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Anche a Berlino le primarie del PD

Care iscritte e cari iscritti,

care e cari simpatizzanti,

con la presente per comunicare che anche a Berlino si terranno le primarie del PD. Il nostro Circolo allestirà il seggio presso la sede della SPD di Berlino in Müllerstr.163 (U+S Wedding) dalle ore 8:00 alle ore 20:00 di domenica 30 aprile 2017.

I candidati alla Segreteria sono: Andrea Orlando, Michele Emiliano, Matteo Renzi.

Chi potrà votare? Potranno partecipare italiane ed italiani in possesso di regolare documento di identità, versando 2 euro di contributo, che servono ai circoli che organizzano il seggio per sostenere le spese organizzative, e dichiarandosi elettrice o elettore del PD.

Ulteriori informazioni possono essere recuperate su questo sito.

Possono votare anche i minorenni (a partire dai 16 anni di età) e i temporaneamente all’estero, come studenti erasmus. Anche i cittadini EU e non EU con regolare permesso di soggiorno, residenti in Italia, che si trovino temporaneamente all’estero.

Maggiori informazioni sulle Primarie del PD 2017 possono essere recuperate al seguente sito: http://www.partitodemocratico.it/

La Commissione per il congresso e la comunicazione




Appello a sostegno dei candidati dei partiti PSE

Il 2017 sarà un anno difficile.

Tra poche settimane si andrà al voto in Olanda e poco dopo i saranno le elezioni presidenziali in Francia, dove Marine Le Pen e il suo Front National sono dati in forte vantaggio al primo turno su tutti gli altri candidati.

A settembre sarà il turno, invece, della Germania. Anche qua la situazione è delicata, con AfD in crescita, data tra il 12 e il 14% a livello nazionale. Lo scenario che si prefigura è quello di ben 6 partiti nel prossimo Bundestag, mentre oggi sono solo 4, e di conseguenza una maggiore difficoltà nella formazione di coalizioni stabili.

Quello che è accaduto in Gran Bretagna dopo il Brexit lo sappiamo tutti, così come quello che è accaduto negli Stati Uniti con l’elezione di Donald Trump. Anche l’Italia sta attraversando un momento di incertezza, non sappiamo quando andremo al voto, se a scadenza naturale, cioè nel 2018 o se con qualche mese di anticipo.

Ad oggi, quello che vediamo in Europa, è uno scenario frammentato e caotico. La socialdemocrazia è in difficoltà un po’ ovunque e i movimenti populisti e di destra crescono o si consolidano in modo preoccupante. Che fare?

Come italiane ed italiani all’estero e soprattutto come militanti del Partito Democratico, possiamo dare il nostro contributo, anzi, dobbiamo farlo! Molti di noi non potranno votare poiché non in possesso della doppia cittadinanza, altri lo potranno fare. Ma certamente possiamo contribuire tutte e tutti al sostegno concreto durante le campagne elettorali nei nostri rispettivi Paesi al fianco dei partiti fratelli e dei PES-City Groups.

La socialdemocrazia europea è anche la nostra famiglia, abbiamo contribuito a costruirla e ci abbiamo creduto. Nel 2014 con la quasi unanimità la direzione nazionale del PD ha aderito al PSE e questo significa riconoscersi ed impegnarsi direttamente nei,coi e per i partiti fratelli: SPD, PS, PSOE, Labour e così via.

In Francia, per esempio, il candidato che ha vinto le primarie del PS è Benoit Hamon , in Germania sarà Martin Schulz a sfidare per la SPD Angela Merkel.

Il nostro sostegno ai partiti fratelli e ai rispettivi candidati sarà importante e non possiamo sottrarci. Ne va del futuro dell’Europa e dell’affermazione di quei valori che ci appartengono. Si misurerà anche il senso dell’appartenere a una comunità politica ampia.

Per questo scriviamo queste poche righe, per dire convintamente che dovremmo essere tutte e tutti al fianco delle nostre compagne e dei nostri compagni, a sostenere senza esitazioni in Olanda Lodewijk Asscher, in Francia Benoit Hamon al primo turno, e Martin Schulz in Germania.

Federico Quadrelli – Segretario PD Berlino
Franco Garippo – Segretario PD Germania
Silvestro Gurrieri – Segretario PD Wolfsburg
Giorgo Laguzzi – Segretario PD Friburgo
Michele Schiavone – Segretario PD Svizzera
Alfiero Nicolini – Presidente PD Ginevra
Cristiano Cavuto – Segretario PD Lussemburgo
Elio Vergna – Coordinatore PD Olanda




TTIP/CETA – Lettera al Segretario Matteo Renzi

Lettera del 30.04.2016

Caro Matteo,

il 9 novembre 2015 una delegazione di “Stop TTIP”, un’iniziativa composta da oltre 500 organizzazioni della società civile europea, consegnò a Martin Schulz una petizione contro la negoziazione di TTIP firmata da ben tre milioni e trecentomila cittadini europei, di cui circa la metà tedeschi. Sabato scorso abbiamo assistito – e alcuni di noi hanno partecipato – a una grande dimostrazione che ha radunato quasi 100.000 persone ad Hannover, il giorno prima di una importante visita di Obama.

Vivendo nella capitale tedesca, i membri del nostro Circolo berlinese assistono ogni giorno alle discussioni sempre più serrate e critiche. TTIP si vende sempre peggio: una recentissima indagine demoscopica condotta per il secondo canale televisivo ZDF ha rivelato che solo il 13% dei tedeschi intervistati pensano che da TTIP si ricaveranno più vantaggi che svantaggi. Quasi il 60% sostiene il contrario. Quanto vale nel caso di TTIP vale anche in quello di CETA.

In considerazione delle perplessità crescenti in Europa e altrove sul contenuto dei due trattati ti chiediamo di volere aprire un ambito di discussione del tema all’interno del PD. Le perplessità emerse nel discorso generale sul contenuto dei trattati riguarda una molteplicità molto vasta di aspetti che si può sintetizzare come segue:

1) Minaccia all’occupazione e, di conseguenza, per la crescita economica
Non solo negli USA (e nel Canada) vi è un fronte unito a difesa del “buy american”, soprattutto nel campo delle commesse pubbliche, ma sono crescenti i timori di effetti negativi sia sull’occupazione sia sulla legislazione nazionale a protezione del lavoro. I dati statistici degli effetti economici di trattati quali NAFTA vengono interpretati in modo molto contrastante.
L’agricoltura è un settore in cui i timori appaiono sovente giustificati da eventi del passato (abolizione di dazi in presenza di sostegni massicci alla produzione; vedi ad esempio il Messico nell’ambito NAFTA e dei paesi africani nell’ambito di trattati bilaterali).

2) Difesa degli investitori (“investor protection”) attraverso l’istituzione di tribunali arbitrali
L’istituzione d tribunali arbitrali sostanzialmente autonomi viene vista come una minaccia che scardina il sistema dello stato diritto nelle sue realizzazioni nazionali e internazionali. I tribunali arbitrali sono caratterizzati dal vizio di un trattamento difforme tra le multinazionali e le imprese nazionali a cui non viene permesso di adire (giustizie parallele). Si tratta di una giurisdizione opaca e molto costosa, che impedisce di fatto l’accesso a imprese che non dispongono di risorse finanziarie sufficienti.
Cause intentate nel passato non contribuiscono a rasserenare gli animi (esempi fra i molti: Vattenfall vs. Germania, Philipp Morris vs. Uruguay, Lone Pine vs. Canada, Mobil vs. Canada e l’atteso Transcanada vs. USA per un valore record di 15 milioni di dollari)
Quanto detto è anatema per giuristi, giudici e avvocati. Non è un caso che l’associazione principale degli avvocati tedesca si sia espressa di recente in modo ufficiale contro il sistema arbitrale sia in versione ISDS sia in quella ICS proposta dalla Commissione UE che viene vista solo come un cambio di etichette senza mutamento nella sostanza.

3) Applicazione di regole a detrimento di standard a difesa dell’ambiente e della salute
Vi è un timore diffuso che l’applicazione di regole che prevedono per le imprese, indipendentemente dalla loro origine, un trattamento “giusto ed equo” e “non discriminatorio” porti, in Europa come al di là dell’Atlantico, a un abbattimento delle difese pazientemente e faticosamente erette a difesa dell’ambiente e dei consumatori. Due termini emblematici per molti altri: prodotti OGM e denominazioni di origine.
Si teme, in particolare, la sostituzione nella ammissione al mercato di prodotti alimentari, chimici e farmaceutici del “principio di precauzione” applicato generalmente in Europa con l` “approccio basato sull’evidenza” prevalente negli USA.

Sono tutti aspetti “pesanti” che trovano terreno fertile in quasi tutti i campi dell’opinione pubblica. Prestando attenzione ad alcuni approcci “negativi” notevoli che sembrano lasciare isolati i neo-liberisti, che sono stati i quasi padroni del campo dai tempi di Reagan: dalla nuova destra che invoca politiche protezioniste, ai conservatori garantisti che cercano di scongiurare un’esautorazione delle istituzioni nazionali, alla sinistra sindacale che teme per l’occupazione da un ulteriore acuirsi della concorrenza, agli ambientalisti che paventano un’inondazione di prodotti nocivi per l’uomo e l’ambiente. Pensiamo che non sia un caso che nell’attuale campagna elettorale presidenziale negli USA non solo Trump, Cruz e Sanders, ognuno per ragioni differenti, si oppongano più o meno radicalmente a TTIP, ma anche la stessa Hillary Clinton, una volta favorevole, abbia preso distanze sempre più marcate.

Ma vi sono due temi che accomunano e fortemente indispongono una maggioranza schiacciante dei cittadini, soprattutto in paesi come la Germania:

a) la segretezza con cui sono state condotte le trattative, ove solo di recente i parlamentari sono stati ammessi alla lettura dei documenti (per un massimo di due ore giornaliere!) e con il divieto assoluto di parlarne con terzi che non abbiano essi stessi diritto di accesso all’informazione,
b) un processo di approvazione dei trattati TTIP e CETA che esclude ogni discussione nei parlamenti così come la loro virtuale esclusione dal processo. Solo il Parlamento europeo sarà probabilmente chiamato, e neanche in modo formalmente vincolante, a dare un assenso a quanto il Consiglio UE avrà già approvato e questo sulla base di testi già concordati dalla Commissione con la controparte e perciò non modificabili e senza l’obbligo di dare il proprio assenso sulla base del risultato di una discussione parlamentare.

Il danno per le istituzioni europee è evidente. Ancora una volta vengono forniti ai detrattori su un piatto d’argento validissimi argomenti di accusa riguardo a una loro palese mancanza di democraticità. Occorre reagire a questo stato di cose.

Per i motivi che qui sopra abbiamo brevemente elencato ci permettiamo di auspicare che:

a) sia avvii il più rapidamente possibile un processo di dibattito nel nostro Parlamento partendo da CETA dato che il testo di questo trattato è oramai di pubblico dominio.
b) Che tale discussione porti una raccomandazione di voto ai rappresentanti italiani in seno al Consiglio UE sia per quanto riguarda CETA che per TTIP.

Speriamo sinceramente che tu possa fare propria la nostra proposta e, sempre pronti con chi ne senta l’utilità a discutere della materia, ti inviamo i nostri cari saluti

Federico Quadrelli
Segretario PD Berlino e Brandeburgo

Piero Rumignani
Presidente PD Berlino e Brandeburgo




Quale futuro per la relazione tra il PD ed il Partito socialista italiano?

La velocità del Governo Renzi e della sua narrazione non ha precedenti in Italia, e forse per questo le elezioni del 2013 e la coalizione Italia Bene Comune sembrano cosi’ lontane nel tempo che quasi le abbiamo dimenticate.
Pero’ Bersani non dice qualcosa di infondato, in vero, quando ricorda a Renzi che l’attuale Governo si regge sui voti parlamentari usciti dalle elezioni del 2013. Più qualche altro appoggio sopravvenuto e necessario.
E’ infatti con l’allora segretario Bersani che il PSI di Riccardo Nencini aveva stretto un’alleanza elettorale, assieme a SEL di Nichi Vendola, per fronteggiare la destra e l’arrembante Grillo.
Sappiamo come finì, il PD di Bersani non vinse e non convinse, Grillo fece un’exploit mai visto prima nella Seconda Repubblica, ma neanche nella prima in vero, e Berlusconi poté dire di non aver poi perso cosi’ malamente.

Un pareggio che mise di nuovo tutto nelle mani del Presidente della Repubblica che, soprattutto spaventato dalla crescita improvvisa del movimento antisistema di Grillo, individuò in Letta il Premier di garanzia, sostenuto in modo bipartisan sulla scia delle Grande Coalizioni europee tese a fronteggiare il pericolo di partiti nati sulla rabbia e sull’emotività.

Il Partito Socialista Italiano non si tirò indietro e, con senso di responsabilità e facendo fede all’originario patto stretto con il PD, Italia Bene Comune, votò la fiducia al Governo Letta, seppur non partecipando al Governo.

Sappiamo poi che ci fu un avvicendamento alla Segreteria del PD con Renzi che, vincendo le primarie, sostituì il non perdente Bersani e, di li a poco, sostituì a Palazzo Chigi l’ancora fresco Premier Letta.

Il Partito Socialista Italiano individuò in Renzi la spinta riformista che costituisce il DNA del socialismo liberale italiano e votò senza dubbio alcuno la fiducia al Governo Renzi, di cui entrò a far parte con il suo Segretario Riccardo Nencini in qualità di Viceministro alle Infrastrutture, incarico ancora ricoperto.

Renzi ridusse le distanze tra PD e PSI quando decise di traghettare il PD nel PSE – Partito del Socialismo Europeo, filone ideologico politico socialista democratico incardinato nella storia d’Europa e nel Parlamento Europeo.

Volori come giustizia sociale, liberalismo, stato di diritto, diritti civili, crescita economica, stato sociale, meritocrazia costituiscono le fondamenta del socialismo europeo e li ritroviamo nella storia del socialismo italiano dapprima, da Turati a Rosselli a Matteotti da Nenni a Pertini e Craxi, e nel PD di Renzi oggi.
Un PD che ha trovato una sua identità italiana nella velocità e nel riformismo renziano ed una sua identità europea nell’adesione al PSE a Bruxelles.

Il supporto del PSI al Governo Renzi è fondato sulla condivisione dell’analisi della realtà italiana, bloccata da corporativismi, lentezze burocratiche e conflittualità endemica, e sulla proposizione di soluzioni pragmatiche ed ambiziose, all’altezza di un grande paese con una grande potenzialità.

A cosa serve il piccolo PSI accanto al grande e forte PD é la domanda che sorge spontanea.

La qualità del pensiero socialista italiano, riformista e liberale dai tempi di Nenni, è stata per anni il software della sinistra italiana divisa nei due assi della Guerra Fredda, ed ancora oggi può offrire idee e passione per affrontare e vincere, in Italia ed in Europa, la sfida riformista contro gli euroscettici, contro i conservatori, contro le forze antidemocratiche che rischiano di affossare la civiltà europea, lo stato di diritto europeo ed il progetto stesso di Europa.

La storia del socialismo italiano, parte importante della storia della sinistra italiana assieme al partito comunista italiano ed alla sinistra democratico cristiana, è una storia di oltre un secolo, ha promosso i progetti cooperativi di fine ‘800, le rivendicazioni elettorali di inizio ‘900, la lotta contro il fascismo, la nascita della Repubblica e della Democrazia del secondo dopoguerra, le rivendicazioni sindacali e lo Statuto dei Lavoratori, le riforme della sanità e della scuola pubblica, i diritti civili e le battaglie referendarie, le riforme pre-blairiane degli anni ’80, la condivisione dei valori di libertà della NATO nel corso della Guerra Fredda a sostegno dei popoli oppressi dell’Est europa, il progetto dell’Ulivo.

Una grande storia che ha rischiato di finire nel biennio del ’92 assieme alla tragedia giudiziario – istituzionale della fine della Prima Repubblica.

Il PSI non si è estinto e con fatica coraggio e passione ha ripreso il suo cammino di giustizia sociale e libertà, su gambe nuove, affianco al Partito Democratico per riportare l’Italia a standard di vita europei, per produrre posti di lavoro, per fermare l’emigrazione dei giovani laureati e non che scappano dall’Italia a cercare lavori all’estero, per regolamentare le relazioni industriali in modo giusto consentendo ai lavoratori di partecipare alle imprese presso cui lavorano con sistemi di cogestione (Mitbestimmung), per ridare dignità alle tante partite iva con l’acqua alla gola, per tornare a credere nella meritocrazia, nelle capacità degli italiani, nel sud del paese e nello Stato.

Leonardo Scimmi
Coordinatore PSI Europa




#ItaliaCoraggio

All’iniziativa voluta dal Partito Democratico abbiamo partecipato anche noi del PD Berlino con alcune attività di volantinaggio tra PotsdamerPlatz e AlexanderPlatz.

Il nostro impegno però proseguirà anche nelle prossime settimane, con ulteriori attività di sensibilizzazione e informazione, soprattutto in occasione della nostra cena di Natale, che si tiene l’11.12.2015 presso il ristorante Grano e Pepe, in Brückenstr.10B, alla fermata Jannowitzbrücke (S7, S5, U8).

 




5-6 dicembre 2015 #Italiacoraggio

Care iscritte e cari iscritti,

care e cari simpatizzanti,

il 5-6 dicembre 2015 il PD ha lanciato una campagna di sensibilizzazione sul territorio nazionale chiamata #Italiacoraggio. Anche i Circoli PD all’estero hanno aderito a questo evento e noi con loro.

Faremo delle attività di volantinaggio tra PotsdamerPlatz ed AlexanderPlatz.




Sull’unità e il futuro del Partito Democratico

Care amiche e cari amici,

in queste ore seguo con molta attenzione quanto sta accadendo a Roma. La discussione sulla riforma della legge elettorale ha preso un percorso inatteso, che preoccupa. Le tensioni interne al PD non possono essere ignorate.

La ragione per cui mi trovo a scrivere apertamente su questo tema è che siamo arrivati ad un momento molto delicato. Come Segretario di Circolo ascolto i disagi e le speranza di molte e molti iscritte/i e simpatizzanti, e proprio oggi ho ricevuto una email da parte di un iscritto che mi manifesta il suo forte disagio per la decisione da parte del Segretario e Premier Matteo Renzi, di sostituire 10 componenti PD nella Commissione Affari Costituzionali, poiché in disaccordo con l’impianto dell’Italicum. Mi chiede se è ancora possibile definire questo partito “democratico”. E lo dice da sostenitore di Matteo Renzi, non da appartenente alla minoranza PD. La cosa che mi rattrista maggiormente è che questo iscritto non intende rinnovare la sua tessera.

Questa vicenda mi ha fatto molto riflettere e come Segretario di Circolo ho una responsabilità diretta per le mie iscritte e i miei iscritti, per i simpatizzanti e le simpatizzanti che partecipano attivamente alla vita del nostro gruppo poiché riconoscono nel nostro modo di fare un qualche cosa di nuovo. Non a caso ci siamo dati regole precise, abbiamo approvato uno Statuto interno e abbiamo improntato la nostra azione politica all’ascolto attivo di chiunque voglia portare un contributo all’attività del gruppo. Questa era ed è la nostra concezione di politica. Per questo spero che le persone deluse da certe scelte politiche fatte a livello nazionale non perdano la fiducia in questo partito, nel nostro sforzo, seppur piccolo, e che rimangano con noi per poter portare avanti una vera battaglia di cambiamento, quello che fino ad oggi non c’è stato.

Ripensando a quanto è accaduto in questi ultimi anni sento il bisogno di dire, con molta onestà, che siamo arrivati ad un momento delicato per il Partito Democratico. Negarlo sarebbe ipocrita. Un momento delicato per la politica in generale, così affannata e incapace di essere credibile e che appare sempre più nociva agli occhi delle persone. Scandali, soprusi, opportunismi e tanta opacità hanno annebbiato lo sguardo di molti, hanno sporcato la fiducia che riponevano in questo partito e ci hanno rinchiuso in un recinto stretto. In quello spazio possiamo gridare tutta la nostra rabbia, ma se c’è un modo di cambiare le cose questo è solo nello stare insieme. Lo scrivevo mesi fa sulle vicende di Mafia Capitale ed oggi lo ripeto, seppur da un’angolazione differente.

Di sbagli ne abbiamo commessi tanti e continuiamo a farne: la minoranza attuale ne ha commessi molti quando era maggioranza, e per certi versi ha continuato a farne anche ora, nel suo ruolo di opposizione interna, spesso intransigente e allo stesso tempo poco comprensibile nei suoi improvvisi “dietrofront”; dall’altra parte la maggioranza attuale che cerca una rivalsa muscolare su questa minoranza e su ciò che ha rappresentato e tutt’ora rappresenta utilizzando anche alleanze trasversali ed esterne al partito stesso.

Quando si ha potere si ha anche responsabilità. Tanto più grande è il potere, tanto più grande sarà la responsabilità che tale persona, o gruppo, dovrà gestire. Non solo onori, ma anche tanti oneri. Nel documento che abbiamo redatto come Circolo PD Berlino sulla “forma partito” e il futuro del PD, abbiamo scritto che il ruolo della dirigenza di un gruppo politico deve essere in primis quello di “creare comunità“, ma non una massa indistinta di volti. No, una comunione di speranze, idee e valori che possano rappresentare un orizzonte comune, un qualche cosa verso cui tendere e che orienta il nostro agire politico. E per fare ciò, tra le altre cose, abbiamo scritto che deve essere in grado di “gestire il consenso non meno del dissenso“. Per non cadere nell’illusione di essere sufficienti a se stessi e di poter fare e disfare alleanze, accordi o progetti senza doverne poi rendere conto a nessuno. Abbiamo ribadito la centralità delle persone e delle loro idee, e questo pensiamo debba valere ad ogni livello.

La figura del Segretario è una figura che deve rappresentare l’unità del partito, deve essere una guida, poiché è questo il senso della leadership, ma è anche soggetta al giudizio imprescindibile dei propri seguaci. E tale leadership può essere più o meno duratura, fin tanto che è efficace e ha consenso, ma passerà come tante altre cose passano. Ciò che resta, invece, è una struttura e quella che chiamo casa. Sì, quello spazio che è stato creato per mettere insieme sensibilità diverse accomunate però da valori e obiettivi simili. Quella casa aveva il nome di Partito Democratico ed oggi viene da chiedersi se questa casa sia ancora capace di accogliere quelle sensibilità. E che tipo di futuro l’aspetta. Se ciò che c’è oggi è ciò che ci aspettavamo, se è peggio o meglio.

Molti hanno deciso di lasciare, e la mia speranza è che queste energie possano ritornare e non andare perse. Altri sono arrivati, certo, ma c’è da chiedersi se hanno davvero il diritto di starci in quella casa e soprattutto se la loro presenza è davvero una comunione nei nostri valori e nei nostri obiettivi o mero opportunismo. Penso, senza troppi giri di parole, alle giravolte in Parlamento e ai vari cambi di casacca. Altri rimangono, caparbiamente, e ogni giorno devono spiegare il perché di tale scelta, portando avanti un progetto che è lo stesso da tempo. Che lavorano silenziosamente per realizzare una Politica diversa.

Non mi sfuggono le criticità. Non mi sfugge che troppo spesso il protagonismo di pochi danneggia la fatica e il gran lavoro, silenzioso, costante, minuzioso e sincero, di tantissimi altri. No, non mi sfuggono queste cose come non sfuggono a tanti altri. Ma avverto la responsabilità di un ruolo, che mi impone non di restare in silenzio, ma di esprimermi, come la democrazia vuole. E nel momento in cui ho accettato questa responsabilità ho anche legato al mio operare la fiducia di molte altre persone. Per questo scrivo questa lettera.

Alla prova di forza, a cui cede chi si sente debole, deve essere sostituita la voglia di confrontarsi serenamente e difendere sempre, ad ogni costo, i valori che hanno fondato la casa in cui ci troviamo e che vogliamo portare avanti con impegno. Sono valori irrinunciabili che definiscono la nostra identità politica e culturale. Fino a quando possiamo esprimerci liberamente e lavorare insieme questa casa sarà ancora la nostra casa e quindi il partito sarà ancora democratico.

A ciascuno di noi spetta il compito di vigilare e di dare forma alle decisioni. Si tratta di un cambiamento di prospettiva o se vogliamo un ritorno a ciò che era inteso questo progetto politico: la partecipazione attiva delle cittadine e dei cittadini, delle democratiche e dei democratici alla vita politica del partito.

Spero quindi che al disappunto e alla delusione, che comprendo, possa seguire la voglia di esserci e di impegnarsi per dare un volto alle speranze e dar loro una sostanza. Abbiamo già delle mura solide, dobbiamo evitare di abbatterle dall’interno e proprio a noi spetta il compito di tenere questo spazio sempre aperto, accogliente e pulito. Un luogo in cui valga la pena essere e in cui venga voglia di entrare.

E naturalmente ognuno si assumerà la responsabilità che gli compete. Alcuni ne hanno un po’ di meno, altri un po’ di più. Noi, iscritte ed iscritti, elettrici ed elettori, faremo in modo che a tali responsabilità non sfugga nessuno. Il Partito Democratico siamo, anche o soprattutto, noi.

In fede

Federico Quadrelli

Segretario Circolo PD Berlino e Brandeburgo

 




Il Circolo PD Berlino interviene su riforma della Legge Elettorale e Forma Partito

Care amiche e cari amici,

il Circolo PD Berlino e Brandeburgo ha redatto due documenti per discutere dei due principali temi del momento:

  • la riforma della legge elettorale, in riferimento nel nostro caso alla Circorscrizione estero,
  • la forma partito

Di seguito trovate i due documenti in formato .pdf da scaricare con le nostre osservazioni. Speriamo di poter contribuire in modo positivo ad un più ampio dibattito, facendo seguito a quanto già fatto da altri Circoli PD in Europa.

Documento “Riforma Elettorale

Documento “Forma Partito

Un caro saluto,

Federico Quadrelli

Segretario Circolo PD Berlino e Brandeburgo




Lettera del Segretario Federico Quadrelli sulla vicenda romana

Care amiche e cari amici,

in questi giorni apprendiamo di un altro caso di malaffare intrecciato con la politica. Roma è oggetto dell’attenzione della magistratura e della stampa per un impressionate caso di corruzione che coinvolge personaggi del mondo dello spettacolo e della politica, da destra a sinistra. E che, purtroppo, riguarda anche un importante pezzo del PD romano, ora commissariato dal Presidente del PD Matteo Orfini su decisione del Segretario PD Matteo Renzi.

La situazione è davvero sconcertante. Ritengo che sia fondamentale, da parte del Partito Democratico, agire con rapidità per fare chiarezza. Esprimo una forte rabbia e una profonda preoccupazione perché vicende come queste, così come i casi di Expo e di Venezia, tra gli altri, minano ancora di più la fiducia che le gente ha nei confronti della Politica, dei politici e nello specifico del nostro Partito. La fiducia è una superficie fragile che una volta incrinata non si recupera facilmente. In un clima generale di alta sfiducia e disaffezione tutto questo è ancora più grave e ci deve far riflettere.

Le persone disoneste purtroppo esistono e non hanno colore politico. Ciò che è importante è individuarle e fare in modo che non possano danneggiare chi, invece, con dedizione, passione e onestà dedica la propria vita alla collettività.

La magistratura farà il suo lavoro, come sempre. E come sempre attendiamo gli esiti delle indagini per poterci esprimere in merito alla colpevolezza di questo o quel personaggio. Spero che le posizioni delle persone del nostro partito vengano al più presto chiarite e che venga fugato ogni minimo dubbio di una qualche co-responsabilità in questa vicenda. Me lo auguro anche per tutti gli altri coinvolti a prescindere dall’appartenenza di partito.

La buona Politica deve essere fatta da persone che seppur divise da idee e ricette sui vari problemi siano, invece, unite dalla stessa dose di onestà, impegno e passione.

A coloro che leggendo queste notizie o ascoltandole in tv e in radio, o sul web, pensano di poter dire: “ecco, le solite cose, sono tutti uguali” voglio dire che sbagliano. Se queste vicende che coinvolgono pochi individui vengono generalizzate, si compie una grave ingiustizia nei confronti di coloro che si impegnano onestamente e che credendoci sacrificano molto della propria vita, del proprio tempo, delle proprie energie. Si compie una forte ingiustizia nei confronti di chi lavora, in silenzio e lontano dai riflettori, davvero per il bene di tutti.

Per questa ragione sento il bisogno di parlare a tutti coloro che negli anni hanno deciso di “farsi da parte”. Che hanno deciso di non partecipare più alla vita politica, da attivisti, simpatizzanti o elettori ed elettrici: non lasciate che queste notizie facciano venire meno la vostra voglia di partecipare e di fare. Anzi, pensate che proprio perché ci sono questi casi, la vostra presenza, il vostro controllo, la vostra voglia di giustizia e onestà, serve ora più che mai!

Siate presenti e partecipate con noi per poter cambiare in meglio questo partito e il sistema nel suo insieme.Non lasciate che a partecipare siano poi solo coloro che hanno interessi particolari da difendere, per se stessi. Partecipate in ogni modo che vi è possibile, per non lasciare in mano a chi non lo merita il vostro stesso destino.

Con preoccupazione, ma fiducia

Federico Quadrelli

Segretario Circolo PD Berlino




I candidati alle Primarie del PD

primarie pd