Comunicato sulla Giornata della Memoria 2024

image_pdfimage_print

Il 27 gennaio, anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau da parte dell’esercito sovietico nel 1945, si celebra il Giorno della Memoria dell’Olocausto, ovvero dell’eccidio di circa sei milioni di ebrei da parte del regime nazista perpetrato come “soluzione finale”.  È bene ricordare per nostra memoria che tale disumano atto “finale” va inquadrato in una successione di persecuzioni intermittenti verso le comunità ebree in Europa, in un considerevole arco di tempo di oltre mille anni, cui la creazione dello stato di Israele avrebbe dovuto segnare la fine. La folle furia eugenetica e razzista, che non fu purtroppo solo diffusa tra le popolazioni di lingua tedesca, finì per coinvolgere e colpire anche altre comunità, quali Sinti e Roma, così come tutti coloro che venivano visti come un pericolo da eliminare fisicamente in difesa di una immaginaria purezza della razza, e quindi della società intera, in quanto diversi per il loro orientamento politico, sessuale, la loro identità di genere, il loro grado di abilismo fisico e mentale.   

“Mai più”: sono le parole che spesso si sentono in occasione di eventi legati al ricordo dell’Olocausto, in molteplici occasioni. “Mai più” la repressione, mirata, scientificamente messa a punto, organizzata come la gestione di un affare di stato, in cui gli individui o servono gli interessi nazionali acriticamente o vengono rimossi fisicamente, senza che venga loro riconosciuta una titolarità di diritti umani. “Mai più” un’ideologia afferrata ad un pregiudizio, carica d’odio e di senso d’insicurezza, di sconfitta, dovrebbe orientare le coscienze e il vivere civile degli uni con gli altri. “Mai più un olocausto” deve essere e dovrà sempre essere. 

L’Olocausto fu il culmine di un odio antico che si riversava nei confronti di parti della popolazione, ebree e non ebree, percepite come inferiori in un ordine gerarchico che negava l’autodeterminazione dell’individuo e spingeva al dominio. Il nazismo, difatti, fu sospinto da un’idea totalitaria nella costruzione della società e nei rapporti tra i popoli. Nel ricordare l’Olocausto e nella realizzazione dell’impegno affinché esso non si ripeta in futuro dobbiamo avere la coerenza di declinare gli insegnamenti storici in tutti i contesti del nostro vivere, costruendo, soprattutto in un periodo difficile per le democrazie come quello attuale, una cultura d’integrazione e di cooperazione, rifiutando le divisioni e i venditori di paura. C’è bisogno di visione per dare un indirizzo di giustizia allo sviluppo mondiale, ponendoci la sostenibilità come obiettivo trasversale.  

L’odierna Giornata della Memoria ci impone di riconoscere le discriminazioni e le persecuzioni laddove inizino ad essere organizzate, nonché tollerate, se non addirittura socialmente accettate come panacea per un malessere diffuso e mal compreso. I paralleli storici e il valore intrinseco della memoria sono uno strumento di guardia preziosissimo ed efficace, e infatti spesso osteggiato da chi sostiene un certo tipo di sviluppo, una certa civilizzazione in ottica di scontro perenne e imprescindibile con l’altro. 

Il nostro Partito Democratico, antifascista, custode dei valori della Resistenza deve tradurre l’impellenza di uno sviluppo sociale dello spazio che abitiamo e trasmettere alle nuove generazioni l’impegno per un ordine che ha garantito pace, democrazia, benessere e progresso sotto tutti gli aspetti. L’identità dell’Europa sta in quelle parole: “Mai più”, ed è un impegno vivo e costante.