali tutti gli intellettuali e molti scrivani di vario genere commemoreranno la figura di Eco

ai piccoli scrivani, come il sottoscritto, non spetta certo fare il bilancio né dell’opera letteraria né dell’opera scientifica (semiotica) né del valore politico di entrambe nella sterminata attività di Umberto Eco

credo dunque che la cosa più saggia sia raccontare che cosa ha significato per me e che cosa mi ha dato Umberto Eco in un arco di tempo di 40 anni: da quando lo conobbi sui banchi dell’università, intorno al 1974-75, fino ad oggi, nel momento della scomparsa fisica (lo spirito resta)

negli anni ’70 Eco aveva già prodotto alcuni libri fondamentali, il Trattato di semiotica generale apparso nel 1975 lo consacrava principe della disciplina (almeno in terra italica); fu in quell’anno credo che frequentai un suo seminario a Bologna

era evidente che Eco era pieno di cultura e di erudizione, frizzante e spiritoso, ma subito mi urtò quel modo un po’ nonchalant di fare lezione: il suo continuo divagare da un tema all’altro, una particolare forma di leggerezza che sembrava tradire improvvisazione (se paragonata con il rigore un po’ pedante di altri docenti da me amati), insomma lo stimai, ma nel contempo lo catalogai: docente superimpegnato e famoso che ha poco tempo per gli studenti e per preparare le lezioni

questo stile ovviamente lo avrei riscoperto nelle classiche bustine di Minerva: i suoi vivaci e gustosi articoli di una paginetta pubblicati sull’Espresso ritrovati poi – una volta approdato io nel 1981 in terra germanica – in Die Zeit: a poco a poco cominciai ad amarlo

nel 1986 scoprii una sua definizione dell’ironia che mi sembrava semplice e geniale: „Manche glauben, Ironie bestehe darin, bewußt das Gegenteil dessen zu sagen, was der Fall ist. Tatsächlich besteht sie darin, das Gegenteil dessen zu sagen, was ich glaube, daß es der Fall sei, und was der Adressat meiner Ironie glaubt, daß es der Fall sei, auf Kosten eines Opfers, das nicht glaubt, was wir glauben.“ (Die Zeit , Nr. 41, 5.12.1986); quando – 5 anni dopo – mi ritrovai a collaborare, nel 1991, con il principe assai meno noto della semiotica germanica, Roland Posner, avrei apprezzato in lui e con Eco proprio questo genere di rompicapi; capii dunque che i semplici articoletti… divulgativi che Eco scriveva sulla stampa, erano una forma di complessità ad uso di un pubblico non specializzato ma colto, ed erano una sfida intellettuale formidabile

quando apparve il suo primo romanzo, Il nome della rosa, nel 1980, lo lessi con passione, ma lo trovai un po’ meno straordinario di quanto vari ammiratori lo facevano; questa opinione nel suo fondo l’ho conservata: Eco non era un geniale letterato, era piuttosto un Universalgelehrter e il romanzo, prima che letteratura, era una possibilità in più per dare sfogo al suo irrefrenabile bisogno di pensare analizzare riflettere commentare e, non dimentichiamolo: agire politicamente

nel 2006 mi trovavo ad un convegno scientifico a Bielefeld, là conobbi un informatico pure lui entusiasta di Eco, ricordo che gli dissi: ecco, è come se Eco avesse scritto i suoi libri scientifici per spiegare i suoi aforismi (le bustine di Minerva) – e non viceversa

insomma, per capire le bustine di Minerva occorre saperne tante e se io le avevo inizialmente sottovalutate credo dipendesse da questo: non ero abbastanza colto per poterle leggere

nel 2004, in una delle sue „bustine“, lessi una specie di recensione del libro di Peter Hopkirk (1990), Il Grande Gioco; era una recensione favolosa piena di incredibili citazioni come la seguente: „si scopre che monarchi e sultanetti […] erano impegnati in un gioco talora mortale con Inghilterra e Russia ma di queste nazioni avevano nozioni vaghissime […] tanto che uno di questi reucci domanda orgogliosamente un giorno all’inviato inglese se la regina Vittoria possiede venti cannoni come lui“

subito decisi di comprare il libro e vorace ne lessi le oltre 600 pagine; arrivato in fondo mi dissi: beh certo, carino, ma tutti i passaggi migliori si trovavano già citati nella recensione di Eco; fu allora che appresi come leggere un libro significhi ridurlo a un paio di citazioni fondamentali e facilmente memorizzabili – provate a rifletterci: 600 pagine condensate con perfetto equilibrio e scelta in una paginetta, un’impresa ciclopica!

nel 2010 decisi di rileggere Il nome della rosa, forse – mi dissi – l’ho sottovalutato a torto;

ancora una volta Eco mi sorprese e mi beffò: un libro certo piacevole e interessante, che credevo di aver capito a fondo, mi rivelava nuove sfaccettature, era la dimostrazione di quanto aveva scritto Eco in anni giovanili: l’opera riuscita è un’opera aperta, la puoi rileggere cento volte e scoprirai sempre qualcosa di nuovo

che cosa avevo scoperto?

in un saggio del 1983 Eco reinterpreta in chiave semiotica (teoria dei segni e degli indizi) un celebre passo dello Zadig di Voltaire qua citato:

“Giovanotto,” gli disse il primo eunuco, “non avete per caso visto il cane della regina?”
Zadig modestamente rispose:
“Si tratta di una cagna e non di un cane.”
“Avete ragione,” ammise il primo eunuco.
“È una cagnetta spagnuola,” aggiunse Zadig, “ha partorito da poco, zoppica con la zampa sinistra anteriore ed ha le orecchie molto lunghe.”
“L’avete dunque vista,” disse trafelato il primo eunuco.
“No,” rispose Zadig, “non l’ho mai vista, e non ho mai saputo che la regina avesse una cagna.”

implacabile come un freddo computer, una sorta di Hal 9000, Zadig leggendo i segni e le tracce del mondo ricostruisce infallibilmente a partire da essi il reale, l’esistente, senza neppure doverlo conoscere

Eco aveva già utilizzato qualche anno prima la storia di Voltaire riadattandola al suo protagonista; ma diverso è l’atteggiamento di Guglielmo il quale – con ben altra passione e nella consapevolezza del rischio – spiega come ha potuto riconoscere il cavallo Brunello a partire da vari segni sparsi, però – a differenza di Zadig – ammette che nulla garantiva di azzeccarci

Io non sapevo quale fosse l’ipotesi giusta sino a che non vidi il cellario e i servi che cercavano con ansia. E allora capii che l’ipotesi di Brunello era la sola buona, e cercai di provare se fosse vera, apostrofando i monaci come feci. Vinsi, ma avrei anche potuto perdere. […] mi hanno creduto saggio perché ho vinto, ma non conoscevano i molti casi in cui sono stato stolto perché ho perso […] (308)

ma il discorso prosegue e diventa un apologo del razionalismo fallibilista (alla Popper) contrapposto al fanatismo di chi crede in una sola definitiva verità:

“Ma allora,” ardii commentare, “siete ancora lontano dalla soluzione…”
“Ci sono vicinissimo,” disse Guglielmo, “ma non so a quale.”
[…]
“E voi,” dissi con infantile impertinenza, “non commettete mai errori?”
“Spesso,” rispose. “Ma invece di concepirne uno solo ne immagino molti, così non divento schiavo di nessuno.”
[…] Egli […] si divertiva a immaginare quanti più possibili fosse possibile.
(308-309)

chi è insomma questo Guglielmo indagatore e detective, protagonista assoluto di un Umberto Eco che si è appena scoperto scrittore?
Guglielmo è, realisticamente nel romanzo, un monaco con le sue convinzioni da monaco ed è, in maniera un po’ surreale e fantascientifica, al di sopra del suo tempo e dei limiti del tempo; Guglielmo è – credo – Eco stesso, che cerca di capire il presente: gli anni ’70 in Italia, un’epoca di lotte sociali e di radicalismi che sfociano nel terrorismo

in generale Guglielmo è l’uomo della moderazione, ma il dilemma centrale – forse in omaggio allo spirito del tempo in cui viveva il suo autore – lo si trova nelle molte pagine dedicate agli eretici; dunque: chi sono gli eretici, da un lato, e i rinnovatori all’interno dell’ortodossia come i francescani, come Guglielmo, dall’altro?

nel ritratto del saggio Ubertino Eco, pardon Guglielmo, suggerisce un’interpretazione formidabile, che è anche un trattato di Realpolitik in poche righe:

“È, o è stato [Ubertino], per molti aspetti, un grande uomo. Ma proprio per questo è strano. Sono solo gli uomini piccoli che sembrano normali. Ubertino avrebbe potuto diventare uno degli eretici che ha contribuito a fare bruciare, o un cardinale di santa romana chiesa. È andato vicinissimo a entrambe le perversioni. Quando parlo con Ubertino ho l’impressione che l’inferno sia il paradiso guardato dall’altra parte.” (73)

Eco è l’uomo dal fine e affascinante intelletto, ma è stato per me – sempre più fortemente con il passare degli anni – il pensatore politico che ha saputo guarirmi dal mio infantile estremismo e nel contempo preservarmi dal moderatismo senile, incline al compromesso e al quieto vivere – le sue polemiche contro il fondamentalismo, anche di sinistra, non rappresentano l’abbandono di posizioni ideali e di principî irrinunciabili, ma sono forse la prova di un estremismo equilibrato (che ossimoro!) sempre pronto ad accapigliarsi con pacata arguzia con tutte le forme di semplificazione del mondo nel nome della ricerca permanente:

Quindici giorni fa ho protestato contro un invito al boicottaggio delle istituzioni accademiche e degli intellettuali israeliani, firmato anche dal mio amico Gianni Vattimo. […]
Insomma, Amos Oz non lo vogliono a Mea Shearim (il quartiere dei fondamentalisti di Gerusalemme) e non lo vogliono a Torino […]. Dove deve andare questo ebreo errante?
(bustina di Minerva del 3.6.2010)

Pericle era un figlio di buona donna – ha scritto Eco in un saggio ripreso da Repubblica (14.1.2012) – e allora subito mi chiesi: ma come! Pericle il mito della democrazia greca?

Eco spiega che un celebre discorso di Pericle è in realtà il discorso di un guerrafondaio; incerto se prestare fede a Eco andai a leggermi la biografia di Will che conoscevo come lo storico che aveva dato un brillante ritratto „di sinistra“ delle plebi e del mob romani
scoprii allora che la figura di Pericle è avvolta nelle nebbie del passato; pochissimi sono i dati certi sulla sua vita e le sue opinioni; uno di questi è la legge sulla cittadinanza: Pericle fece una legge che riconosceva la cittadinanza ateniese soltanto a coloro i cui genitori fossero entrambi cittadini ateniesi – insomma un Pericle che mostra preoccupanti affinità con le ali destre dei partiti governativi di sempre

ancora una volta Eco aveva riassunto in una frase – „figlio di buona donna“ – un giudizio politico fondato, che colpiva nel segno, anche al di là di quanto da lui scritto

ma il merito principale di Eco fu quello di avermi costretto a leggere una biografia di Pericle così come 8 anni prima mi aveva costretto a leggere le 600 pagine del Grande gioco poi a rileggere il suo primo romanzo e infine il romanzo autobiografico di Amos Oz, Eine Geschichte von Liebe und Finsternis; qui l’amico di Amos Oz, Efraim Avnery, ribatte all’ancor giovane scrittore che aveva appena definito „assassini“ i palestinesi contro i quali lui e l’amico stanno combattendo

Wen wundert es, daß sie gegen uns die Waffen erhoben haben? Und jetzt, nachdem wir sie besiegt haben und Hunderttausende von ihnen in Flüchtlingslagern leben – was denn, erwartest du etwa von ihnen, daß sie sich mit uns freuen und uns alles Gute wünschen?

se nel 2012 mi trovavo a leggere, a stupirmi, a imprecare su un mondo che costringeva la razionalità e l’intelligenza a fare simili irrefutabili constatazioni, lo dovevo anche a Umberto Eco

la sua lezione: non basta leggere una fulminante bustina di Minerva o un agile saggio per capire il mondo, occorre leggere molto molto di più e alla fine forse si potrà capire davvero la bustina di Minerva, si potrà capire qualcosa del mondo e magari, come Eco ha cercato di fare per una vita con la sua opera di erudito e scettico indagatore, si potrà tentare di cambiarlo – il mondo
in meglio
almeno un poco

Massimo Serenari




Registrazione dell’intervento in Assemblea Nazionale, 21.02.2016

Care iscritte e cari iscritti,
care e cari simpatizzanti,

di seguito il video del mio intervento in Assemblea Nazionale a Roma.

http://www.partitodemocratico.it/pd-nel-mondo/intervento-di-federico/

Federico Quadrelli
Segretario PD Berlino e Brandeburgo




Intervento in Assemblea Nazionale del PD – Roma, 21.02.2016

Intervento_AssembleaQuando ho ricevuto la comunicazione della convocazione dell’Assemblea Nazionale del Partito Democratico a Roma ho fatto una promessa alle centinaia di ragazze e ragazzi che hanno partecipato all’iniziativa #svegliatitalia organizzata qua a Berlino per sostenere il DDL Cirinnà.

Avevo detto che avrei provato ad intervenire per testimoniare l’esperienza berlinese e chiedere al PD, con forza, coraggio e unità, di approvare questo DDL così come è, poiché si tratta di una misura giusta e minima di garanzia per le persone omosessuali. Ho mantenuto fede all’impegno preso.

Avrei voluto fare un intervento ordinato, strutturato e più professionale, ma non sono bravo a fare interventi leggendo cose scritte in anticipo e non sono, soprattutto, abituato a parlare con un timer davanti agli occhi. Ho cercato di essere coerente, anche se mi rendo conto di essere stato caotico, nel tessere un legame tra la retorica del “vogliamo più Europa” e approvazione di questo DDL. Ho chiesto se, alla luce di questo assurdo dibattito, perché per me tale è, l’Italia è davvero pronta ad essere più europea. La Germania, il paese dove molte e molti di noi vivono, ha questa legge dal 2001 e la stepchild adoption dal 2005. Servono più coraggio e determinazione, soprattutto da parte del nostro Segretario Nazionale, per difendere questo DDL così come è. Mi è dispiaciuto, e lo ho detto in modo chiaro, che Matteo Renzi non abbia fatto un minimo accenno alla Stepchild Adoption, poiché è il punto realmente importante, quello che rende questo DDL il minimo sindacale per i diritti LGBT in Italia. Ha detto giustamente del problema aritmetico: non abbiamo i numeri in senato per essere autonomi e serve un accordo. Ha detto che il M5S ci ha ingannato. Ed ha ragione. Ma ha anche detto che il gruppo di Verdini e NCD sono gli interlocutori alternativi con cui fare questa legge. Mi rammarico ancora di più, poiché questo, unito al totale silenzio sulla questione “adozione”, mi lascia pensare che si stia pensando di stralciare questo punto del DDL. Per me si tratta di una scommessa al ribasso inaccettabile e una grave sconfitta per il nostro partito.

Ho chiesto al Segretario di dimostrare più coraggio per questa battaglia di civiltà. Per fare quel passo che ci può realmente avvicinare all’Europa, per essere più coerenti con noi stessi e con la scelta fatta di aderire alla famiglia socialdemocratica europea. Coerenza e rispetto dei nostri valori. Coerenza rispetto alla volontà di cambiare l’Europa e a quella visita a Ventotene per celebrare, appunto, chi questa Europa ha voluto.

Non può, e non deve, prevalere il calcolo per l’equilibrio di governo, ma l’affermazione di un valore quello che solo il Segretario del PD può esprimere compiutamente, e non il Presidente del Consiglio. Infatti, ho cercato di parlare di questa incompatibilità. Il discorso fatto all’Assemblea era una relazione di un Presidente del Consiglio e non di un Segretario. Dal Segretario del mio partito mi sarei aspettato di discutere di come vogliamo lavorare insieme, di come vogliamo migliorare il partito, di come difendere quei valori che ci caratterizzano e che abbiamo scelto aderendo proprio al PSE. Avrei desiderato di vedere quella leadership e quel coraggio già visti per dire: basta discussioni, non si tratta di un tema etico, si tratta di un obiettivo che il nostro partito si è posto da tempo ed oggi dobbiamo andare in aula e difendere questo DDL così come è. No, è stato chiaro che non si vuole correre alcun rischio, mettendo invece i cinque stelle davanti all’evidenza e alle sue responsabilità. No, è stato chiaro che si è preferito un passo indietro da parte nostra: un ulteriore compromesso al ribasso e per me questo non è accettabile. Sarà una sconfitta pesante per la noi tutti: un danno alla credibilità del partito e del Segretario stesso in questo caso se questo DDL verrà approvato in una versione menomata, con Alfano e Verdini.

Si dice: a questo punto meglio che niente, qualche cosa. Una logica giusta e comprensibile: ma quel qualche cosa non può essere elemosina. Non si può. Non su un tema così importante come quello dei diritti, un tema che davvero serve a misurare la nostra distanza con l’Europa dei diritti, delle libertà e del presente. Il futuro è oggi? Allora facciamo insieme, tutti insieme, questo passo importante e comunque piccolo per avvicinarci al domani ed essere all’altezza delle sfide che ci siamo posti.

Al mio partito chiedo quindi coraggio, determinazione e di difendere in Senato questo DDL con la stepchild adoption. Ci siamo, non perdiamo anche questa occasione, sarebbe terribile.

Federico Quadrelli




Assemblea PD Berlino e Brandeburgo – 09.03.2016

Care iscritte e cari iscritti,
care e cari simpatizzanti,

con la presente comunichiamo che il primo incontro dell’anno si terrà in data 09.03.2016 alle ore 19.30 presso la sede dell’SPD di Berlino in Müllerstr. 163 S+U Wedding nella Dorothea-Hirschfeld Raum (DHR).

I temi all’ordine del giorno saranno i seguenti:

  • Tesseramento 2016
  • Approvazione del bilancio consuntivoper il 2015
  • Resoconto del Segretario sull’Assemblea PD Germania
  • Attività in programma
  • Varie ed eventuali

La riunione inizia alle 19.30 e si conclude alle ore 21.30.

Un caro saluto

Piero Rumignani
Presidente PD Berlino e Brandeburgo

Federico Quadrelli
Segretario PD Berlino e Brandeburgo

 




Referendum sulle trivelle del 17 aprile 2016

Care iscritte e cari iscritti,
care e cari simpatizzanti,
 
il 17 aprile 2016 si terrà il cd. Referendum sulle trivelle. Sarà possibile, in questa occasione, votare fuori dall’Italia anche per coloro che sono temporaneamente all’estero per motivi di lavoro o di studio. Dovrà però essere data comunicazione entro il 26.02.2016 al comune di residenza.
 
Per gli iscritti AIRE, invece, verrà recapitato all’indirizzo di residenza estera, il plico per il voto per corrispondenza.
A questo link troverete tutte le informazioni necessarie: >>> clicca qua <<<
 
Un caro saluto
Federico Quadrelli
Segretario Circolo PD Berlino e Brandeburgo



Chiusura del tesseramento 2015

Care iscritte e cari iscritti,
care e cari simpatizzanti,

il 2015 è stato per il nostro Circolo un anno molto intenso e importante. Di seguito trovate la relazione in pillole che ho presentato all’Assemblea degli iscritti in data 10.02.2016. Il motivo per cui la discussione sul tesseramento 2015 è stata presentata a febbraio è a seguito dello spostamento della chiusura del tesseramento nazionale 2015 al 31.01.2016.

Il Circolo PD Berlino e Brandeburgo conta, ad oggi, 36 membri di cui 27 di sesso maschile e 9 di sesso femminile. L’età media per le donne è di 42 anni mentre per gli uomini è di 44 anni. L’iscritto più giovane ha 24 anni ed è nato nel 1991 quello più anziano ha 77 anni ed è nato nel 1938. Generazioni diverse che si incontrano e si confrontano perché questo è il senso dell’impegno che abbiamo voluto dare alla nuova esperienza nel circolo berlinese.

Le tessere rinnovate dal 2014 al 2015 sono state 26 , 1 ha effettuato un trasferimento in un circolo italiano, mentre 4 non hanno voluto rinnovare l’iscrizione. Sono invece 10 le tessere come nuove iscrizioni per l’anno 2015.

Tra i nostri tesserati ci sono 2 compagni di nazionalità tedesca ed esponenti dell’SPD berlinese e di Potsdam. Un primo importante segnale dell’avvicinamento con la politica locale e del percorso di cooperazione iniziato nel 2014 con il nostro sostegno effettivo all’SPD per la campagna elettorale alle europee. Sono in tutto 4 gli iscritti SPD nel nostro circolo, me compreso.

24 sono in possesso di una laurea o un titolo superiore (dottorato) 8 sono in possesso di un diploma di scuola superiore. Tra le attività lavorative ricorrenti abbiamo traduttori, ricercatori universitari in vari campi, dalla medicina alla filosofia, customer care agent con differenti livelli di responsabilità. Diversi sono gli autonomi e i pensionati.

Il nostro circolo è un microcosmo che mette insieme esperienze professionali molto diverse tra loro, generazioni diverse e soprattutto è espressione della complessità e originalità della migrazione italiana a Berlino e nostro scopo è di rendere questo gruppo ancora più inclusivo e aperto alla comunità in cui ci troviamo ad operare. Con un forte sguardo all’integrazione tra vari gruppi: tedeschi, italiani, francesi, spagnoli, inglesi, turchi e via dicendo.

Sono 4 i sostenitori che hanno richiesto di essere iscritti ufficialmente nel nostro albo dei simpatizzanti. Molto più ampia è la quota di coloro che invece, alla fine del 2013, in occasione delle primarie del PD, ha deciso di lasciare il proprio indirizzo email per ricevere informazioni sugli eventi culturali, politici o ricreativi da noi organizzati. Di questi 34 hanno confermato di voler continuare a ricevere le notizie senza voler essere iscritti in alcun albo. Sono quelli che noi definiamo sostenitori esterni.

Rispetto alla comunità italiana berlinese a fine 2014, il nostro circolo rappresenta appena lo 0,1% un dato che non si discosta molto, in modo inaspettato, da quello dell’SPD, che nella città di Berlino conta 17.000 iscritti su una popolazione di oltre 3 milioni di abitanti, ossia lo 0,4% circa. In occasione delle primarie del 2013 parteciparono al seggio ben 162 connazionali a cui dobbiamo aggiungere 55 votanti online. La platea di elettrici ed elettori è molto più ampia di quella degli attivisti/militanti. La quota di partecipazione è comunque sensibilmente bassa.

L’iscrizione, però, è per noi un momento importante e fondamentale che deve coincidere con una scelta ragionata, una condivisione di idee e di prospettive e dunque, non può essere un mero conteggio di teste e quote. Per questo il procedimento di iscrizione al nostro circolo è molto rigido e prevede la sottoscrizione di una nota integrativa e il fatto che vi sia la conoscenza diretta della persona.

L’incremento delle iscrizioni per il 2015 è dovuto alle numerose iniziative realizzate nel corso dell’anno, dagli stammtisch tematici agli incontri con personalità politiche italiane e tedesche, da Fabrizio Barca ad Eva Högl, da Nando dalla Chiesa a Sylvia-Yvonne Kaufmann. Per il nostro circolo la partecipazione al congresso PD Germania non ha giocato alcun ruolo, anche perché votavano solo gli iscritti del 2014.

Il 2016 sarà ancora più intenso e ci vedrà protagonisti, assieme all’SPD, nella campagna elettorale per il rinnovo dei comuni e del governo della città.

Un caro saluto

Federico Quadrelli
Segretario Circolo PD Berlino e Brandeburgo