1

Il Partito Democratico e l’impegno nel nuovo governo Draghi

LA FIDUCIA AL GOVERNO DRAGHI E LE PROSPETTIVE DI QUESTA NUOVA MAGGIORANZA

21 febbraio 2021

La decisione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di dare un incarico a Mario Draghi per formare un governo “che non si riconosca in nessuna formula politica” ha imposto alle forze politiche di trovare un accordo al di là delle divergenze ideologiche.
Non ci nascondiamo che un governo appoggiato da forze politiche tanto distanti, come il Partito Democratico e la Lega, sia per noi militanti difficile da accettare. Si tratta di una richiesta fatta dal Capo dello Stato per far fronte a una crisi di governo che era priva di ogni fondamento e dunque non necessaria, in un tempo di pandemia globale e grave disagio per milioni di italiane ed italiani.
Abbiamo seguito con apprensione l’evolversi di questa situazione nelle scorse settimane, ma abbiamo maturato la convinzione che il PD non potesse tirarsi fuori da questo governo lasciando nelle mani di una probabile maggioranza politica antagonista i progetti faticosamente scritti per il Next Generetion Plan.
La Direzione Nazionale è stata convocata per due volte e dopo una discussione sono stati votati all’unanimità, la relazione del Segretario Nicola Zingaretti, che indicava la via del sostegno al governo con i partner della coalizione archiviata dallo strappo di Italia Viva – ossia LeU e M5S – e l’appoggio ufficiale al nascente governo Draghi.
Il cambiamento repentino della Lega, che si è ora detta disponibile a sostenere progetti di chiaro stampo europeista è, a prescindere dalla genuinità della scelta, positivo per gli obiettivi che dobbiamo raggiungere.
In occasione della comunicazione al Senato, il Premier incaricato Mario Draghi ha ribadito, tra i molti punti sollevati che qui non possiamo richiamare nella totalità, quattro cose fondamentali: (1) il pieno riconoscimento del governo nei valori europei e la collocazione atlantica delle relazioni internazionali; (2) l’irreversibilità dell’appartenenza al progetto europeo e all’Euro, (3) il fatto che “le missioni potranno essere rimodulate e riaccorpate, ma resteranno quelle enunciate nei precedenti documenti del Governo uscente” – questo a sostegno del lavoro fatto dai nostri ministri nel Conte-Bis, Gualtieri, Amendola e Provenzano, ed infine (4) impegno a investire oculatamente e al meglio le risorse disponibili, soprattutto quando questo significa un aumento sensibile del debito pubblico: “Ogni spreco oggi è un torto che facciamo alle prossime generazioni, una sottrazione dei loro diritti”.
Noi manteniamo la nostra linea politica e valoriale, e consolidiamo l’accordo Leu-M5S-PD con la creazione di un intergruppo che è diretta e coerente conseguenza di quanto votato dalla Direzione Nazionale. Per un coordinamento politico in Parlamento più efficace e forte per contrastare i contraccolpi che, siamo sicuri, arriveranno dalla destra.
Il Partito Democratico, però, dovrà focalizzarsi sui contenuti, per dare l’indirizzo politico di questa all’alleanza, senza dare adito a timidezze o tentennamenti. Le priorità sono certamente:
• la gestione della pandemia Covid19 e la protezione delle fasce sociali più deboli,
• il successo del Next Generation EU con programmi d’investimento volti allo sviluppo sostenibile in un quadro in cui la tutela ambientale sia leva di sviluppo economico;
• l’aumento della popolazione attiva, molto bassa in Italia, dando slancio all’occupazione, soprattutto investendo sulle donne e sulle aree più in difficoltà del paese;
• forte impegno nello sviluppo delle infrastrutture con particolare riguardo al digitale, energia e trasporti
• massima attenzione al miglioramento del funzionamento dello stato, premessa fondamentale per sviluppo futuro del paese, attuando in particolare attese riforme della giustizia e della pubblica amministrazione;
• lotta per la legalità con particolare riferimento al lavoro di contrasto alla corruzione e ai fenomeni mafiosi che tanta parte hanno nel compromettere lo sviluppo del Paese;
• massiccio investimento di idee e risorse nel mondo della scuola, dell’università, della ricerca scientifica;
• riforma e rafforzamento della sanità con un nuovo slancio sulla medicina territoriale;
• La riforma della legge elettorale in senso proporzionale con uno sbarramento al 5%; sul modello tedesco e contestualmente una legge sui partiti;
• Una riforma della fiscalità, affinché sia più progressiva e in senso distributivo per non aumentare il peso fiscale, perseguendo anche una riduzione del cuneo per aiutare il sistema produttivo.

A tale scopo, come comunità di democratiche e democratici abbiamo sentito il bisogno di confermare il nostro appoggio alla linea del Partito Democratico e del Segretario Nicola Zingaretti.
Il PD deve fare ancora molti passi in avanti per migliorare ed evolvere. Restano aspetti contradditori che è necessario ed urgente affrontare. Per questo, assieme al nostro appoggio, indichiamo alcuni temi su cui speriamo a breve il Partito voglia confrontarsi ispirandosi a principi di apertura e dialogo:
• il ruolo delle donne nel partito e lo sviluppo del concetto di parità, da non intendere come una mera ripartizione matematica, ma come rivoluzione culturale profondo;
• il ruolo della militanza attiva e la possibilità di avere una reale formazione politica, anche per rendere le posizioni contendibili sul piano dell’impegno, della storia di ciascuna e ciascuno e delle competenze e capacità
• il ruolo dei giovani, nel partito e nella società, sempre oggetto e mai soggetto delle politiche;
• un rafforzamento della cooperazione internazionale tra partiti fratelli per dare uno slancio alla socialdemocrazia europea ora in sofferenza ed, infine,
• una riflessione interna profonda, che non può essere intesa come mero scontro per cambiare una leadership. Parliamo di cosa vogliamo fare, di come lo vogliamo fare e di quale alternativa possiamo costruire, insieme, come comunità, per sconfiggere le destre.

Circolo PD Berlino e Brandeburgo

 

Scarica l’articolo in pdf

____

Fonte immagine: Huffington Post https://www.huffingtonpost.it/entry/giuramento-del-governo-draghi-perfetti-sconosciuti_it_6027ccf2c5b680717ee80000




Gli interventi in Italia e in Germania contro il Covid19 per la ripresa economica

Abbiamo creato un gruppo di lavoro congiunto che ha elaborato un documento d’analisi economica che abbiamo avuto il piacere e il privilegio di discutere lunedì 21 dicembre 2020 con Emanuele Felice, responsabile nazionale del Partito Democratico. Questo incontro ci ha permesso di raffinare l’analisi e d’integrare il tutto con una riflessione politica. Di seguito il PDF del documento economico-politico che mettiamo a disposizione della comunità del PD nel mondo.

 

Fonte immagine: https://www.ispionline.it/sites/default/files/styles/evidenziato-home/public/field/image/conte-merkel.jpg?itok=UhXECnYX




1° dicembre 2020, Giornata Mondiale contro l’AIDS e cinquantesimo anniversario della legge sul divorzio in Italia

Oggi in data 1° dicembre 2020 si celebra la Giornata Mondiale contro l’AIDS nonché il cinquantesimo anniversario dell’approvazione della legge sul divorzio. Le due ricorrenze coincidono annualmente, anche se sono figlie di due situazioni diverse. La legge italiana sul diritto di aborto, la Fortuna-Baslini, è il frutto di campagne femministe e del movimento del Sessantotto. L’istituzione di una giornata per ricordare le vittime mietute dall’AIDS nel 1988 è il frutto di una cooperazione fra governi impegnati a fronteggiare un’emergenza sanitaria, con caratteristiche diverse, ma similmente emergenziali rispetto all’attuale situazione.

In particolar modo, la piaga dell’AIDS ha colpito sproporzionalmente società e contesti già emarginati al momento della diffusione capillare del virus. Di fatto, l’HIV si diffonde maggiormente in paesi in via di sviluppo dove l’accesso a misure di contraccezione è più difficoltoso e/o manca l’informazione a riguardo. Un simile discorso andrebbe fatto per le gravidanze indesiderate, anch’esse il risultato prevedibile di mancate campagne d’informazione ed emancipazione femminile.

In tale data, è importante ricordare come il diritto alla salute in entrambi i casi può essere garantito offrendo alle persone la possibilità di proteggersi sessualmente, senza che incidano differenze economiche. Si può fare di più: nello specifico, offrire strumenti fisici o chimici (‘pillola’, PrEP, ecc.) per arginare il problema, dal punto di vista della tutela dell’individuo e della sua salute.

Il Partito Democratico si impegna a favorire politiche di scolarizzazione sessuale e affettiva, anche sui sopraccitati temi. Un problema emerso a più riprese è la propaganda politica portata avanti da soggetti che non hanno a cuore la vita e il destino delle persone che dichiarano di voler proteggere. In tal senso, il PD riconosce il diritto dell’individuo all’autodeterminazione e alla salute, come riconosciuto dagli articoli 3 e 32 e della nostra Costituzione, e a rimuovere eventuali ostacoli alla realizzazione della persona.

Alberto Vettese

Vicesegretario e Resp. Comunicazione

———-

Fonte immagine: https://www.investireoggi.it/fisco/wp-content/uploads/sites/6/2020/10/bonus-anti-aborto-640×342.jpg

 

 

 

 




Parere sulla riforma della politica agricola comune (PAC)

Dopo anni di dibattiti e promesse di riforma della PAC dell’Unione Europea, le posizioni del Consiglio Agricoltura dell’UE e del Parlamento Europeo per i negoziati finali del trilogo con la Commissione dimostrano una assoluta mancanza di volontà di rendere la PAC più equilibrata e sostenibile dal punto di vista sociale. Come in precedenza, la maggior parte dei sussidi agli agricoltori dovrebbe essere distribuita esclusivamente sulla base delle dimensioni della superficie coltivata. Al contrario, l’eccessiva concimazione, la protezione delle acque sotterranee, la mortalità degli insetti e degli uccelli e la diffusa capitolazione delle piccole e medie aziende agricole al mercato e alle condizioni di lavoro miserabili giocano solo un ruolo minore.

Sosteniamo gli appelli contro un “ulteriormente così” (#Ritiro del PAC) e per un coraggioso cambiamento nella politica agricola dell’UE e chiediamo alla Commissione di collegare la politica agricola con il Green Deal. Nel Green Deal, la Commissione e le istituzioni dell’UE promettono di rendere il nostro continente rispettoso del clima e sostenibile. Quest’anno è stata lanciata anche la strategia per la biodiversità. Il fatto che la politica agricola, che rappresenta circa il 30% del bilancio dell’UE, non venga fondamentalmente riformata in un simile contesto contraddice le precedenti dichiarazioni e priva la politica di qualsiasi credibilità. Siamo particolarmente delusi dalla proposta avanzata dalla Presidenza tedesca in Consiglio.

Anche il Parlamento europeo ha adottato la sua posizione il 23 ottobre. Anche se la maggioranza del gruppo S&D lo ha sostenuto con i liberali e i conservatori, una parte considerevole ha deciso di non farlo perché non si sono potuti introdurre sufficienti miglioramenti. Ringraziamo loro per la loro fermezza a sostegno di un Europa piú verde. Notiamo con delusione che il gruppo PD non è da enumerare tra i parlamentari sopra detti ed auspichiamo ad un ripensamento della posizione presa

Chiediamo inoltre alla Commissione di ritirare la proposta della vecchia legislatura e di presentarne una nuova che soddisfi gli obiettivi del Green Deal.

 

Arturo Winters

Circolo PD Berlino e Brandeburgo

 

—————————————————————————————————————————

Tradotto in parte da un analogo documento redatto in tedesco con il sostegno di deepl.




Smart working: diritto o rivoluzione?

Una riflessione politica

di Alberto Vettese e Valentina Piacentini

 

 

Questa riflessione nasce come reazione alla notizia di una proposta in seno ad analisti della Deutsche Bank, secondo cui per poter rimediare ai buchi fiscali dovuti a minor gettito causa covid, è possibile intervenire gravando sui lavoratori le cui attività in questo periodo si svolgono in home office. Si parla concretamente di un’imposta “di solidarietà” a sostegno di coloro che sono rimasti fermi o quasi dall’inizio dell’epidemia e la cui attività lavorativa non può essere dislocata ed esercitata in remoto, ossia da casa.

A nostro parere, una proposta di questo tipo è miope, per una serie di ragioni. La prima è una questione di errore “nei termini”: far passare il messaggio che i lavoratori in smart working siano le “nuove galline dalle uova d’oro” è sbagliato ed ingiusto. Sbagliato, perché questi fronteggiano nuove spese e devono lavorare spesso con mezzi propri, consumando risorse che non vengono rimborsate (elettricità, riscaldamento, banda internet ecc…). È la logica dei rider che lavorano per compagnie come Uber Eat, Lieferando, ecc. Categoria che come è stato dimostrato, viene sfruttata, a cui non vengono riconosciuti diritti e che si trova in una posizione contrattuale fragile. Le minori spese per i pasti evitati ai bar o per i consumi non devono venir date per scontate: nelle fasce più deboli il pranzo e i pasti vengono preparati a casa e come Berlino dimostra, c’è chi si muove in bicicletta per far respirare il portafoglio (e l’ambiente).

È inoltre ingiusto fare leva fiscale sui lavoratori in remoto perché sarebbe una “soluzione sbagliata” ad un problema di sistema che sta emergendo solo adesso con la crisi del coronavirus. Il Partito Democratico è sensibile ad istanze di tema ambientale e si fa portavoce di soluzioni europee ed iniziative internazionali, come gli accordi di Parigi sul clima. Lo smart working ha permesso all’Italia di compiere un balzo in avanti ed avvicinarsi a medie di flessibilità lavorativa simili a paesi del Nord Europa. Come spesso accade, il nostro paese si avvicina ai suoi “competitor” in ritardo e dietro costrizione, vedi la condanna di Strasburgo all’Italia nel 2015 per mancata legiferazione sulle unioni civili. Un’occasione epocale che ci permette di tagliare consumi non necessari – spese fuori casa, consumo di carburante ecc. – viene fraintesa e vista come “il problema”, quando si tratta di una soluzione, non l’unica, al problema del riscaldamento climatico.

Il mondo ha bisogno di soluzioni intelligenti, l’Italia, pure. Un lavoro più flessibile, un rapporto lavorativo meno gerarchico e più improntato al raggiungimento di obiettivi prefissati, un maggiore equilibrio fra vita familiare e lavoro. La pandemia ci sta insegnando a reinventarci in maniera intelligente: diciamo di sì agli aspetti positivi di questa crisi globale, ma rispediamo al mittente richieste astratte e che pesano sul cittadino medio (e dipendente), notoriamente già obiettivo di attenzioni fiscali. Come viene fatto notare dagli autori di questo articolo, la solidarietà viene spesso compresa come “intraclasse”, anziché redistributiva. Un po’ il contrario di quello che si prefissa il PD, e che, in un contesto nel quale si porta avanti la Tobin Tax e mentre si considera di tassare le macchine – i mezzi di produzione, non il lavoro – si rimane perlomeno perplessi di fronte a finte proposte redistributive, di comodo.




Riflessioni politiche sugli esiti del referendum e delle elezioni regionali 2020

Il risultato del Referendum non lascia dubbi: il sì vince con una schiacciante maggioranza, in Italia come nella circoscrizione estero. Complessivamente il dato è 69,96% a favore ed il 30,04% contrario. A livello di elezioni regionali abbiamo un “pareggio” dal punto di vista matematico con tre regioni al centro-destra e tre regioni al centro-sinistra. Il dato politico, però, è un altro. Di seguito due riflessioni generali e qualche idea per le prossime azioni che, secondo me, andrebbero intraprese:

REFERENDUM COSTITUZIONALE, VINCE IL SI

Lo scontro che si è consumato tra difensori del sì e del no ha messo in secondo piano il nodo centrale della questione. La riduzione del numero di elette/i non era un tabù, il punto riguardava le conseguenze che questa riforma avrebbe avuto nel nostro attuale sistema.

In tanti hanno fatto riferimento alla Germania che, nonostante una più grande popolazione, ha un numero di elette/i inferiore. La realtà è che il numero di membri del Bundestag è fissato con un “minimo”. Il numero varia, infatti, da legislatura a legislatura per via di alcuni aggiustamenti tecnici dovuti alla modalità di funzionamento la legge elettorale. La base minima è di 598, ma ad oggi, per esempio, ci sono 709 seggi al Bundestag.

C’è da dire un’altra cosa, la Germania ha una legge elettorale particolare e che funziona da anni senza che un colore politico per capriccio l’abbia snaturata, e ha una legge sui partiti che impone regole comuni chiare anche sulla modalità con cui si selezionano le candidature. Questi sono i due elementi fondamentali del modello tedesco, cosa che in Italia non accade per più di una ragione:

(1) le segreterie dei partiti vogliono massima libertà di scelta nelle liste, così a determinare le candidature non sono le assemblee di partito, ma i leader (cf. esperienza PD del 2018 e relative polemiche);

(2) i criteri dominanti sono quelli economici – hai soldi per farti una campagna elettorale, visto che il finanziamento pubblico non c’è più, sì/no? – e quindi tra simpatie, amicizie e disponibilità economiche la rappresentanza è sempre un po’ menomata, su 945 elette/i era un po’ più complicato, su 600 ora sarà decisamente più semplice. Per questo, servono due interventi rapidi ed urgenti per evitare che si creino ulteriori sbilanciamenti nella rappresentanza democratica, visto che ora i processi di selezione delle candidature di democratico hanno poco o nulla.

Nella circoscrizione estero il voto a favore del sì è stato ancora più forte che in Italia. I dati dicono che ha votato a favore il 78,24% contro un 21,76%. Questo nella consapevolezza – o forse no – che per l’estero la rappresentanza sarà letteralmente dimezzata. Non dirò troppo su questo, perché vivendo la realtà delle italiane e degli italiani all’estero, dovrei scrivere parecchio. Mi limito a due osservazioni:

(1) l’incapacità delle strutture di partito all’estero di arrivare all’elettorato, probabilmente, in forte espansione, ma con esigenze sempre più diversificate e che non rispondono più ai modelli del passato, anche in tema di rappresentanza;

(2) la scarsa qualità di elette/i che negli anni abbiamo, dall’estero, mandato in Parlamento, che non hanno curato evidentemente relazioni, se non per i propri interessi personali. Cito solo un caso: il Senatore Razzi, un’icona trash, e un tributo all’incapacità e al senso di ridicolo. Ma la realtà delle comunità italiana all’estero è molto di più, e meritava una rappresentanza di maggiore qualità e serietà.

In conclusione, il Partito Democratico ha adesso un compito molto importante da portare a termine, ossia la realizzazione delle riforme istituzionali necessarie a rendere il sistema politico italiano efficiente, democratico e serio:

(1) discussione di una legge elettorale che tenga insieme governabilità e rappresentanza come principi base e congiunti: una componente eletta su collegi non grandi sul modello uninominale secco e una componente proporzionale con sbarramento non inferiore al 4%, per evitare la dispersione e il fatto di trovarsi 1-2 rappresentanti di questa o quella formazione in un potenziale mercato delle vacche; cosa che sappiamo essere già accaduta. Se seguiamo il sistema tedesco le proporzioni sono 50% uninominale e 50% voto proporzionale alle liste bloccate;

(2) discussione di una legge sui partiti che imponga un certo set di regole comuni, per chi vuole legittimamente partecipare alle competizioni elettorali. In Italia va di moda fare carrozzoni elettorali che durano il tempo di raccogliere voti, per poi implodere. Non c’è accountability tra eletti e propria circoscrizione, e in troppi agiscono svincolati da quella che è una logica di partito. La qualità della democrazia è la vera posta in gioco di tutto questo, quindi serve necessariamente una legge che dia ai partiti, che ne sono gli strumenti, la forma adeguata: imporre che le selezioni avvengano tramite competizioni interne a livello di circoscrizione, dove il livello nazionale non debba intervenire per piazzare i propri nomi, ma che le candidature siano espressione dei territori e che abbiano l’ok delle rispettive assemblee territoriali e/o regionali. Con un voto chiaro per ogni posto in lista. E senza eccezioni: deve accadere nel PD, come nel M5S o in FdI. Questa è la logica.

REGIONALI 3:3, MA IL PD NE ESCE RAFFORZATO, LA LEGA MENO

Il dato politico è molto chiaro: il PD, partito che doveva scomparire secondo alcuni, non solo è vivo e vegeto, ma combatte e porta a casa discreti risultati politici nonostante le scissioni del passato ed i tentativi maldestri di alcune formazioni politiche che si dicono essere alleate (M5S-Italia Viva o +Europa) e che poi si candidano contro, con un effetto chiaro: favorire le destre.

Il M5S resta sui livelli territoriali quasi inesistente, segno che negli anni non si è radicato minimamente. A livello nazionale è in caduta libera, ma mantiene quella % che gli garantisce – o garantirebbe, se la cosa regge – di essere partner di minoranza in un governo di coalizione.

Italia Viva, che doveva essere faro di un eventuale terzo polo liberale con Azione di Calenda e +Europa di Bonino, incontra la realtà: irrilevante. In Puglia, dove mette un nome di peso di livello nazionale, Scalfarotto, tenta di sgambettare Emiliano. Il risultato è che IV in Puglia raccoglie l’1% e Scalfarotto l’1,6% e va peggio in Veneto dove non ha lo 0,7%. Ottiene risultati migliori nelle coalizioni: 4,4% in Toscana, dato comunque deludente se si pensa al fatto che lì ha la base Matteo Renzi, e in Campania dove invece spopola, anche grazie al fatto che sul logo ha scritto DE LUCA.

Il PD è il primo partito in Toscana (34,71%), in Campania (16,97%), in Puglia (17,28%) e anche in Liguria (19,8%), nonostante la sconfitta. In Veneto è il secondo partito (12%). Di fatto, il PD è l’unico partito che può rappresentate in modo concreto un’alternativa alle destre in Italia. Ed è senza ombra di dubbio il perno delle coalizioni del centro-sinistra. Non c’è nessun’altra formazione in grado di garantire tutto questo. I risultati negativi di IV, Azione e +Europa in molti contesti locali e regionali può spingere elettrici-elettori di quelle formazioni a “tornare” verso il PD. Sarà compito del PD trovare gli argomenti giusti. Ci tengo a dirlo: con zero interesse per i leader di quelle formazioni, altrimenti si creerebbero, di nuovo, tensioni nocive.

La Lega non è andata bene. Ottiene % irrisorie in Campania (5,55%) e in Puglia (9,58%) dove è superata da FdI della Meloni, il partito che credo più di tutti nella destra ha guadagnato e si è consolidato sui territori. Infatti, è al 12,6% in Puglia e al 5,97% in Campania. Irrilevante Forza Italia ormai. In Liguria è la lista Toti a raccogliere il maggior numero di voti. Seguono la Lega al 17% secondo partito e FdI al 10,8%. In Veneto accade un fatto interessante: la Lega è al 16,91%, un risultato non brillante, FdI al 9,55%. La lista Zaia, invece, ottiene il 44,58%. Potrebbe essere un modo per Zaia di imporsi nella leadership nazionale. Su questo torneremo. Infine, in Toscana la Lega ottiene il 21,78% dei voti, secondo partito in regione seguito da FdI al 13,5%.

In conclusione, abbiamo un quadro politico molto variegato, ma le tendenze sono essenzialmente tre:

(1) si consolida l’area di centro-sinistra attorno al Partito Democratico, unica forza capace di rappresentare un’alternativa per le destre e che possa garantire un governo al paese. Si tratta di un successo non da poco per il PD, un partito che in tanti hanno cercato di annichilire, evidentemente senza successo. Significa anche che il progetto del PD mantiene il suo senso e può aspirare a crescere laddove l’astensione è stata alta, per evitare che quelle elettrici ed elettori diventino terreno di conquista per i populismi e le destre. Infine, si tratta di una vittoria per Zingaretti che consolida la sua leadership nel PD.

(2) si consolida la destra nazionalista di Meloni, che diventa componente determinante delle coalizioni di centro-destra. La Lega resta forte, mentre Forza Italia è ormai sbiadita. Si tratta di un blocco purtroppo maggioritario in termini % a livello nazionale, ma il crollo della Lega dal 2019 ad oggi è positivo. In un’eventuale campagna elettorale una vittoria delle destre non è più tanto scontata.

(3) il M5S resta l’ago della bilancia, a cui certamente il PD guarda e dovrà guardare per poter creare una coalizione di governo. Resta però un movimento inesistente sui territori e sempre più debole a livello nazionale. Per il suo bene, dovrebbe dare un cambio radicale alla sua dirigenza nazionale. Di Maio rappresenta un problema per il M5S, se non lo comprendono, andranno sempre peggio.

 

Articolo su Formiche.net di Federico Quadrelli. Link: https://formiche.net/2020/09/referendum-regionali-due-idee-domani/

Fonte fotografia: Ministero dell’Interno https://www.interno.gov.it/sites/default/files/styles/larghezza_pagina/public/2020-08/speciale_elezioni_2020.png?itok=eRpkcBGG




Berlino vara la legge contro le discriminazioni. Intervista a Clara West, Vicepresidente del gruppo SPD all’Abgeordnetenhaus

Viene riportata la traduzione in italiano dell’intervista. Clicca qui per la versione in entrambe le lingue (originale tedesco e traduzione italiana).

 

(1) Berlino ora ha una legge statale (a livello di Land) contro le discriminazioni, di cosa si tratta?

Fondamentalmente, dovrebbe contribuire a garantire che nessuno sia discriminato sulla base dell’origine etnica, del sesso, di una descrizione razzista o antisemita, della religione e delle convinzioni personali, della disabilità, dell’età, della lingua, dell’identità sessuale e di genere, di malattie croniche o dello stato sociale. Finora esisteva solo la “Legge generale sulla parità di trattamento” (AGG), una legge federale che prevede una protezione corrispondente solo nei rapporti giuridici privati e nella vita lavorativa. A ciò si aggiunge ora la legge statale contro la discriminazione (LADG), che consente di chiedere il risarcimento dei danni contro lo Stato di Berlino in caso di discriminazione da parte delle autorità.
(2) Perché era necessaria?  Berlino non è la città più aperta della Germania?

Anche una città liberale come Berlino non è mai “libera dalla discriminazione”. Gli atteggiamenti che portano alla discriminazione sono in definitiva in tutti noi. La differenza sta poi nel modo in cui tutti noi la affrontiamo e nelle opportunità che le vittime di discriminazione hanno di agire contro di essa.

 

(3) Quali sono le questioni fondamentali di questa legge?

Le persone che sono discriminate hanno ora maggiori possibilità di tutela legale e possono quindi far valere meglio i loro diritti. Esiste una richiesta di risarcimento danni e d’indennizzo senza colpa nei confronti del Land. Poiché la discriminazione è di solito molto difficile da provare, le prove vengono fornite mediante l’accertamento dei fatti, ossia se la persona interessata può dimostrare in modo credibile di essere stata discriminata, l’autorità competente deve giustificarsi ed è obbligata a confutare l’accusa. Inoltre, le associazioni riconosciute contro la discriminazione hanno il diritto d’intentare azioni collettive ed è stato istituito un ufficio del difensore civico. Non vi è alcuna responsabilità personale degli agenti di polizia o di altri dipendenti delle autorità, lo Stato è sempre responsabile.

 

(4) Come possiamo rendere Berlino più tollerante e solidale?

Naturalmente, la legge antidiscriminazioni da sola non risolverà il problema. È importante che ci siano questi progressi della politica, ma: la tolleranza e la solidarietà non possono essere semplicemente decise, ma fanno parte di una buona cooperazione alla quale ognuno di noi contribuisce. Questo inizia sempre da noi stessi, per esempio riconoscendo che nessuno è perfetto e che la tolleranza ha qualcosa a che fare con l’autoriflessione. E inoltre, che si comprenda che la nostra libertà individuale è sempre legata alla libertà del nostro prossimo.




Covid-19: Le sfide della pandemia alla politica

Fonte immagine: EFSA (http://www.efsa.europa.eu/sites/default/files/styles/news_individual_node_image/public/news/coronavirus.jpg?itok=rcHd1BLN)

 

I Circoli PD Berlino e Brandeburgo e PD Scandinavia hanno cooperato nell’organizzazione di una serie di eventi dedicati al coronavirus, incluse le sue conseguenze sulla società e dunque di quali strategie abbiamo bisogno per poter pensare ad una ripartenza post-virus. Qui trovate il report stilato dai Segretari dei rispettivi circoli, Federico Quadrelli ed Elena Raffetti.




Analisi critica del DL 22

Clicca qui per leggere la riflessione e analisi critica di Tiziana Corda per il Circolo PD Berlino e Brandeburgo sul decreto legislativo 22 del Ministero dell’Istruzione.




Approfondimento: cos’è il MES, Meccanismo Europeo di Solidarietà

L’European Stability Mechanism (ESM, o MES se si usa l’acronimo italiano) è uno strumento creato nel 2012 come creditore di ultima istanza per 19 paesi dell’Eurozona. Il MES, insieme al programma di acquisti di titoli di stato della Banca Centrale Europea (BCE), rappresenta la principale eredità della crisi dei debiti sovrani del 2010-12. Esso sostituisce l’ESFS, un veicolo provvisorio creato per fornire crediti di emergenza a tassi d’interesse tollerabili per la Grecia. A differenza di quest’ultimo, che rappresentava in tutto e per tutto una soluzione improvvisata per dare ossigeno alle finanze elleniche, il MES è integrato nella più ampia architettura istituzionale europea, essendo stato aggiunto tramite emendamento al Trattato di Lisbona (pur rimanendo un’istituzione puramente intergovernamentale).

Il Meccanismo agisce in totale autonomia, beneficiando di ben 700 miliardi di euro in liquidità trasferiti dagli stati sottoscrittori (di cui attualmente 431 miliardi sono a disposizione per nuovi prestiti). Questo è particolarmente importante perché i fondi del Meccanismo non sono quindi finanziati tramite l’emissione di debito dei paesi dell’Eurozona.

Il Board of Governors del MES è composto dai ministri delle finanze dell’eurozona, ognuno con il diritto di nomina di un direttore assegnato al board of directors amministrativo. Nelle sue operazioni il MES rappresenta quindi l’espressione delle priorità dei paesi membri dell’area euro. Tuttavia, legalmente e nei fatti, il MES è anche tenuto a una stretta collaborazione istituzione con partner quali l’ECB e la Commissione Europea, le quali sono coinvolte sia nell’elaborazione che nell’implementazione di specifici pacchetti di credito. I programmi del MES possono essere elargiti sia a stati membri (come la Grecia o Cipro), sia a istituti bancari (come è avvenuto nel caso spagnolo).

Le decisioni all’interno del MES vengono prese all’unanimità. In caso di emergenza decisioni possono essere adottate con 2/3 dei voti favorevoli (con un quorum del 80%). A causa dei diversi livelli di contribuzione dei paesi firmatari, che determinano il numero di voti, Germania, Francia e Italia detengono de facto un diritto di veto.

Le linee di credito del MES sono riservate ai paesi firmatari del Fiscal Compact e sono “condizionali”, cioè devono essere accompagnate da una serie di politiche da parte del debitore che garantiscano la restituzione dei fondi richiesti. La negoziazione delle condizionalità è affidata alla Commissione Europea “in liaison con la BCE”. Di massima, la condizionalità può prevedere sia profondi aggiustamenti macroeconomici, sia il semplice rispetto delle norme che hanno permesso l’accesso ai fondi in primo luogo. La condizionalità può variare a seconda delle circostanze ed è stabilita da un Memorandum of Understanding (MoU) firmato dal paese debitore e dal MES.

Nel processo di ratifica del MES, i parlamenti nazionali sono stati coinvolti in diverse maniere, influenzando il funzionamento del Meccanismo. Analisi empiriche, in particolare, rivelano che il coinvolgimento delle assemblee nazionali ha portato ad un’evidente politicizzazione dello strumento, sottraendolo in parte alla semplice logica di stabilizzazione macroeconomica e trasformandolo in un oggetto di contesa domestica. Questa politicizzazione, inoltre, è avvenuta in maniera asimmetrica: alcuni parlamenti hanno percepito il proprio ruolo in maniera molto più marcata di altri. Ciò è evidente nel dibattito italiano e greco, dove l’imposizione di intraprendere determinate riforme come da MoU è vista come un limite alle decisioni di governi democraticamente eletti, ma anche nei paesi creditori come la Germania. Qui, il trattato e il trasferimento dei fondi sono stati recepiti tramite una legge apposita (ESMfG): toccando le competenze budgetarie del parlamento, infatti, il Bundestag ha il diritto e dovere di essere coinvolto nei processi decisionali del MES, attraverso un voto della commissione budgetaria o della plenaria. Anche sui mercati finanziari, la richiesta di credito al MES è associata a un certo livello di stigma economico perché segnala fragilità dei conti e delle future prospettive del paese. Una recente proposta prevede la diminuzione di questo problema di percezione  tramite la richiesta di accesso (senza necessario prelievo) ai fondi del MES da parte di tutti i 19 paesi firmatari.

Autore: Michelangelo Freyre

 

Fonti:

Bardutzky, Samo. “Constitutional Courts, Preliminary Rulings and the ‘New Form of Law’: The Adjudication of the European Stability Mechanism.” German Law Journal 16, no. 6 (December 2015): 1771–90. https://doi.org/10.1017/S2071832200021337.

Bénassy-Quéré, Agnès, Markus K. Brunnermeier, Henrik Enderlein, Emmanuel Farhi, Marcel Fratzscher, Clemens Fuest, Pierre-Olivier Gourinchas, et al. “Euro Area Architecture: What Reforms Are Still Needed, and Why.” VoxEU.Org (blog), May 2, 2019. https://voxeu.org/article/euro-area-architecture-what-reforms-are-still-needed-and-why.

Deutscher Bundestag. “Deutscher Bundestag – Mitwirkungsrechte des Deutschen Bundestages.” Accessed April 1, 2020. https://www.bundestag.de/europa_internationales/eu/mitwirkungsrechte.

European Council. “Treaty Establishing the European Stability Mechanism (ESM),” n.d. Wikisource.

Höing, Oliver. “Asymmetric Influence: National Parliaments in the European Stability Mechanism.” Universität zu Köln, 2015.

Minenna, Marcello, and Dario Aversa. “A Revised European Stability Mechanism to Realize Risk Sharing on Public Debts at Market Conditions and Realign Economic Cycles in the Euro Area.” Economic Notes 48, no. 1 (2019): 12118. https://doi.org/10.1111/ecno.12118.

Smaghi, Lorenzo Bini. “Corona Bonds – Great Idea but Complicated in Reality.” VoxEU.Org (blog), March 28, 2020. https://voxeu.org/article/corona-bonds-great-idea-complicated-reality.

“Snapshot.” Accessed April 1, 2020. https://www.bundestag.de/europa_internationales/eu/mitwirkungsrechte.

 

Fonte immagine: Il Sole 24 Ore, https://www.ilsole24ore.com/art/mes-cos-e-e-come-funziona-fondo-salva-stati-ACGaaC2