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Il Circolo si rinnova

In data 6 dicembre 2021 si è giunti a scadenza naturale del mandato quadriennale di circolo. Sono state votate le seguenti persone alle cariche vacanti:

Arturo Bjorklund Winters alla Segreteria

Alberto Vettese alla Vicesegreteria

Viviana Vacante alla Presidenza

Federico Quadrelli alla Vicepresidenza

Pierantonio Rumignani alla Tesoreria

Valentina Vighetti, Valentina Piacentini, Valentina Zacharias nel Direttivo

Alessandro Gianesini, Annalisa Morelli, Luca Landoni alla Commissione di Garanzia

Clara West, Debora Rossi e Piero Sassi all’Ufficio Adesioni.

Le elezioni si sono svolte online date le circostanze pandemiche. I votanti sono stati 19 su 23 registrati (partecipazione equivalente al 83%). I risultati sono visibili al seguente indirizzo: https://secure.electionbuddy.com/results/LMN2F8WKQ76T




IL SALARIO MINIMO IN ITALIA. UNA PROSPETTIVA EUROPEA

AGORÀ DEL PD BERLINO E BRANDEBURGO E DEL PD TRIUGGIO

Link al documento

Ringraziamo tutte le persone che hanno contribuito con input ed idee durante la discussione del 22.11.2021 e con messaggi sulla pagina dell’Agorà. In particolar modo ringraziamo gli ospiti, Simone Oggionni, Emanuele Felice, Giorgia D’Errico, il Circolo PD Copenaghen ed Articolo 1.

 

L’introduzione di un salario orario minimo in Italia è un tema politicamente attuale e rilevante. A livello europeo è in corso una discussione proprio in questi giorni per approvare un perimetro generale di regole entro cui i Paesi membri possano poi legiferare in modo autonomo. L’esperienza recente della Germania ha dimostrato che la misura non produce effetti negativi sull’econonomia, né contrazioni dei salari: tutt’altro. Milioni di lavoratrici e lavoratori di settori in cui i salari erano bassi o bassissimi, al di sotto della soglia di povertà, hanno visto migliorare concretamente la propria condizione di lavoro. La Commissione istituita per vigilare sull’andamento del salario orario minimo ha già provveduto ad innalzare da 8,5 a 9,5 Euro lordi. Nella prima bozza di accordo tra FDP, SPD e Verdi è indicato nero su bianco l’innalzamento a 12 Euro lordi l’ora. Il Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung (DIW) di Berlino ha recentemente osservato che lo strumento è risultato efficace, ma non sufficiente. Per esempio, l’istituto suggerisce di non focalizzarsi solo sull’innalzamento della retribuzione oraria lorda minima, ma anche di intervenire su altre questioni, quelle legate al contrasto del lavoro nero, agli investimenti nella formazione professionale così come quelle legate alla riforma delle forme di contratto per ampliare le tutele che, ad oggi, nonostante il salario orario minimo risultano deboli per molte lavoratrici e molti lavoratori.

Alla luce di queste considerazioni, delle esperienze maturate in altri Paesi – come in Germania –, e delle specificità del caso italiano, la nostra Agorà si è concentrata su due dimensioni: (1) una tecnica relativa al valore adeguato di un salario orario minimo, anche in riferimento alle direttive europee attualmente esistenti e in discussione; (2) la modalità in cui questo intervento debba realizzarsi in una prospettiva sistemica che tenga in conto le riforme del welfare e del sistema tributario, affinché siano indirizzate realmente al principio di progressività e dunque d’equità.

Alla base di questa complessa e ricca discussione ci sono (1) la consapevolezza che finalmente possiamo capovolgere un paradigma, quello neoliberista, che fino ad oggi ha guardato alla “flessibilità salariale” e alla precarizzazione, producendo una rincorsa al ribasso dei salari stessi e dunque ad un progressivo impoverimento di ampie fasce di popolazione che, nonostante siano
impegnate in attività lavorative, si sono ritrovate sempre a rischio di esclusione sociale: i cosiddetti “lavoratori poveri”, che in Italia sono circa il 12%; (2) che per poter realizzare questa rivoluzione di paradigma occorra mettere il tema del “lavoro” al centro dell’agenda politica del PD e dell’alleanza a sinistra necessaria per poter portare avanti un progetto convincente e realizzabile di superamento dello status quo.

In sintesi, le proposte emerse dalla discussione dell’Agorà da noi promossa sono le seguenti:

(1) La discussione sull’introduzione di un salario orario minimo in Italia deve essere portata avanti con un dibattito sulla riforma della legge sulla rappresentanza sindacale e sulla contrattazione collettiva; questo perché in Italia i contratti collettivi giocano un ruolo importante da cui non si può prescindere;

(2) Seguendo le indicazioni dell’UE discutere l’introduzione di una soglia per il salario orario minimo in Italia a livello nazionale senza differenziazioni regionali, fissando il valore tra 8 e 9 Euro lordi l’ora, almeno, compresa la tredicesima; coprendo quasi la totalità dei lavoratori poveri attualmente stimati in Italia senza superare eccessivamente le indicazioni dell’UE;

(3) Legare l’introduzione del salario orario minimo a una ottimizzazione degli strumenti di welfare e tutela sociale (tra cui il reddito di cittadinanza) e ad un rafforzamento importante delle politiche attive del lavoro, come suggerito per il caso tedesco dal DIW, includendo anche il contrasto al lavoro nero;

In conclusione, nel programma del Partito Democratico e dell’alleanza di centrosinistra alternativa alle destre, alla luce anche del lavoro di approfondimento portato avanti nel 2020 dalle Commissioni Lavoro di Camera e Senato, che ha portato anche una parte del sindacato a interrogarsi e a contribuire alla discussione, riteniamo si debba mettere al centro una vera battaglia per il lavoro dignitoso. Questo significa in primis introdurre un salario orario minimo che porti fuori dalla povertà i milioni di lavoratrici e lavoratori poveri (circa 3 milioni di persone). Servirà farlo nel quadro di una proposta ambiziosa ed organica che preveda una legge sulla rappresentanza e rafforzi lo strumento dei contratti collettivi nazionali, che fissi il valore del salario orario ad almeno 8 Euro lordi (con tredicesima), che riformi ed ottimizzi il Reddito di Cittadinanza e le politiche sociali (welfare) e che dia centralità alle politiche attive del Lavoro e alla questione della formazione professionale.

Federico QUADRELLI                                                                                 Lorenzo SALA

Segretario PD Berlino e Brandeburgo                                                 Segretario PD Triuggio

 

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Photo by Mathieu Stern on Unsplash




Sulla battuta di arresto del DDL Zan

Ieri in Senato, con un voto a scrutinio segreto, è stata votata la tagliola sul DDL Zan voluta da Lega e FdI e concessa dalla Presidente Casellati. Sono rammaricato, ovviamente, ma non stupito. Al di là della questione puramente numerica, e non potendo dire chi ha votato come a causa del voto segreto, c’è un dato politico incontrovertibile, come hanno osservato durante il dibattito senatrici e senatori del PD, del M5S e di LeU. La stessa capogruppo Sen. Malpezzi lo ha sottolineato.

Italia Viva ha cambiato posizione non appena il DDL è arrivato al Senato. Davide Faraone intervenne per dire che era necessario parlare con la destra per fare modifiche al DDL. Questo dopo aver lavorato, come IV, assieme al PD, al M5S, e a LeU per fare delle modifiche al DDL. Modifiche che poi hanno chiesto di cancellare. Una vera presa in giro.

Il DDL è stato tenuto ostaggio in Commissione, rinchiuso in un cassetto per troppo tempo.Quando poi la discussione è arrivata in Aula abbiamo avuto reazioni scomposte. La destra italiana, sovranista e vicina alle posizioni ideologiche di Orban, non ha mai voluto una legge per tutelare le persone LGBTQI, anzi, nei vari interventi al senato è emerso a più riprese una volontà chiara di lasciare le cose come stanno. Le mediazioni che poi hanno proposto erano del tutto strumentali, volte solo allo svuotamento sostanziale del DDL.

Tristissimo che IV al Senato si sia prestata a questo gioco chiedendo alle forze progressiste di dialogare con questa destra. Anche Forza Italia dovrà interrogarsi a fondo sulla propria natura “liberale”. Solo il deputato Elio Vito ha avuto il coraggio di parlare sempre a viso aperto a favore del DDL, evidenziando l’incoerenza di una forza politica che vuole essere, appunto liberale, e che nella sostanza sceglie le posizioni di Orban sul tema dei diritti.

Credo che sia stata una brutta pagina, specie per l’esultanza da stadio di senatrici e senatori della destra. Ma anche un momento di grande chiarezza: da una parte ci sono partiti che hanno portato avanti, con coerenza e fermezza, una battaglia sui diritti, dall’altra chi questi diritti non li ha mai voluti.
Mi rammarico molto perché sono stato, in Assemblea Nazionale, tra i firmatari della mozione con cui si impegnava il PD ad appoggiare il DDL. La battaglia andrà avanti. Il Segretario Enrico Letta ha invitato le associazioni LGBTQI* a promuovere una legge popolare sul tema, offrendo pieno appoggio. Credo possa essere un’ottima occasione di mobilitazione e d’impegno civile, per dimostrare che il Paese è anni luce avanti ad una certa classe dirigente. La nostra battaglia per i diritti di tutte e di tutti continua.
Federico Quadrelli
Segretario PD Berlino e Brandeburgo

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Fonte immagine: https://www.adnkronos.com/resources/026e-139453f34cd5-34b3dbb5063a-1000/format/big/senato_fg_2710.jpg




Comunicato a sostegno di Mimmo Lucano e del ‘Modello Riace’

La stupefacente condanna di Mimmo Lucano da parte del tribunale di Locri che arriva a comminare quasi il massimo della pena prevista per ognuno dei numerosi capi di imputazione e, in totale, quasi il doppio della richiesta avanzata dal pubblico ministero nonché pene pecuniarie draconiane ha sorpreso quanti, come noi, hanno da sempre nutrito una grande ammirazione per la sua opera. Questa è divenuta nel tempo ancora più luminosa nel contrasto con l’indegna campagna di fango orchestrata dalla destra salviniana, essa stessa oggetto di numerose e ripetute vicende giudiziarie, che sembra oggi conseguire un suo obiettivo ambito.

Il „modello Riace“, con il quale si è prodigiosamente combinata la rivitalizzazione di un borgo in via di spopolamento con l’accoglimento e l‘integrazione di immigrati sulla base della creazione di nuove attività lavorative, è un simbolo che fa onore non solo a chi lo ha ideato e applicato superando infinite difficoltà, ma anche al nostro Paese. I numerosi riconoscimenti ricevuti da Mimmo in tutto il mondo, da Fortune ai premi per la pace e i diritti umani di Berna e Dresda, sono da soli una risposta esauriente al rozzo e ignorante populismo xenofobo che di proposito ha voluto fare di Mimmo un obiettivo esemplare da denigrare e abbattere.

Non abbiamo la conoscenza dettagliata che ci possa permettere un giudizio compiuto sugli incredibili capi d’accusa che stanno alla base della condanna e che vanno dall’associazione a delinquere – come se Mimmo fosse uno dei volgari mafiosi che da sempre ha contrastato – al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina fino alla truffa e al peculato – lui che, come da innumerevoli testimonianze, non ha ricchezze e non conduce una comoda vita negli agi. L’avvocato Pisapia, che ha accettato di difendere senza onorario Mimmo, parla di una sentenza „totalmente in contrasto con le evidenze processuali“.

Non vogliamo qui, per amore della correttezza cui ci sentiamo obbligati come democratici, iniziare un nostro processo di piazza contro coloro che hanno emanato la sentenza. Non abbiamo, come detto sopra, gli elementi per poterlo fare. Non è d’altra parte nostro compito esercitare in modo surrettizio funzioni che sono dei giudici. Siamo soprattutto interessati ai risvolti e i significati politici e sociali delle vicende sulla base di quanto accertato in sede di procedimento giudiziario, per quanto esso sia tenuto a motivare le proprie sentenze sulla base di un accertamento dimostrato dei fatti a tutela delle parti coinvolte.

Per rispetto dovuto alla Giustizia in quanto istituzione e sospendendo ogni giudizio vogliamo quindi attendere con grande attenzione il deposito della sentenza con le relative motivazioni che avverrà entro i prossimi 60 giorni. Solo allora potremo, fra l’altro, meglio giudicare quanto giusta sia l’osservazione di Pisapia riportata sopra.

Tuttavia vogliamo una volta di più e con forza mostrare la nostra solidarietà a Mimmo in questo momento difficilissimo per lui e rinnovare l’espressione della nostra grande ammirazione e riconoscenza per la sua opera esemplare. La battaglia non è finita con questa sentenza e noi nutriamo una speranza ben fondata che il prosieguo del procedimento giudiziario porterà alla completa riabilitazione di Mimmo non solo nelle aule dei tribunali ma nel paese intero.

Circolo PD di Berlino e Brandeburgo

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Immagine adattata da: https://livesicilia.it/wp-content/uploads/2021/09/Mimmo-lucano-648×340.jpg




COMUNICATO DDL ZAN VENGA APPROVATO SENZA RITARDI. DA ITALIA VIVA ATTEGGIAMENTO SCONSIDERATO

I numeri per approvare il DDL Zan ci sarebbero anche al Senato se Italia Viva votasse il testo come ha fatto alla camera. Invece, in Senato IV vuole fare interventi di modifica che svuoterebbero il DDL del suo senso con il giubilo della Lega e della destra radicale.
Assistiamo a un Film già visto, quello delle Unioni Civili, che furono menomate rispetto al progetto iniziale proprio sulla base delle resistenze del gruppo di centrodestra con Alfano e di un’ampia fetta dell’allora PD a guida renziana. Non a caso gran parte di quella componente è ora Italia Viva. Sembra una corsa per il compromesso al ribasso, ma sulla pelle delle persone. Penso che quello di Italia Viva al Senato sia un comportamento cinico, che mette un freno al percorso per i diritti. Ci ritroveremo ancora con poco o nulla, specie rispetto a tanti altri paesi europei. Da delegato in Assemblea Nazionale sono stato tra i firmatari della mozione per l’approvazione del ddl Zan assieme a Monica Cirinnà, Brando Benifei, Sergio Lo Giudice e altre/i impegnati in una battaglia di civiltà. Spero che la coscienza individuale di senatrici e senatori di IV prevalga e che siano coerenti col percorso seguito fino ad oggi alla Camera.

 

Federico Quadrelli

Segretario PD Berlino e Brandeburgo

 

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Fonte immagine: Orizzontescuola.it, https://www.orizzontescuola.it/wp-content/uploads/2021/06/Zan.jpg




(ITA/DEU) COMUNICATO DEL CIRCOLO PD DI BERLINO E BRANDEBURGO SULLA SITUAZIONE DI GRAVE CONFLITTO TRA ISRAELE E PALESTINA / ERKLÄRUNG ÜBER DIE SITUATION DES SCHWEREN KONFLIKTS ZWISCHEN ISRAEL UND PALÄSTINA

COMUNICATO DEL CIRCOLO PD DI BERLINO E BRANDEBURGO SULLA SITUAZIONE DI GRAVE CONFLITTO TRA ISRAELE E PALESTINA

 

La situazione che oggi osserviamo in Medio Oriente non è frutto di una escalation inaspettata, ma è conseguenza di molti fattori, come l’occupazione israeliana di territori che in base alla risoluzione ONU dovevano essere abbandonati, la creazione di nuove colonie, nonostante il divieto imposto a livello internazionale, e da ultimo l’atto di sfratto nei confronti di residenti arabo-palestinesi di Gerusalemme Est nel quartiere di Sheikh Jerrah – Amnesty International riporta, sulla base dello UN Office OCHA, la demolizione negli ultimi mesi di 848 strutture abitative palestinesi in Gerusalemme e la West Bank e una stima di 200 richieste di sfratto contro locatari palestinesi pendenti presso i tribunali israeliani alla fine dello scorso anno. Il circolo PD Berlino e Brandeburgo deplora queste azioni.

Inoltre, non possiamo non tenere conto di quanto riportato da Amnesty International circa le condizioni in cui sono costretti a vivere quasi 2 milioni di palestinesi a Gaza.

Le violente aggressioni che si registrano da parte di esponenti dell’estrema destra israeliana nei confronti di cittadini arabo-palestinesi ci parlano del fallimento di un governo che non ha saputo gestire la convivenza fra i due popoli.

Allo stesso modo, condanniamo la risposta violenta di Hamas, con il lancio di missili su vasta scala, così come le numerose gravi aggressioni fisiche contro cittadini non arabi a cui si è assistito negli ultimi giorni.

Il Circolo PD Berlino e Brandeburgo rifiuta l’idea che la risposta alla violenza sia con altra cieca violenza. Quello che serve e che auspichiamo è la ripresa del dialogo tra l’autorità Palestinese e il governo di Israele.

Hamas è una organizzazione terroristica che cinicamente espone i propri connazionali a soprusi e violenze, che prospera sul malcontento e la disperazione di milioni di persone, costrette a vivere dietro a un muro, privati di diritti e di libertà.  Questa situazione deve finire il prima possibile. Per questo ribadiamo con fermezza il diritto all’esistenza di Israele così come quello di uno stato palestinese con pieni diritti. Condanniamo inoltre nel modo più fermo le manifestazioni di antisemitismo alla cui recrudescenza assistiamo in questi giorni.

Purtroppo, osserviamo ancora una volta il cinismo di Hamas da un lato e quello della destra nazionalista israeliana – quindi del premier uscente Netanyahu – dall’altro, che negli ultimi anni hanno alimentato discriminazioni e disagio nella popolazione palestinese.

L’unica soluzione auspicabile è il dialogo fra i due popoli che ci auguriamo possano tornare al più presto alla normalità, senza essere costretti a doversi preoccupare dei razzi che in questo momento fischiano sulla testa degli uni e degli altri. Dopotutto, tentativi di convivenza pacifica tra i due popoli esistono già, come dimostrano le esperienze delle scuole bilingue Neve Shalom/Wahat as-Salam e Hand in Hand che rappresentano una speranza.

Riteniamo infine che il dialogo non possa che essere iniziato da chi è nella situazione di forza, in questo caso lo Stato di Israele, con proposte che rappresentino un abbandono dell’approccio basato sull’assoluta predominanza militare rispetto all’avversario. La calma che si ottiene attraverso l’esercizio della forza non è pace e si rivela solo transitoria, radicalizzando sempre più le parti in causa e non fornendo quella garanzia di futura esistenza del proprio stato che Israele dovrebbe ragionevolmente perseguire.

I fatti di questi giorni dimostrano ancora una volta come sia stata e sia illusoria l’attesa, coltivata da politici israeliani, di un assopimento nel tempo dell’animosità della controparte – soprattutto qualora tale attesa venga accompagnata da una politica attiva di continuo e provocatorio svilimento dell’altro.

CIRCOLO PD DI BERLINO E BRANDEBURGO

 

ERKLÄRUNG ÜBER DIE SITUATION DES SCHWEREN KONFLIKTS ZWISCHEN ISRAEL UND PALÄSTINA

 

Die Situation, die wir heute im Nahen Osten beobachten, ist nicht das Ergebnis einer unerwarteten Eskalation, sondern das Zusammenspiel verschiedener Faktoren wie der israelischen Besetzung palästinensischer Gebiete, die einer Resolution der UNO entsprechend zurückgegeben werden sollten, des Ausbaus neuer israelischen Siedlungen trotz internationalen Verbots und, zuletzt, der Drohung von Zwangsräumungen gegen arabische Einwohner Ost-Jerusalems in dem Sheikh-Jerrah Viertel. Amnesty International berichtet auf der Basis von Angaben des UN-Office OCHA über den Abriss in den letzten Monaten von 848 Palästinensischen Gebäuden in Jerusalem und in der West-Bank sowie über einen geschätzten Bestand per Ende letzten Jahres von ca. 200 Räumungsklagen vor den israelischen Gerichten. Der Circolo PD di Berlino e Brandeburgo bedauert zutiefst diese Entwicklungen.

Man kann außerdem die Berichte von Amnesty International über die harschen Lebensbedingungen, die fast zwei Millionen Palästinenser im Gaza Streifen erdulden müssen, Außer Acht lassen.

Die gewaltsamen Angriffe dieser Tage gegen arabische Palästinenser durch Israelische Recht-Extremisten belegen das Scheitern einer Regierung, die das Zusammenleben zweier Völker nicht gestalten konnte.

Gleichzeitig verurteilen wir die gewaltsame Reaktion von Hamas mit einem groß angelegten Abschuss von Raketen so wie die zahlreichen und schweren Angriffe gegen nicht arabische Bürger, die man in diesen Tagen erleben musste.

Der Circolo PD di Berlino e Brandeburgo lehnt die Vorstellung ab, dass Gewalt mit erneuter blinder Gewalt zu erwidern ist. Was hier zu unternehmen ist und was wir erhoffen, ist die Wiederaufnahme des Dialogs zwischen der palästinensischen Behörde und der israelischen Regierung.

Hamas ist eine terroristische Organisation, welche die eigenen Bürger dem Missbrauch und der Gewalt aussetzt, welche Kapital aus der Unzufriedenheit und der Hoffnungslosigkeit vieler Menschen schlägt, die dazu gezwungen sind, der Rechten und Freiheit beraubt hinter einer Mauer zu leben. Dieser Situation muss so schnell wie möglich ein Ende gesetzt werden. Aus diesem Grunde sind wir für das Recht auf Existenz Israels sowie eines mit allen Rechten ausgestatteten palästinensischen Staates. Wir verurteilen außerdem aufs schwerste die Zunahme antisemitischer Äußerungen dieser Tage.

Wir beobachten leider gleichzeitig den Zynismus Hamas und den der israelischen rechten Nationalisten – und daher auch vom scheidenden Präsident Netanjahu. Das hat der palästinensischen Bevölkerung in den letzten Jahren zunehmende Diskriminierung und Verzweiflung gebracht.

Die einzige wünschenswerte Lösung ist die Einführung eines echten Dialogs zwischen den zwei Völkern, damit eine Normalität in ihren Beziehungen hergestellt werden kann – ohne die Sorge über ihren Köpfen fliegender Raketen. Beispiele fruchtbarer Koexistenz sind möglich und bereits vorhanden, wie das Dorf Neve Shalom / Wahat as-Salam oder das Netzwerk zweisprachiger Schulen Hand-in-Hand.

Wir sind schliesslich der Meinung, dass der Dialog vom Stärkeren, in diesem Fall von Israel, mit Vorschlägen eingeleitet werden soll, welche eine Abkehr vom Ansatz der militärischen Übermacht gegenüber dem Gegner darstellen. Die Ruhe, die man durch die Ausübung der Gewalt erreichen kann, bedeutet keinen Frieden und ist von kurzer Dauer. Das führt zu einer zunehmenden Radikalisierung der Beteiligten und bietet dem Staat Israel keine Garantie seiner künftigen Existenz, die vernünftigerweise sein wichtigstes Anliegen darstellen sollte.

Die Ereignisse dieser Tage zeigen noch einmal, wie illusorisch die Erwartung mancher israelischen Politiker war und ist, dass die Feindseligkeit des Gegners mit der Zeit abnimmt. Dies umso mehr, wenn eine solche Erwartung durch eine aktive Politik der unablässigen und herausfordernden Herabwürdigung des anderen unterstützt wird.

PD, KREIS BERLIN UND BRANDENBURG

 

 

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Fonte immagine: https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2021-05/gerusalemme-scontri-spianata-moschee.html




Buon 25 aprile dal Circolo PD Berlino e Brandeburgo




Per un Partito della solidarietà e dei diritti

Per un Partito della solidarietà e dei diritti

 

L’Assemblea nazionale

 

premesso che:

 

nell’attuale fase storica e politica è divenuto ancora più urgente assumere posizioni chiare e definite nel contrasto delle discriminazioni e delle disuguaglianze, e in particolare di quelle legate a profili della dignità e dell’identità delle persone, oltre che alla loro materiale condizione di vita; in particolare, il riconoscimento e la tutela dei diritti civili e dei diritti sociali è un elemento essenziale della lotta per la pari dignità, perché senza diritti, doveri e responsabilità non c’è eguaglianza;

 

da un lato, infatti, l’emergenza pandemica ha fatto esplodere disuguaglianze latenti, da quelle legate al genere, all’orientamento sessuale e all’identità di genere a quelle legate all’accesso al lavoro, alle cure e a condizioni di vita dignitose;

 

dall’altro, il mutato scenario politico-parlamentare impone di dare voce, in Parlamento, a istanze di riconoscimento e tutela di diritti che rischiano di rimanere marginali e che, invece, sono profondamente avvertite dalla base del Partito e dal suo elettorato, anche in termini identitari;

 

il Partito democratico attraversa un momento decisivo della propria storia, in cui è chiamato a ridefinire la propria identità e i propri orizzonti culturali per poter elaborare una nuova visione dell’Italia del futuro; in questo lavoro collettivo di ricostruzione i desideri e le necessità delle persone – e dunque, i diritti civili e i diritti sociali insieme – devono assumere un rilievo centrale, coerentemente con gli articoli 2 e 3 della Costituzione, faro della nostra azione politica;

 

solo un Partito chiaramente posizionato su questi temi è infatti in grado di dire se immaginiamo, per i prossimi decenni, un’Italia in cui tutte le differenze siano una risorsa e una ricchezza per la crescita dell’intera comunità, piuttosto che un pericolo da cui guardarsi, riproponendo tradizionali dinamiche di esclusione e marginalizzazione;

 

Considerato che:

 

molte sono le sfide attualmente aperte, sia in Parlamento che nel Paese, su questi temi, e che il Partito democratico deve essere in grado d’interpretarle orientandole verso un futuro di eguaglianza, inclusione e pari dignità;

 

dalla legge contro l’omolesbobitransfobia, la misoginia e l’abilismo, all’introduzione di regole paritarie sull’attribuzione del cognome ai figli, dall’esigenza indifferibile di dare risposta al monito della Corte costituzionale su questioni come la tutela della dignità alla fine della vita e il riconoscimento dei diritti delle bambine e dei bambini delle famiglie arcobaleno, fino all’urgenza di riaprire la discussione sulla modifica della legge sulla cittadinanza e su una radicale riforma del diritto dell’immigrazione, il Partito democratico non può rinunciare a far sentire con chiarezza la propria voce, in modo credibile e unitario, facendosi riconoscere dal proprio elettorato e dal Paese come partito dei diritti e della solidarietà;

 

a queste sfide altre se ne aggiungono, sulle quali è necessario aprire una discussione franca anche nel PD, come ad esempio l’estensione dell’accesso al matrimonio a tutte le coppie, indipendentemente dal loro orientamento sessuale; la piena garanzia della dignità delle persone trans e non binarie, assicurando il riconoscimento dell’autodeterminazione di ogni persona sul proprio corpo, tutelando salute e dignità assieme; la tutela della dignità delle detenute e dei detenuti;

 

questi campi di lotta sono profondamente collegati tra loro e condividono con le lotte delle donne per la pari dignità e la piena cittadinanza un comune orizzonte di libertà, eguaglianza, inclusione; non è possibile dimenticare, a questo proposito, l’attacco cui sono attualmente sottoposte, in molti luoghi del Paese e sul piano politico come su quello culturale, la legge 194/1978, e – più in generale – l’autonomia delle donne in ambito riproduttivo, affettivo, familiare, lavorativo;

 

impegna il Segretario nazionale

 

a mettere dignità e diritti, civili e sociali insieme, al centro dell’azione del PD, facendone il perno della ricostruzione di una identità e di un progetto politico condiviso e unitario, saldamente incentrato sulla lotta a tutte le disuguaglianze;

 

a sostenere, nell’immediato, l’iter parlamentare della legge contro l’omolesbobitransfobia, la misoginia e l’abilismo, con l’obiettivo di ottenere la sua definitiva approvazione, in tempi rapidi, da parte del Senato;

 

ad avviare, nel Partito e nel paese, una discussione aperta sul modo di costruire, insieme, una società più inclusiva, libera e giusta.

 

 

Monica Cirinnà

Laura Boldrini

Alessandro Zan

Sergio Lo Giudice

Brando Benifei

Pierfrancesco Majorino

Lamberto Bertolè

Paola Bocci

Caterina Bonetti

Giuliana Casartelli

Simonetta D’Amico

Diana De Marchi

Irene Deval

Elena Ceretto Castigliano

Mattia Franceschelli

Paolo Furia

Lara Galli

Nadira Haraigue

Giorgio Laguzzi

Annalisa Lamazzi

Nicoletta Leo

Roberta Li Calzi

Massimo Maisto

Lorenzo Massarenti

Luciano Mazzuccato

Gabriella Montera

Marco Pacciotti

Lorenzo Pacini

Giulia Pelucchi

Federico Quadrelli

Carla Rocca

Carmela Rozza

Marco Sarracino

Davide Skenderi

Veronica Tentori

 

 




Il Partito Democratico secondo iscritte ed iscritti

 

Il 17 aprile 2021 il neoeletto Segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, aprendo l’Assemblea Nazionale ha parlato dei risultati emersi dall’analisi dei Vademecum arrivati da parte di centinaia di circoli in Italia e all’estero. Secondo i dati forniti, i Vademecum ricevuti sono stati 1.972 da parte di 2.949 circoli. Un ottimo esempio di partecipazione e vitalità, come evidenziato anche da Letta.

Ma veniamo ai contenuti: lavoro, Europa e giovani sono le parole chiave emerse maggiormente nei testi inviati dai circoli PD. Queste parole esprimono chiaramente anche delle “urgenze programmatiche” a cui il Partito Democratico deve dare quanto prima risposte. L’impegno che viene chiesto al PD dalle proprie iscritte e dai propri iscritti è quello di combattere le ingiustizie e le disuguaglianze economiche e sociali, dal punto di vista geografico (divario nord/sud) e da quello generazionale (patto tra le generazioni). Si tratta dei grandi temi del momento e del domani: senza una società più equa non può esserci un futuro migliore per le generazioni più giovani. Le cose vanno di pari passo.

Un altro aspetto importante riguarda il rapporto tra diritti economico-sociali e quelli civili. Una certa retorica – a destra come a sinistra, purtroppo – tende a contrapporre questi diritti, eppure, come giustamente evidenziato anche da Letta, non c’è progresso se non teniamo insieme questi diritti. Ed è anche quello che qualche giorno fa mi sono sentito di scrivere a Sahra Wagenknecht, esponente di spicco del partito Die Linke in Germania, che in un’intervista parlava di un’eccessiva attenzione ai diritti civili da parte di quelli che lei definisce, con tono sprezzante, i “Lifestyle-Linke”. Un errore notevole di prospettiva, poiché, come le scrivevo, la sinistra, progressista ed emancipatrice, è una forza che deve unire e non dividere. Questo è l’elemento distintivo della lotta per i diritti, perché la sinistra non scinde i diritti economico-sociali da quelli civili. La destra sì, perché la logica delle forze di destra è quella di spaccare e mettere gruppi sociali e minoranze le une contro le altre. A questo gioco noi, in quanto socialdemocratici non dobbiamo prestarci.

C’è poi tutta la questione dell’identità e del dove vogliamo andare. Nel 2018, intervenendo all’Assemblea CentoFiori a Roma, indetta dall’Eurodeputato PD Brando Benifei, a cui parteciparono Zingaretti e Martina, dissi alcune cose: in primis, che “non possiamo riconquistare fiducia se non siamo coerenti”, coerenti rispetto a idee, valori e al nostro agire politico. E dicevo che era necessario rispondere ad alcune domande: chi siamo, cosa vogliamo fare, dove vogliamo andare e con chi. Mi sembra che lentamente arrivino anche le risposte.

Una cosa molto importante, poi, emerge dal fatto che il 73% dei rispondenti nel Vademecum indicano per il PD la necessità di avere maggiore democrazia interna. Questo si può ottenere solo in due modi: da un lato con una legge sui partiti che regolamenti, a livello nazionale il funzionamento di tutte le formazioni politiche, esattamente come avviene in Germania, dall’altro, attraverso una vera rivoluzione interna e modifica radicale dello Statuto nazionale: servono procedure diverse di composizione dell’Assemblea Nazionale, così come delle candidature a ogni carica istituzionale. Il legame col territorio e dunque il fatto che ciascun territorio possa indicare le proprie candidature, al di là di scelte di corrente o d’imposizioni dall’altro. Sono temi urgenti, ma il coraggio di metterci mano, fino a oggi, non c’è stato. In merito, poi, parlando anche della legge elettorale, ne ho scritto assieme alla prof.ssa Anna Mastromarino per Immagina.

Questa prospettiva emerge poi anche in merito alla “democrazia malata”, quella dell’Italia. Per questo un tema importante ricoprono anche le questioni relative alle riforme istituzionali. Da fare bene, però. Anche su questo le idee però divergono molto, nell’articolo per Immagina, con la prof.ssa Mastromarino ho provato a dire la mia. Uno sbarramento al 5% o al 4% in Italia aiuterebbe già moltissimo, poiché sono troppi gli “orticelli delle vanità”, quasi esclusivamente a sinistra o al centro. Una quantità di voti dispersi in formazioni che nascono per essere al servizio di un leader, in quanto formazioni personalistiche e spesso con un solo scopo: danneggiare proprio il campo a cui dovrebbero – in teoria – appartenere. Ecco, se uno sbarramento ci fosse, sarebbe già un incentivo all’aggregazione. Infine, c’è la questione dei regolamenti parlamentari. Fa sempre scandalo, in Italia, l’assenteismo di elette ed eletti. Si introducano norme interne che sanzionano elette ed eletti che non partecipano alle sedute, decurtando lo stipendio, come accade in Germania. Si inseriscano modalità che penalizzino i “cambi di casacca” e si torni a una sana democrazia dei partiti, partecipativa e partecipante. Se i temi discussi diventassero la sostanza per un programma del PD, ecco che avremmo la capacità, come partito e come comunità, di tornare a riconquistare fiducia e credibilità, ma solo se alle “parole” seguiranno i “fatti.”

Federico Quadrelli

Segretario PD Berlino e Brandeburgo

 

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NICOLA ZINGARETTI RITIRI LE DIMISSIONI: SERVE RIPENSARE IL PARTITO, NON BASTA CAMBIARE UN SEGRETARIO

La notizia che circola da ieri circa le dimissioni da Segretario Nazionale del PD, Nicola Zingaretti, ci ha spiazzati. Nel 2018, dopo elezioni disastrose che ci hanno consegnato ai minimi storici e con tutti a scommettere sulla scomparsa del PD, abbiamo vissuto una rinnovata spinta alla partecipazione con primarie aperte che hanno sorpreso tutte e tutti noi. Zingaretti ha ottenuto un risultato straordinario, non solo in termini %, ma anche per la forte partecipazione da parte di elettrici ed elettori, in Italia come all’estero.

 

Abbiamo condiviso la sua leadership, fatta di pazienza, impegno e voglia di ricostruire il tessuto lacerato della nostra comunità democratica, che sembrava destinata a dissolversi. Invece, ci siamo messi in gioco, di nuovo, ciascuno nei propri ambiti di responsabilità e impegno per rilanciare il PD come progetto comunitario, fatto di persone, storie e valori.

 

Abbiamo condiviso l’obiettivo di riformare il partito, il cambio nello stile politico, la capacità di tenere insieme, nonostante le enormi difficoltà – che oggi emergono in modo prepotente – visioni a volte molto diverse fra loro.

 

Le dimissioni del Segretario Nazionale, specie in un momento così grave per il Paese, non possono essere d’aiuto né al PD, né al governo. C’è bisogno di una guida saggia e dotata di autorevolezza. Nicola Zingaretti ne discuta con delegate e delegati all’Assemblea Nazionale e sia pronto a ritirare le sue dimissioni.

 

Quello che occorre è un partito rinnovato, e per fare ciò non basta cambiarne il Segretario. Si aprirebbe un’ennesima lotta interna per il potere, mentre i temi veri, quelli che occorre con urgenza discutere, scivoleranno nuovamente al fondo delle priorità.

 

Passiamo dai tatticismi interni alla creazione di una strategia politica di lungo periodo: dobbiamo dare nuovo slancio alla partecipazione delle donne, dei giovani, delle minoranze; tornare a parlare a fasce di popolazione che, oggi più che mai, dopo la crisi sanitaria ed economico, sono ai margini ed hanno visto peggiorare la qualità della propria vita. Il Partito Democratico metta in discussione se stesso, in toto: a seguito alla revisione di processi e strutture serve un passaggio successivo di azione, ideale e programmatico, per costituirci come un vero e proprio partito socialdemocratico, ecologista e progressista, che abbia come bussola i valori della solidarietà, dell’equità e della giustizia sociale, in ogni loro declinazione.

 

Il lavoro fatto fino ad oggi non basta, occorre fare di più, ma la strada era quella giusta. L’abbiamo condivisa e vogliamo che questo sforzo continui. Si mettano da parte egoismi, ambizioni ed opportunismi di breve respiro: il PD è un riferimento imprescindibile per ogni alternativa alle destre. Ed oggi è ancora più importante di ieri, che le identità non si annacquino in un’esperienza di governo emersa da uno stato di profonda crisi ed emergenza, a causa di scelte irresponsabili e autolesioniste.

 

Per questo, da iscritte ed iscritti, da militanti o dirigenti locali, e soprattutto da cittadine e cittadini, chiediamo che il Segretario Nazionale Nicola Zingaretti pissa proseguire il suo lavoro di riforme, come da mandato dato dalle primarie fino alla naturale conclusione di questa esperienza. E sollecitiamo con forza tutte le componenti del partito ad esercitare un senso di lealtà e responsabilità che guardi lontano.

 

Confidiamo che l’Assemblea Nazionale sia l’occasione per aprire un percorso, con la guida di Zingaretti, che abbia come obiettivo una vera e profonda analisi, discussione e riforma del partito, ad ogni livello. Le domande che ci dobbiamo porre sono semplici: chi siamo? cosa vogliamo? con chi e con quale metodo vogliamo lavorare?

 

Federico Quadrelli (Ass. Nazionale/Germania), Marisa Barbato (Ass.Nazionale/Brasile), Massimiliano Picciani (Ass. Nazionale/Francia), Michele Schiavone (Ass.Nazionale/Svizzera), Isabella Weiss (Ass.Nazionale/Svizzera) , Gabriel Puricelli (Ass.Nazionale/Sud America) , Nicoletta Leo (Ass.Nazionale/Nord Europa) , Giorgio Laguzzi (Ass.Nazionale/Germania), Lara Galli (Ass.Nazionale/Germania) , Chiara Dellapasqua (Ass. Nazionale/Belgio), Alessandra Buffa (Ass. Nazionale/Belgio), Grazia Tredanari (Ass.Nazionale/Nord America), Orazio Puccio (Ass. Nazionale/Spagna), Roberto Stasi (Ass. Nazionale/UK), Marco Onorato (Ass. Nazionale/Lussemburgo), Pasquale Matafora (Ass.Nazionale/Sud America) , Andrea Lanzi (Ass. Nazionale/Brasile), Salvatore Riggio (Ass.Nazionale/Oceania) , Emilia La Pegna (Ass.Nazionale/Oceania) , Salvino Testa (Ass.Nazionale/Svizzera) , Valeria Zimotti (Ass.Nazionale/Svizzera), Angela Maria Pirrozzi (Ass.Nazionale/Nord America) , Santo Vena (Ass.Nazionale/Svizzera) , Angela Vescio (Ass.Nazionale/Svizzera) , Vincenzo Varresi (Ass.Nazionale/Svizzera) , Annamaria Falcone (Ass.Nazionale/Svizzera) , Antonio Di Bitonti (Ass.Nazionale/Svizzera)  Federico Mori (Ass. Nazionale/Belgio), Elena Raffetti (Scandinavia), Jolanda Pupillo (UK), Francesco Marella (Austria), Santi Donato (UK), Carlo Taglietti (Germania), Flavio Venturelli (Germania), Luca Miggiano (Olanda), Ottavio Perchia (Svizzera), Elio Vergna (Olanda), Piero Rumignani (Germania), Antonio Giannetti (Canada), Michele Testoni (Spagna), Letizia Maulà (Olanda), Marcello Battistig (Olanda)

 

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Fonte immagine: Matteo Nardone/Pacific Press/Ansa