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CANALE DI SICILIA UN MESE DOPO – NON DIMENTICHIAMO

Lettera di 17 circoli europei

Caro Segretario,
cari membri della Segreteria, care compagne e compagni,

È passato un mese dalla più grande tragedia mai accaduta nel Canale di Sicilia. L’enorme numero di vittime ha scosso le coscienze di molti ed allo stesso tempo alimentato le speculazioni di chi vorrebbe rendere ermetiche le frontiere.
Noi militanti del PD all’estero ci sentiamo particolarmente vicini alle sorti delle migliaia di cittadini africani e medio-orientali che tentano ad ogni costo, anche al prezzo della vita, di raggiungere le coste europee. Ci accomunano la migrazione, la speranza in un’alternativa di vita migliore, il desiderio di sviluppare le nostre potenzialità di uomini e donne. Ci rendono diversi la drammaticità delle condizioni di vita nel paese di partenza, le condizioni del viaggio e l’accoglienza nel paese di arrivo.

Come iscritti ai circoli europei del PD chiediamo al nostro partito di impegnarsi con assoluta priorità su due fronti.
Il primo è quello di impiegare ogni mezzo a disposizione per evitare che tragedie come quella avvenuta un mese fa si ripetano ancora. Ogni singola vita umana persa in mare sulla rotta dei migranti è un peso sulle coscienze di noi Europei. Noi chiediamo al nostro partito, il più grande della famiglia socialdemocratica europea, al governo nel Paese più interessato dagli sbarchi e con un proprio membro alla carica di Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, di porre la questione all’ordine del giorno in ogni sede competente assegnandole la massima priorità.

In secondo luogo lanciamo un appello a tutto il partito perché si impegni in un’opera di narrazione che cancelli le mistificazioni sull’immigrazione ed educhi la società ai valori di accoglienza e integrazione. Da parte nostra abbiamo a più riprese promosso iniziative per portare la discussione ad un livello europeo sia sul piano politico che su quello civile. Intendiamo ora ricercare un maggiore coordinamento di tali iniziative, anche insieme ai circoli degli altri partiti socialdemocratici europei.

Secondo tutte le stime, i flussi migratori verso l’Europa sono destinati ad aumentare a causa del peggioramento delle condizioni di vita nei paesi di partenza. Peggioramento a cui anche governi ed imprese europei hanno contribuito con scelte politiche ed economiche, i cui effetti si ripercuotono su scala globale. Un largo numero di migranti proviene poi da paesi teatro di guerra come la Siria. In particolare a quest’ultimi è giusto fornire un’alternativa valida al ricorso ai trafficanti di uomini.

Riteniamo che l’Europa, un continente di mezzo miliardo di persone, sia ben in grado di accogliere pochi milioni di migranti e rifugiati in modo umano ed efficiente. La gestione politica del fenomeno deve dare risposte immediate sul lato umanitario e contemporaneamente proporre alla società una visione per il futuro. In tal senso siamo convinti che l’immigrazione racchiuda in sé delle potenzialità sia per il Paese di arrivo (culturali ed economiche) che per quello di partenza (sviluppo attraverso il ritorno di risparmi e conoscenze). Questa visione è condivisa da molti esperti e studiosi europei.

Il nostro partito non può sicuramente avere paura di perdere i voti di gruppi di persone grette ed egoiste, sobillate (in Italia e in Europa) da un’estrema destra razzista; ma non può nemmeno aver paura dei troppi “distinguo” che si levano da ambienti a noi più vicini.

Per chi si mette in mare per venire in Europa, l’unico distinguo è tra la vita e la morte.




I luoghi Idea(li) di Fabrizio Barca a Berlino

Il 4 maggio abbiamo incontrato Fabrizio Barca ed è stato un momento di vera discussione politica. Ci siamo confrontati con Barca sul ruolo dei Circoli, oggi e domani, per il futuro di questo Partito.

Barca ci ha stupiti, aprendo la discussione con i contenuti del testo che avevamo redatto sulla Forma Partito qualche mese prima. Ci ha quindi presentato il progetto de I Luoghi Idea(li) e raccontato dei risultati che sta mettendo insieme, in vista della stesura di un resoconto conclusivo.

L’incontro è stato molto partecipato, soprattutto da ragazzi giovani e non iscritti ancora al PD. Assieme, naturalmente, al gruppo PD di Berlino. Questo ci dice che le persone vogliono fare politica, ne sentono il bisogno e hanno interesse. Bisogna essere però in grado di offrire una proposta interessante.

Con Fabrizio Barca abbiamo discusso anche del ruolo che i Circoli PD all’estero ricoprono o possono ricoprire. E la risposta, ripresa anche nella sua intervista rilasciata poco dopo l’incontro ad Emilio Esbardo de Il Nuovo Berlinese è fondamentale:

I circoli del PD all’estero potrebbero avere un ruolo importante, ma non solo per rappresentare, in qualche modo, la voce dei cittadini italiani, ma soprattutto per costruire un’alleanza con i partiti fratelli del partito social-democratico italiano nei diversi Paesi europei e insieme individuare delle battaglie da fare, anche piccole, nei confronti dell’Unione Europea che la spinga in avanti. Da questo punto di vista c’è uno spazio, se il PD sapesse capirlo.

Ed è questo, infatti, il punto nodale: “se il PD sapesse capirlo“. Esistono un partito buono e uno dannoso, come scritto nella prima stesura del suo rapporto ed è proprio sul tessuto buono che dobbiamo investire le nostre energie.

Il Circolo PD Berlino e Brandeburgo ha vissuto in questi ultimi mesi una importante ristrutturazione. Dopo aver ascoltato le esperienze italiane che Barca ha vissuto, con successi e fallimenti, abbiamo consegnato una sorta di “diario” con la nostra esperienza.

Partecipazione e impegno, sono i concetti che sono emersi dalla discussione: partecipazione, di tutti coloro che sono interessati a far parte di un progetto, e impegno affinché tale iniziativa abbia successo. La Politica deve mettere insieme questi due elementi, se vuole riuscire a salvare se stessa.

Federico Quadrelli

Segretario Circolo PD Berlino




Riflessioni sull’addio al PD di Civati

Questo articolo è frutto del dispiacere che la notizia dell’abbandono di Civati mi ha procurato. Per chi mi conosce e ha seguito un po’ il mio percorso politico negli ultimi due anni, sa che sono stato sostenitore di Civati in occasione del Congresso 2013 e candidato nella sua mozione, nella circoscrizione Europa 2.

Per me è stato un riferimento politico, abbiamo affrontato una sfida importante con le primarie del PD e ben 400.000 persone gli hanno accordato la loro fiducia. A Berlino raccolse 100 voti vincendo sugli altri sfidanti.

Credo quindi sia giusto condividere il messaggio con cui Giuseppe Civati spiega le ragioni della sua scelta. Credo sia un fatto molto negativo per il Partito Democratico, come ha detto anche il Presidente Matteo Orfini, poiché se ne va una persona onesta e capace, competente e appassionata e soprattutto un esponente importante di questo Partito, che ha contribuito a fondare e di cui è stato candidato Segretario.

Questo abbandono lo interpreto come una sconfitta politica per il nostro Partito, come scritto da molti altri esponenti del PD.

La pluralità delle idee è il punto di forza di questo partito, deve essere il punto di forza. Se non siamo in grado di confrontarci con un dissenso, seppur forte, viene meno la nostra vocazione dialogante e progressista. Come dirigente locale del Partito ho una responsabilità nei confronti di chi mi ha accordato fiducia nel momento dell’elezione a Segretario e sarà mio impegno proseguire con il lavoro fino a qua svolto per garantire che il nostro Circolo sia sempre uno spazio di confronto aperto, di partecipazione vera dove tutte le idee possano trovare ascolto e risposta, anche se le idee possono non essere sempre le stesse per tutti.

Il Circolo PD di Berlino deve essere un esempio di buona politica locale, dobbiamo dimostrare che un’altra politica con il PD è possibile e che questa si basa sul ruolo centrale delle iscritte e degli iscritti e del coinvolgimento della base in ogni decisione fondamentale della vita politica del gruppo. Questo dovrebbe valere ad ogni livello.

Federico Quadrelli

Segretario Circolo PD Berlino




Il Primo maggio a Berlino

Perché celebriamo il Lavoro con una festività? Perché ogni anno centinaia di migliaia di persone si riversano nelle strade di decine e decine di città?

Perché il lavoro è ciò che ci consente di vivere una vita qualitativamente diversa. Perché il lavoro è ciò che dà dignità alla persona: attraverso la fatica del proprio lavoro, l’uomo dà un senso al suo essere nel mondo.

Dopotutto, Il lavoro è una componente essenziale dell’identità sociale di un individuo. Il lavoro incide profondamente sulla vita delle persone: solo con un buon lavoro e con una giusta retribuzione una persona può costruirsi una vita dignitosa. Per questo è bello che nella nostra Costituzione tale principio sia addirittura esplicitato nel primo articolo:

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro

Di contro, quindi, la disoccupazione è la piaga da combattere con ogni mezzo. Poiché essa non procura solo l’impoverimento monetario degli individui, delle famiglie e dunque della collettività, bensì anche un danno all’identità sociale e al proprio sistema di valori.

Come Socialisti e Democratici abbiamo l’obbligo di lottare con forza affinché il lavoro non venga reso strumento di oppressione anziché di emancipazione. Abbiamo l’obbligo di lottare non per un lavoro qualsiasi a qualsiasi retribuzione, ma per un lavoro di qualità, che rispetti le capacità e le competenze delle persone e che sia in grado di garantire ad esse la libertà dal bisogno.

Buon primo maggio!

Federico Quadrelli

Segretario Circolo PD Berlino




La celebrazione a Treuenbrietzen con Antonio Ceseri

Il 26 aprile 2015 si è tenuta la celebrazione presso Treuenbrietzen alla presenza dell’Ambasciatore italiano a Berlino, i politici locali e un ospite molto speciale, Antonio Ceseri, sopravvissuto al massacro commesso dai nazisti il 23 aprile 1945 a danno dei militari italiani internati.

La scoperta di questo massacro è stata realizzata grazie agli studi di Gianfranco Ceccanei e Bodo Förster. Molti che erano senza nome sono stati riportati alle proprie famiglie.

L’incontro è stato pieno di emozioni. La storia drammatica di Ceseri ha tenuto tutti col fiato sospeso. Di seguito le foto della giornata e alcuni link ad interviste recenti e ad un video.

Il nostro obbligo è non dimenticare. Abbiamo la responsabilità di tramandare alle nuove generazioni le esperienze del passato affinché quanto accaduto non si ripeta.

Link:

Intervista ad Antonio Ceseri (2015)

Articolo in italiano e tedesco sull’evento del 26 aprile 2015

Articolo in tedesco sul conferimento della cittadinanza onoraria (2015)




Incontro con Dr. Timo Lochocki

Il 16 aprile 2015 abbiamo incontrato il Dr. Timo Lochocki, Politilogo della Humboldt Universität zu Berlin, che ci ha parlato del concetto di “Rechtsextremismus vs Rechtspopulismus“.

Due concetti che possono apparire sovrapponibili o sinonimi, ma che non lo sono. Il Circolo PD Berlino ha così approfondito con un esperto un tema molto attuale. Abbiamo discusso di NDP e AfD in Germania, di Pegida e dei movimenti populisti e di destra in altri Paesi europei, come in Italia e Francia.

Interessante è stata anche l’analisi che ha messo in evidenza come questi movimenti non si generino normalmente in periodi di crisi o di impoverimento, quanto piuttosto nei momenti di benessere e di espansione. Un paradosso e una constatazione che abbatte uno stereotipo che troppo spesso le sinistre hanno.

Un momento di formazione politica davvero interessante che entra a far parte del nostro bagaglio culturale e politico.

Per maggiori informazioni sul lavoro del Dr. Timo Lochochi si possono consultare i seguenti link:

wer wählt die Rechspopulisten und warum? (2014)

AfD im Dilemma (2015)




Per il 70esimo anniversario della Liberazione

25 aprile 1945 la voce di Sandro Pertini alla radio invita ad uno sciopero generale contro gli occupanti: “cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire“.

Sono passati settant’anni da quel giorno e le domande che ci poniamo sono tante: cosa è rimasto di quell’esperienza? Cosa abbiamo realmente imparato dal nostro passato? Quale significato ha e deve avere il giorno della Liberazione per noi, oggi?

L’oppressione fascista, per citare Piero Calamandreivoleva ridurre l’uomo a cosa” e l’antifascismo è stato la lotta per mantenere la propria umanità. Sì, è proprio questo che dobbiamo ricordare. Sulla base della propria appartenenza etnica, religiosa, politica o in base alle condizioni personali, sono state commesse atrocità di ogni genere e se oggi possiamo dirci liberi, lo si deve a chi non ha ceduto, a chi è rimasto umano e ha messo la sua vita a rischio per offrire a chi sarebbe venuto, un futuro migliore.

Settant’anni sono, per alcuni, un lasso di tempo tanto grande da permettersi di dire “che non li riguarda” o che “non li rappresenta” e “che la liberazione non è un valore“. Eppure settant’anni sono un granello di polvere nello scorrere del tempo. Quella storia è dietro di noi, ci sospira sulle spalle, ci minaccia costantemente e di tanto in tanto qualcuno, purtroppo, si lascia soggiogare. Quando si trovano scritte sui muri che inneggiano a Hitler o Mussolini, che insultano gli ebrei  e minacciano gli stranieri, ci troviamo di fronte all’odioso rigurgito di quell’ideologia di morte che i partigiani e le partigiane  hanno fortemente combattuto a costo delle proprie vite a volte e sicuramente subendo tante sofferenze e sacrifici. Ed è allarmante non capire il senso profondo del festeggiare questa ricorrenza: non è un vezzo, è il rinnovamento di un impegno etico, storico, politico e sociale.

Sono passati decenni, ma la lezione non è stata imparata. Si assiste impotenti a guerre e massacri, violenze spaventose e ritorsioni basate sull’orientamento sessuale, sull’appartenenza religiosa, politica o chissà per quali altre motivazioni. Anche nella vecchia Europa risorgono movimenti che s’ispirano all’ideologia fascista. C’è chi inneggia alle morti delle migliaia di migranti nel mediterraneo, di quelle persone che fuggono in cerca di una possibilità di salvezza. Dove è la loro umanità? 

L’ideologia nazi-fascista era sbagliata all’epoca e lo è oggi. Si manifesta in modi diversi, con obiettivi diversi, ma con un’identica sostanza: odio, rabbia, violenza e desiderio di ridurre l’uomo a cosa. Ed oggi, più che mai, è nostro obbligo lottare per non perdere quell’umanità, come i nostri nonni e le nostre nonne hanno fatto a suo tempo. Abbiamo una responsabilità enorme: quella di tramandare e testimoniare ciò che è successo, affinché si lavori in questo presente per costruire un futuro sempre migliore. Si va avanti, ma si va avanti con il peso di una storia che ci appartiene e che non deve mai essere messa dimenticata.

La Liberazione è stata la rinascita del nostro Paese ed è importante celebrarla come ricorrenza. La Liberazione è stata la ritrovata speranza e la luce che ci ha permesso di uscire dalla terribile oscurità che ci opprimeva. Ma questa conquista non ci è stata data una volta per sempre. Per questo ci riguarda tutti, sempre, di generazione in generazione. Dobbiamo assumerci la responsabilità che ci deriva da questa storia e impegnarci tutti insieme per far sì che la pace e la libertà siano preservate e messe a disposizione di tutti.

Buon 25 aprile a tutti, che sia un giorno di profonda commozione e d’orgoglio!

Federico Quadrelli

Segretario Circolo PD Berlino e Brandeburgo




Sull’unità e il futuro del Partito Democratico

Care amiche e cari amici,

in queste ore seguo con molta attenzione quanto sta accadendo a Roma. La discussione sulla riforma della legge elettorale ha preso un percorso inatteso, che preoccupa. Le tensioni interne al PD non possono essere ignorate.

La ragione per cui mi trovo a scrivere apertamente su questo tema è che siamo arrivati ad un momento molto delicato. Come Segretario di Circolo ascolto i disagi e le speranza di molte e molti iscritte/i e simpatizzanti, e proprio oggi ho ricevuto una email da parte di un iscritto che mi manifesta il suo forte disagio per la decisione da parte del Segretario e Premier Matteo Renzi, di sostituire 10 componenti PD nella Commissione Affari Costituzionali, poiché in disaccordo con l’impianto dell’Italicum. Mi chiede se è ancora possibile definire questo partito “democratico”. E lo dice da sostenitore di Matteo Renzi, non da appartenente alla minoranza PD. La cosa che mi rattrista maggiormente è che questo iscritto non intende rinnovare la sua tessera.

Questa vicenda mi ha fatto molto riflettere e come Segretario di Circolo ho una responsabilità diretta per le mie iscritte e i miei iscritti, per i simpatizzanti e le simpatizzanti che partecipano attivamente alla vita del nostro gruppo poiché riconoscono nel nostro modo di fare un qualche cosa di nuovo. Non a caso ci siamo dati regole precise, abbiamo approvato uno Statuto interno e abbiamo improntato la nostra azione politica all’ascolto attivo di chiunque voglia portare un contributo all’attività del gruppo. Questa era ed è la nostra concezione di politica. Per questo spero che le persone deluse da certe scelte politiche fatte a livello nazionale non perdano la fiducia in questo partito, nel nostro sforzo, seppur piccolo, e che rimangano con noi per poter portare avanti una vera battaglia di cambiamento, quello che fino ad oggi non c’è stato.

Ripensando a quanto è accaduto in questi ultimi anni sento il bisogno di dire, con molta onestà, che siamo arrivati ad un momento delicato per il Partito Democratico. Negarlo sarebbe ipocrita. Un momento delicato per la politica in generale, così affannata e incapace di essere credibile e che appare sempre più nociva agli occhi delle persone. Scandali, soprusi, opportunismi e tanta opacità hanno annebbiato lo sguardo di molti, hanno sporcato la fiducia che riponevano in questo partito e ci hanno rinchiuso in un recinto stretto. In quello spazio possiamo gridare tutta la nostra rabbia, ma se c’è un modo di cambiare le cose questo è solo nello stare insieme. Lo scrivevo mesi fa sulle vicende di Mafia Capitale ed oggi lo ripeto, seppur da un’angolazione differente.

Di sbagli ne abbiamo commessi tanti e continuiamo a farne: la minoranza attuale ne ha commessi molti quando era maggioranza, e per certi versi ha continuato a farne anche ora, nel suo ruolo di opposizione interna, spesso intransigente e allo stesso tempo poco comprensibile nei suoi improvvisi “dietrofront”; dall’altra parte la maggioranza attuale che cerca una rivalsa muscolare su questa minoranza e su ciò che ha rappresentato e tutt’ora rappresenta utilizzando anche alleanze trasversali ed esterne al partito stesso.

Quando si ha potere si ha anche responsabilità. Tanto più grande è il potere, tanto più grande sarà la responsabilità che tale persona, o gruppo, dovrà gestire. Non solo onori, ma anche tanti oneri. Nel documento che abbiamo redatto come Circolo PD Berlino sulla “forma partito” e il futuro del PD, abbiamo scritto che il ruolo della dirigenza di un gruppo politico deve essere in primis quello di “creare comunità“, ma non una massa indistinta di volti. No, una comunione di speranze, idee e valori che possano rappresentare un orizzonte comune, un qualche cosa verso cui tendere e che orienta il nostro agire politico. E per fare ciò, tra le altre cose, abbiamo scritto che deve essere in grado di “gestire il consenso non meno del dissenso“. Per non cadere nell’illusione di essere sufficienti a se stessi e di poter fare e disfare alleanze, accordi o progetti senza doverne poi rendere conto a nessuno. Abbiamo ribadito la centralità delle persone e delle loro idee, e questo pensiamo debba valere ad ogni livello.

La figura del Segretario è una figura che deve rappresentare l’unità del partito, deve essere una guida, poiché è questo il senso della leadership, ma è anche soggetta al giudizio imprescindibile dei propri seguaci. E tale leadership può essere più o meno duratura, fin tanto che è efficace e ha consenso, ma passerà come tante altre cose passano. Ciò che resta, invece, è una struttura e quella che chiamo casa. Sì, quello spazio che è stato creato per mettere insieme sensibilità diverse accomunate però da valori e obiettivi simili. Quella casa aveva il nome di Partito Democratico ed oggi viene da chiedersi se questa casa sia ancora capace di accogliere quelle sensibilità. E che tipo di futuro l’aspetta. Se ciò che c’è oggi è ciò che ci aspettavamo, se è peggio o meglio.

Molti hanno deciso di lasciare, e la mia speranza è che queste energie possano ritornare e non andare perse. Altri sono arrivati, certo, ma c’è da chiedersi se hanno davvero il diritto di starci in quella casa e soprattutto se la loro presenza è davvero una comunione nei nostri valori e nei nostri obiettivi o mero opportunismo. Penso, senza troppi giri di parole, alle giravolte in Parlamento e ai vari cambi di casacca. Altri rimangono, caparbiamente, e ogni giorno devono spiegare il perché di tale scelta, portando avanti un progetto che è lo stesso da tempo. Che lavorano silenziosamente per realizzare una Politica diversa.

Non mi sfuggono le criticità. Non mi sfugge che troppo spesso il protagonismo di pochi danneggia la fatica e il gran lavoro, silenzioso, costante, minuzioso e sincero, di tantissimi altri. No, non mi sfuggono queste cose come non sfuggono a tanti altri. Ma avverto la responsabilità di un ruolo, che mi impone non di restare in silenzio, ma di esprimermi, come la democrazia vuole. E nel momento in cui ho accettato questa responsabilità ho anche legato al mio operare la fiducia di molte altre persone. Per questo scrivo questa lettera.

Alla prova di forza, a cui cede chi si sente debole, deve essere sostituita la voglia di confrontarsi serenamente e difendere sempre, ad ogni costo, i valori che hanno fondato la casa in cui ci troviamo e che vogliamo portare avanti con impegno. Sono valori irrinunciabili che definiscono la nostra identità politica e culturale. Fino a quando possiamo esprimerci liberamente e lavorare insieme questa casa sarà ancora la nostra casa e quindi il partito sarà ancora democratico.

A ciascuno di noi spetta il compito di vigilare e di dare forma alle decisioni. Si tratta di un cambiamento di prospettiva o se vogliamo un ritorno a ciò che era inteso questo progetto politico: la partecipazione attiva delle cittadine e dei cittadini, delle democratiche e dei democratici alla vita politica del partito.

Spero quindi che al disappunto e alla delusione, che comprendo, possa seguire la voglia di esserci e di impegnarsi per dare un volto alle speranze e dar loro una sostanza. Abbiamo già delle mura solide, dobbiamo evitare di abbatterle dall’interno e proprio a noi spetta il compito di tenere questo spazio sempre aperto, accogliente e pulito. Un luogo in cui valga la pena essere e in cui venga voglia di entrare.

E naturalmente ognuno si assumerà la responsabilità che gli compete. Alcuni ne hanno un po’ di meno, altri un po’ di più. Noi, iscritte ed iscritti, elettrici ed elettori, faremo in modo che a tali responsabilità non sfugga nessuno. Il Partito Democratico siamo, anche o soprattutto, noi.

In fede

Federico Quadrelli

Segretario Circolo PD Berlino e Brandeburgo

 




Incontro con Guido Neidhöfer: le seconde generazioni di italiani in Germania

Il 14 aprile è stato nostro ospite Guido Neidhöfer ricercatore presso la Frei Universität di Berlino nella facoltà di Economia e vincitore del concorso Neodemos.it del 2015 con l’articolo: Italiani in Germania: sulla buona strada dell‘integrazione.

Neidhöfer ci ha spiegato, sulla base di un recente studio condotto assieme al Prof. Timm Bönke che la situazione delle seconde generazioni di italiani in Germania non è così negativa come spesso viene raccontato.

L’elemento che viene individuato di “debolezza” non è l’essere o meno italiani, quanto piuttosto il livello di istruzione dei genitori. Situazioni simili, infatti, vengono riscontrate in famiglie tedesche che hanno genitori con livelli di istruzioni bassi. La migrationshintergrund sembra non essere il vero fattore discriminatorio.




Il resoconto sull’evento #generazioneuropa a Bruxelles

Care iscritte e cari iscritti,

care e cari simpatizzanti,

di seguito trovate il resoconto dell’evento #generazioneuropa tenutosi a Bruxelles il 21 e il 22 marzo 2015. Il documento riassume i temi dell’incontro e mette insieme i risultati delle discussioni nelle tavole rotonde della seconda giornata di incontri.

Per visionare il documento >>> cliccate qua <<<

Per prendere visione degli atti del convegno e del materiale >>> cliccate qua <<<

Un caro saluto

Federico Quadrelli

Segretario Circolo PD Berlino e Brandeburgo